Una manifestazione fiera e combattiva quella di oggi. Più di 8000 terremotati sono arrivati dall’Aquila stamattina per assediare Montecitorio e poi il Senato, per contestare la manovra finanziaria che, tra le altre cose, impone di tornare a pagare tasse, contributi e tickets su visite e medicinali a chi ha perso tutto.
Numerosi gli striscioni e i cartelli, tra cui “Chiodi e Letta ruffiani di Stato contro i terremotati”, “L’Aquila: tassati senza servizi, alloggiati senza alloggi, lavoratori senza sede e senza lavoro, miracolati senza ricostruzione, paghiamo il mutuo senza casa ed il canone RAI per TG senza notizie. Grati ringraziamo”, “forti, gentili e incazzati neri”, “meglio i borboni che ‘sti imbroglioni”, “se saltano i conti può saltare pure Tremonti”, "Ieri L'Aquila, domani tutta l'Italia" ecc.
Arrivati a Piazza Venezia c’è stata una leggera carica all’imbocco di Via del corso, dove un uomo è stato ferito sulla fronte. Abbiamo comunque rotto quel primo blocco di carabinieri, polizia e finanzieri in assetto antisommossa: “chiediamo la città, ci danno polizia, questa è la loro democrazia!” è stato urlato. Travolti dalla rabbia e dalla determinazione di tanti giovani e donne e ragazze combattive, i servi dei servi sono stati costretti a indietreggiare, in maniera anche piuttosto sconclusionata, manganellando qua e là i manifestanti che li travolgevano e colpendo un altro ragazzo alla testa.
Abbiamo guadagnato terreno ma per poco: all’imbocco con un vicolo che portava a Montecitorio, un altro blocco ci ha impedito di proseguire e c’è stata un’altra carica. Picchiate diverse persone, con un altro ferito e vari contusi, tra cui una donna, colpita al viso, ma ancora in prima fila a combattere.
Le donne, in particolare, hanno mostrato una fierezza, un coraggio e una lucidità senza eguali. Sono andate davanti agli sbirri armati fino ai denti e sono riuscite davvero a farli vergognare. Una ha detto loro: “vi parlo come una mamma di famiglia, avete picchiato i nostri figli, siete degli animali, vergognatevi!”. Un’altra si è staccata seccamente dall’ala protettiva del marito ed è andata anche lei a dirgliene 4. Un’altra ancora, arrabbiatissima, ha iniziato a urlargli: fascisti, pezzi di merda, bastardi ecc.
“Polizia fascista polizia assassina” è stato lo slogan più gridato in quella carica, che quasi nessuno si aspettava. E infatti non siamo riusciti a riorganizzarci e a comunicare bene tra noi. Alcuni hanno imboccato il vicolo per Montecitorio, dove però era in corso una manifestazione dei disabili, altri sono rimasti davanti al blocco, altri ancora sono tornati verso Piazza Venezia per bloccarla.
Alla fine però ci siamo ricompattati davanti Palazzo Chigi e nel primo pomeriggio ci siamo diretti a Piazza Navona, verso palazzo Madama, inaccessibile.
Abbiamo cercato di raggiungerla passando sotto palazzo Grazioli e dopo aver sfondato un primo blocco ci siamo fronteggiati con un secondo, ma quello era proprio impermeabile. Persino il Sindaco e il deputato Lolli sono stati colpiti e il sindaco è stato anche contestato dai manifestanti per essersi voltato indietro ed avere invitato gli stessi a passare da un’altra parte. Un ragazzo gli ha gridato: “girati, che te lo mettono in culo, come ti sei girato un anno fa e ce lo hanno messo in culo a tutti!”
Su un blindato dei carabinieri è stato appeso un cartello: “Tagliamo il governo, ricostruiamo L’Aquila coi soldi della cricca e propaganda FIDE, via il governo di ladri e assassini, FUORI I SOLDI!”. Altri slogans “Berlusconi pezzo di merda” “Assassini” “Ladri” “servi dei servi dei servi dei servi” ecc., oltre naturalmente a “L’Aquila L’Aquila”, “qui fanno entrare soltanto le escort e gli spacciatori di coca” ecc.
Intanto il tempo passava davanti a quel blocco e si rischiava di arrivare tardi a Palazzo Madama. Così si è deciso di retrocedere e prendere un’altra via.
Al Presidio in Piazza Navona è stato contestato il senatore pdl Scelli, ex dirigente della croce rossa e ci è giunta la voce, dai palazzi del potere, che Giovavardi avrebbe detto a Cialente di non perdere tempo a Roma e di andare a lavorare all’Aquila.
“Tornatevene a casa vostra!” è stato anche l’invito che ci hanno rivolto 2 passanti sfidando il linciaggio, ma complessivamente abbiamo trovato, sbirri a parte, una buona accoglienza e solidarietà.
Al ritorno verso corso Umberto, dove erano gli autobus, abbiamo proseguito il corteo bloccando il traffico, anche con sit-in.
Infine siamo passati per via Ulpiano, sede del dipartimento di protezione civile, anch’essa blindata. Siamo arrivati sin sotto il portone per fare i nostri complimenti e ringraziamenti a Bertolaso, alla Commissione Grandi Rischi, alla cricca, allo schifo totale di questo sistema incivile. Abbiamo fatto un minuto di silenzio per le vittime del sisma e ce ne siamo andati con una promessa, che i guardiani della cricca possono aver preso come una minaccia, ma abbiamo subito chiarito l’equvoco: “Noi non vi dimenticheremo” gli abbiamo detto, “non vi abbandoneremo, torneremo e saremo sempre di più”
“Revenemo!”, così li abbiamo salutati e abbiamo salutato Roma
qui alcune immagini
Numerosi gli striscioni e i cartelli, tra cui “Chiodi e Letta ruffiani di Stato contro i terremotati”, “L’Aquila: tassati senza servizi, alloggiati senza alloggi, lavoratori senza sede e senza lavoro, miracolati senza ricostruzione, paghiamo il mutuo senza casa ed il canone RAI per TG senza notizie. Grati ringraziamo”, “forti, gentili e incazzati neri”, “meglio i borboni che ‘sti imbroglioni”, “se saltano i conti può saltare pure Tremonti”, "Ieri L'Aquila, domani tutta l'Italia" ecc.
Arrivati a Piazza Venezia c’è stata una leggera carica all’imbocco di Via del corso, dove un uomo è stato ferito sulla fronte. Abbiamo comunque rotto quel primo blocco di carabinieri, polizia e finanzieri in assetto antisommossa: “chiediamo la città, ci danno polizia, questa è la loro democrazia!” è stato urlato. Travolti dalla rabbia e dalla determinazione di tanti giovani e donne e ragazze combattive, i servi dei servi sono stati costretti a indietreggiare, in maniera anche piuttosto sconclusionata, manganellando qua e là i manifestanti che li travolgevano e colpendo un altro ragazzo alla testa.
Abbiamo guadagnato terreno ma per poco: all’imbocco con un vicolo che portava a Montecitorio, un altro blocco ci ha impedito di proseguire e c’è stata un’altra carica. Picchiate diverse persone, con un altro ferito e vari contusi, tra cui una donna, colpita al viso, ma ancora in prima fila a combattere.
Le donne, in particolare, hanno mostrato una fierezza, un coraggio e una lucidità senza eguali. Sono andate davanti agli sbirri armati fino ai denti e sono riuscite davvero a farli vergognare. Una ha detto loro: “vi parlo come una mamma di famiglia, avete picchiato i nostri figli, siete degli animali, vergognatevi!”. Un’altra si è staccata seccamente dall’ala protettiva del marito ed è andata anche lei a dirgliene 4. Un’altra ancora, arrabbiatissima, ha iniziato a urlargli: fascisti, pezzi di merda, bastardi ecc.
“Polizia fascista polizia assassina” è stato lo slogan più gridato in quella carica, che quasi nessuno si aspettava. E infatti non siamo riusciti a riorganizzarci e a comunicare bene tra noi. Alcuni hanno imboccato il vicolo per Montecitorio, dove però era in corso una manifestazione dei disabili, altri sono rimasti davanti al blocco, altri ancora sono tornati verso Piazza Venezia per bloccarla.
Alla fine però ci siamo ricompattati davanti Palazzo Chigi e nel primo pomeriggio ci siamo diretti a Piazza Navona, verso palazzo Madama, inaccessibile.
Abbiamo cercato di raggiungerla passando sotto palazzo Grazioli e dopo aver sfondato un primo blocco ci siamo fronteggiati con un secondo, ma quello era proprio impermeabile. Persino il Sindaco e il deputato Lolli sono stati colpiti e il sindaco è stato anche contestato dai manifestanti per essersi voltato indietro ed avere invitato gli stessi a passare da un’altra parte. Un ragazzo gli ha gridato: “girati, che te lo mettono in culo, come ti sei girato un anno fa e ce lo hanno messo in culo a tutti!”
Su un blindato dei carabinieri è stato appeso un cartello: “Tagliamo il governo, ricostruiamo L’Aquila coi soldi della cricca e propaganda FIDE, via il governo di ladri e assassini, FUORI I SOLDI!”. Altri slogans “Berlusconi pezzo di merda” “Assassini” “Ladri” “servi dei servi dei servi dei servi” ecc., oltre naturalmente a “L’Aquila L’Aquila”, “qui fanno entrare soltanto le escort e gli spacciatori di coca” ecc.
Intanto il tempo passava davanti a quel blocco e si rischiava di arrivare tardi a Palazzo Madama. Così si è deciso di retrocedere e prendere un’altra via.
Al Presidio in Piazza Navona è stato contestato il senatore pdl Scelli, ex dirigente della croce rossa e ci è giunta la voce, dai palazzi del potere, che Giovavardi avrebbe detto a Cialente di non perdere tempo a Roma e di andare a lavorare all’Aquila.
“Tornatevene a casa vostra!” è stato anche l’invito che ci hanno rivolto 2 passanti sfidando il linciaggio, ma complessivamente abbiamo trovato, sbirri a parte, una buona accoglienza e solidarietà.
Al ritorno verso corso Umberto, dove erano gli autobus, abbiamo proseguito il corteo bloccando il traffico, anche con sit-in.
Infine siamo passati per via Ulpiano, sede del dipartimento di protezione civile, anch’essa blindata. Siamo arrivati sin sotto il portone per fare i nostri complimenti e ringraziamenti a Bertolaso, alla Commissione Grandi Rischi, alla cricca, allo schifo totale di questo sistema incivile. Abbiamo fatto un minuto di silenzio per le vittime del sisma e ce ne siamo andati con una promessa, che i guardiani della cricca possono aver preso come una minaccia, ma abbiamo subito chiarito l’equvoco: “Noi non vi dimenticheremo” gli abbiamo detto, “non vi abbandoneremo, torneremo e saremo sempre di più”
“Revenemo!”, così li abbiamo salutati e abbiamo salutato Roma
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