giovedì 8 luglio 2010

pc quotidiano 8 luglio - Fini a Ravenna per un nuovo patto sociale, imprese/sindacati/istituzioni

Boicottato dalla maggioranza dei berluscones del suo stesso partito, a livello nazionale e locale, Fini riceve un tripudio di consensi dal sindaco, dalla Confindustria di Ravenna e dalla stampa di provincia. Un'osannazione smisurata arrivata al punto di descriverlo come uno che dà lezioni di democrazia (Luca Pavarotti sul Corriere di Ravenna), un grande statista (un encomio che in precedenza Fini stesso ha attribuito al suo gran maestro di democrazia, Mussolini) che ha a cuore i valori fondanti di questa Repubblica borghese. Quando parla di Resistenza la chiama "un momento particolarmente complesso della nostra storia", ma è più esplicito quando parla di nazione, "un plebiscito che si rinnova ogni giorno", che non è più "un'entità etnica" (ma la legge antimmigrati porta ancora il suo nome e il governo di cui il suo partito è maggioranza è pronto a costruire nuovi CIE e tenere saldo l'accordo con la Libia che significa galera, torture, morte per gli immigrati diretti in Italia).
Poi, assieme al sindaco del PD,Matteucci a fare il coro all'inno di Mameli.
Ma il vero motivo della visita nella città medaglia d'oro alla Resistenza è l'assemblea di Confindustria Ravenna in programma mercoledì 7/07. "La crisi economica in atto - ha affermato il presidente degli industriali ravennati Giovanni Tampieri - rappresenta per tutti un'occasione formidabile per riflettere sul futuro che mai come adesso dipende da ciò che ciascuno saprà fare al proprio livello di competenza". Un futuro che si annuncia minaccioso per i lavoratori, che per i padroni vuole dire dominio assoluto dell'impresa col ruolo attivo dei confederali a consolidare un nuovo patto sociale.
Una relazione di classe, da parte di Confindustria Ravenna, che non prende minimamente in considerazione la condizione degli operai licenziati, in cassintegrazione, di coloro che sono morti per l'amianto, di coloro che rischiano la salute e la propria sicurezza nei luoghi di lavoro, dal Porto, all'Enichem, alla Marcegaglia, la precarietà dei contratti per i giovani.
In quell'assemblea Fini parla di lotta alla corruzione, di "etica pubblica" e nessun padrone o giornalista ricorda che nel frattempo sostiene un governo di ladri e mafiosi, a partire dal cofondatore del suo stesso partito.
Ma è su un punto che riceve il massimo dei consensi da parte dei padroni convenuti: "è ora di lasciarsi alle spalle l'ideologia dello scontro tra lavoro e capitale".
Ecco a voi il "compagno" Fini.

prolcomra
08/07/2010

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