Per i comunisti dimostra soltanto che quello che ci serve è la lotta non il voto e che questo deve rimanere l'asse centrale del lavoro di massa.
Si sbaglierebbe però a concentrare tutta l'attenzione su questo.
La questione politica, della rappresentanza politica è il problema principale nei settori operai e proletari che pure lottano, sia pure in una situazione a macchia di leopardo che vede lotte significative nella logistica, in alcune fabbriche - con il particolare della lotta della Gkn -, in alcuni settori dei lavoratori precari, a cui vanno aggiunti i fermenti nelle scuole e nelle realtà territoriali ben delimitate, dai Disoccupati di Napoli, al Movimento No Tav, ecc.
Qui le lotte vanno intensificate ed estese, resistendo alla repressione e alle manovre e linee riformiste che le influenzano, ma siamo ben lontani dall'emergere di realtà d'avanguardia che si diano un'effettiva prospettiva politica che, al di là delle fumisterie, si chiama: ricostruzione del Partito della classe, fronte unito proletario e popolare, forza militante per fronteggiare la repressione e per trasformare il conflitto sociale in guerra di classe, scontro con lo Stato borghese, costruzione dell'alternativa di potere al potere della borghesia.
Per proletari comunisti questo è il problema. Le forze che si presentano alle elezioni nel campo della sinistra, fuori dal Pd, non sono la soluzione ma parte del problema, sono energie sprecate e non recuperate alla lotta rivoluzionaria.
Chiaramente nel campo lasciato libero dai proletari con la grande voce afona dell'astensionismo i partiti della borghesia ci sguazzano e marciano come un carro armato per realizzare i piani dei padroni.
Il fronte unico dei padroni, compattato intorno a Draghi, appare poco sensibile alle convulsioni dei partiti della maggioranza governativa; questo spinge Draghi a non tenerne conto e ad incassare a suo favore il risultato elettorale andando avanti lungo il piano di governo.
Prende peso, anche questo fuori dalla contesa elettorale, il 'Patto per l'Italia' di padroni/governo/sindacati, così come il ruolo militarista e imperialista che l'Italia si trova e vuole svolgere nella contesa mondiale interimperialista, sempre più caratterizzata dell'acutizzazione di contraddizioni e da venti di guerra, vedi in particolare nel pacifico.
L'altro polo della coalizione di Draghi e dell'arco parlamentare appare in crisi, contraddizione, anche se non è vero che sia stato ridimensionato nei numeri, al calo delle Lega corrisponde la crescita di Fratelli d'Italia e la palude centrista del centro destra e del centro sinistra costituisce comunque un'area politica determinante per qualsiasi maggioranza di governo.
Lo sciopero generale nazionale dell'11 ottobre è sicuramente parte di questa battaglia, in questo senso è importante. Estendere la partecipazione allo sciopero, costruire l'unità sindacale di classe, unire alla lotta proletaria di fabbrica, logistica, tutte le lotte dei lavoratori e lavoratrici, unire lavoratori e studenti, attrarre a questa lotta i settori della società e dei movimenti di lotta che siano fuori e contro partito parlamentari e sindacati confederali.
Non siamo fuori dal "lungo inverno", ne appare ancora all'orizzonte un nuovo "autunno caldo"; ma questa resta la parola d'ordine importante di noi comunisti, la linea di azione e di condotta, il piano e il programma in questo mesi.
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