lunedì 4 ottobre 2021

Denuncia politica - DRAGHI E' IL GOVERNO MIGLIORE PER I PADRONI - LO DICONO I PADRONI...


Nell'assemblea della Confindustria del 23 settembre Bonomi conclude il suo intervento guardando a Mario Draghi: «Signor presidente, ci faccia realizzare i nostri bellissimi sogni».
 
I "sogni" di Bonomi, rappresentante dei padroni, sappiamo bene quali sono: riprendere e aumentare i profitti; ma i "sogni" dei padroni sono gli "incubi" degli operai, perchè si stanno realizzando sull'aumento dello sfruttamento e dell'attacco al salario, sui morti sul lavoro.

Draghi risponde subito: «La sfida per il Governo - e per tutto il sistema produttivo e le parti sociali - è fare in modo che questa ripresa sia duratura e sostenibile». «Le parole di Bonomi suggeriscono che si possa iniziare a pensare a un patto economico, produttivo, sociale del Paese, ci sono tantissime cose di cui discutiamo continuamente che possono essere materia di questo patto. La definisco una prospettiva economica condivisa. Bisogna mettersi seduti tutti insieme».
Poi l’esortazione alle imprese. «Oggi vi chiedo di fare di più. Vorrei che la pagina che state scrivendo oggi con il vostro impegno fosse ricordata come un momento storico. Sono certo, conoscendo le virtù dell'impresa, che sarà una pagina di cui l'Italia andrà fiera»
Draghi ringrazia la Confindustria anche per il lavoro svolto per arrivare all’accordo per l’estensione del green pass ai luoghi di lavoro, ribadendo come tutte le misure siano volte a evitare nuove chiusure, unica condizione perché si verifichi un’effettiva ripresa.

Il duetto amoroso tra Confindustria e governo è perfetto... Draghi rassicura i padroni che tutto sarà fatto perchè questa ripresa dei profitti sia "duratura", e tutti vi devono contribuire - questo è il Patto. Ma Draghi va oltre, chiama questo impegno a sostegno del capitale "momento storico"; perchè per la classe dominante al potere la storia la fa la piccola minoranza degli sfruttatori, non la maggioranza dei lavoratori che sono i soli produttori della società.

Il presidente di Confindustria non può che rendergli merito. Bonomi definisce Draghi «l’uomo della necessità», diverso dagli «uomini della provvidenza» e dagli «uomini del possibile», quelli del «calcio alla lattina», del «rinvio eterno». Draghi – dice Bonomi - ha fatto recuperare al paese credibilità internazionale, è interesse dell’Italia e dell’Europa che sia un punto di riferimento delle future riforme europee. La Confindustria si opporrà a chi intralcia il processo di riforme. «Ecco perché noi imprese non esitiamo a dire che ci riconosciamo nell’esperienza di questo governo e ci auguriamo che continui a lungo e oggi torniamo a esprimergli con forza raddoppiata tutto il nostro apprezzamento».
"Abbiamo voluto mettere in chiaro che c'è una occasione storica del Paese. Abbiamo la sensazione che, a causa del processo delle elezioni amministrative, sia iniziato il gioco delle bandierine su molti temi importanti, non vogliamo che questo gioco metta a rischio quello che il Paese aspetta da 30 anni, le riforme".
Così, dal palco di Confindustria il presidente Bonomi incorona Mario Draghi. Ma, allo stesso tempo, lo vincola.

Il duetto continua, all'insegna tutti e tutto per uno: il capitale. Bonomi vuole un "patto", ma il suo contenuto devono essere le riforme a sostegno delle imprese; e lo spirito deve essere che nessuno interesse di parte, nessuna contraddizione nella maggioranza del governo e in generale tra i partiti deve mettere delle zeppe; ma soprattutto evitare ogni forma di lotta di classe.

Poi Bonomi passa ai sindacati confederali, a loro l'appello per realizzare il “Patto per l’Italia”.
Bonomi dice: Bisogna lavorare insieme. Non serve l’antagonismo, serve più compartecipazione. "Non possiamo più permettere che ci sia un rallentamento del percorso e abbiamo preso degli impegni con l'Ue".
«Facciamolo almeno noi un vero Patto per l'Italia», «Luigi, Maurizio, Pierpaolo, noi non siamo partiti in lotta, noi abbiamo un grande compito comune. Di fronte ai ritardi e alle sempre più gravi fratture sociali della nostra Italia, lavoro e impresa hanno una grande sfida: costruire insieme accordi e indicare strade e strumenti che la politica stenta a vedere».
"La risposta dei sindacati" alla proposta di un Patto "mi sembra positiva: io ho letto comunque la voglia di esplorare questa possibilità perché alcune cose sono demandate alla politica, altre alle parti sociali, quindi abbiamo noi e i sindacati la responsabilità di dare delle risposte".

Anche su questo fronte è la politica del "stiamo insieme" a cui Bonomi fa appello; in cui nella strada "comune" c'è chi comanda (il padronato) e chi (i sindacati confederali) al massimo gli ricorda che: sì, però, problemi ci sono tra i lavoratori... Ma come hanno fatto il "Patto per il lavoro", la Confindustria sta tranquilla che faranno ora il "patto per l'Italia".

Quindi Bonomi indica alcune "riforme" e le cose che non vanno:
Politiche attive, coinvolgendo i privati, smart working, sicurezza sul lavoro sono tre aspetti da affrontare al tavolo. Poi la previdenza: «Quota 100 è stata un furto ai danni dei soggetti fragili, può e deve bastare così».

Nessuna parola sui licenziamenti, sui salari, le delocalizzazioni delle multinazionali, sulla precarietà.

Sul fisco Bonomi nel leggere che ci sono a disposizione solo 3 miliardi, per una riforma da cui dipende la competitività del paese, chiede un intervento complessivo, «non solo sulla tagliola del 38% dell’Irpef», via l’Irap, e un taglio al cuneo tra i 10 e 13 miliardi di euro.
Sul tema del salario minimo, Bonomi condivide l'impostazione delle sigle sindacali: "Abbiamo la stessa posizione dei sindacati, siamo per rafforzare la contrattazione perché garantisce tutti. Dobbiamo andare a colpire i contratti pirata, che vengono fatti da chi non ha rappresentanza e fanno dumping salariale. Lì dobbiamo lavorare insieme".

E su questo la sintonia è perfetta, per far fuori chi per loro "non ha rappresentanza", i sindacati di base, di classe, combattivi, al di là del fatto che in vari settori e posti di lavoro questi sindacati sono largamente maggioritari.

Sul blocco dei licenziamenti Bonomi dice: « È stata una sciocchezza, non ha impedito che nel 2020 quasi un milione di occupati abbia perso il lavoro o non lavorato per lunghi periodi, oltre ad alimentare la tesi ancor più infondata che, abolendolo, ci sarebbero stati milioni di licenziamenti».
Poi sugli ammortizzatori sociali è netto: «Non saremo un bancomat».

L’appello alla «compartecipazione» di Bonomi si ferma sulla soglia delle tasse: "rifiuto di tassare profitti e rendite".
Draghi è categorico: non ci saranno aumenti delle tasse, perché questo «è il momento di dare non di prendere». 

Un sollievo per chi temeva lo spettro della patrimoniale.

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