La conclusione della conferenza "PreCop26", si può dire che ancora più di altre volte, è stata un "bla, bla, bla"; «La discussione è stata estremamente costruttiva perché abbiamo avvertito l’urgenza, l’emergenza di agire prima"- ha detto Alok Sharma, presidente designato della Cop 26 - come se fosse stata scoperta ora questa "emergenza".
Le parole inutili sono aumentate proporzionalmente agli interventi di Greta e delle altre rappresentanti di Africa, Italia di "Friday for future", proporzionalmente agli incontri con Cingolani e Draghi e allo spazio dato da stampa e Tv. Le rassicurazioni e gli impegni (molto, molto futuri e astratti), fino alle parole provocatorie e stupide di Cingolani che "fuori onda" dice "ma in fondo diciamo le stesse cose... anzi, Greta è anche meno concreta...", hanno prodotto il nulla.
E questo è ancora più osceno, perchè hanno usato le manifestazioni, gli incontri, ad usum mass media, per farsi clamore - «L’energia che è arrivata dai giovani ha galvanizzato il gruppo di ministri" - in una situazione in cui l'azione distruttiva del capitale e dell'imperialismo a livello mondiale e in ogni paese, è diventata tremenda.
Draghi è stato in questo show (l'incontro con Greta e le altre due rappresentanti di "Friday for future") il più ipocrita - lui che qualche giorno prima era stato incoronato dai massimi rappresentanti del capitale, "il loro governo", "l'uomo della necessità" per difendere gli interessi, i profitti dei padroni.
Ma questo deve far cambiare le "carte in tavola" ai giovani, alle manifestazioni, alle iniziative di protesta.
Chi fa appello ai capi degli Stati, responsabili diretti del disastro ambientale, a smetterla, a passare dalle parole ai fatti (è stato presentato un documento, una «Dichiarazione per il futuro» che chiede il riconoscimento nel diritto internazionale del «diritto umano al clima», una carbon tax globale, il passaggio dalla fonti fossili alle fonti rinnovabili, aiuti ai Paesi poveri per la crisi climatica, una pianificazione industriale statale green) diventa, che lo voglia o no, che ne sia cosciente o no, parte del "gioco" del sistema del capitale; viene usato dal sistema del capitale per "dire di cambiare per non cambiare".
Abbiamo sentito tutti ancora una volta d'accordo ad aumentare gli impegni di decarbonizzazione e anche a stanziare gli ormai leggendari 100 miliardi a sostegno dei paesi più vulnerabili, facendo finta di dimenticarsi che lo stanno dichiarando ogni anno da dieci anni.
Ma che quando anche parlano di "cambiamento" è solo per conservare questo putrido sistema, è evidente soprattutto sulla questione dell'economia green. Essa non è affatto un'alternativa all'azione distruttiva dell'ambiente del capitale; è una necessità per lo stesso capitale di rinnovare le sue fonti energetiche, ma esse diventano nel modo di produzione capitalista altrettanto fattore di inquinamento come il carbone, il petrolio; e nei fatti l'"economia green" diventa l'attuale semina di illusione per i capi di governo, di Stato, per darsi una veste rinnovata e "green".
Cingolani a febbraio di quest'anno, quando non era Ministro, aveva detto: "tutte le tecnologie digitali producono automaticamente anidride carbonica che va ad aumentare l’effetto serra... Con l’attuale tasso di crescita del traffico digitale c’è quindi il rischio che nei prossimi anni l’emissione complessiva di gas serra dovuta alle tecnologie digitali vada a cancellare il 20% dei miglioramenti globali faticosamente ottenuti attraverso le policy di decarbonizzazione sviluppate nell'ambito degli accordi internazionali..."
Cingolani a luglio dice cosa si intende per "cambiamento": apertura verso il ritorno del nucleare in Italia, allentamento dei vincoli ambientali per i parchi foto-voltaici ed eolici, simpatia per gli inceneritori, dichiarazioni contro il divieto della plastica mono-uso...
Infine, Cingolani post Cop, prima parla di "svolta storica" e annuncia: «in futuro nessun investimento su combustibili fossili!»; un attimo dopo dice: ma «è impossibile raggiungere subito zero investimenti, perché la transizione implica che per un certo lasso di tempo ci sarà coesistenza tra rinnovabili e fossili».
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