domenica 8 novembre 2020

pc 8 novembre - INTESE GOVERNO/ARCELORMITTAL: CONFERME E IMBARAZZI...

 Le recenti notizie - di cui riportiamo gran parte dal lungo articolo comparso su Taranto Buonasera, che riprende anche l'articolo di Repubblica:

1. confermano quello che andiamo dicendo da tempo: ArcelorMittal non ha alcuna intenzione di andarsene da Taranto, perchè nella guerra sul mercato dell'acciaio Taranto è strategica;

2. il governo intende dare molto a Mittal; e l'impegno a un "patto parasociale con garanzia di poteri decisionali adeguati", è così attualmente generico che si tradurrà nei fatti, con Mittal che farà ciò che gli garantisce profitti e taglio dei costi del lavoro e il governo che, al massimo con qualche "mal di pancia" o strappando piccole concessioni per esempio sul terreno degli "esuberi", accompagnerà il piano di AM. Quindi, nessuna garanzia circa il "mantenimento, a regime, di 10.700 posti di lavoro" (Mittal ha detto chiaro che non riprenderà più gli operai in cig rimasti in Ilva AS); bensì, una cassa integrazione perenne per gli operai di AM, che - come dice il governo - sarà "calibrata sull’andamento del mercato siderurgico", che vuol dire che la crisi siderurgica non deve intaccare i profitti di Mittal ma deve essere scaricata sugli operai; 

3. i sindacati confederali sono patetici e imbarazzanti. Il governo sta andando avanti con passi concreti e niente affatto oscuri; sta dando ampia dimostrazione di come non consideri importante e discriminante nel rapporto con ArcelorMittal il ruolo dei sindacati confederali..., e i sindacati invece continuano a chiedere che "Il governo renda noto lo stato del confronto con ArcelorMittal sugli assetti societari e sull’ingresso di Invitalia con capitali pubblici, nonché il nuovo piano industriale e ambientale”.  

L'ARTICOLO DA TARANTO BUONASERA

 Arcelor Mittal non lascerà Taranto, si va verso un accordo tra la multinazionale francoindiana ed il

governo, tramite le “controllata” Invitalia. È lo scenario che delinea il quotidiano La Repubblica. “Circa un miliardo di euro investito tra capitale azionario e piano industriale...

E l’avvicinarsi della scadenza di fine novembre, dunque meno di un mese, quando i Mittal potranno sganciarsi dalla più grande acciaieria d’Europa pagando un ticket d’uscita di 500 milioni, depone a favore di un’accelerazione della trattativa. Così come l’opportunità di anticipare eventuali peggioramenti della pandemia” scrive il quotidiano diretto da Maurizio Molinari. “Il poco tempo a disposizione verrebbe ‘gestito’ con la firma di un accordo di massima che fissi il calendario dei passi successivi, necessari ad arrivare al closing vero e proprio. Quanto alla definizione dei pesi azionari tra parte pubblica e parte privata, eventuali resistenze a rinunciare al controllo verrebbero risolte con un patto parasociale con garanzia di poteri decisionali adeguati per chi dovesse trovarsi in minoranza.

Anche i segnali ‘in chiaro’ arrivati in questi giorni, su tutti l’accordo di Mittal con i commissari Ilva per il pagamento delle rate arretrate dell’affitto dello stabilimento, lasciano intendere che la multinazionale avrebbe scartato l’opzione dell’addio. Innanzitutto per evitare che uno stabilimento come quello di Taranto diventi un concorrente, poi perché non è così frequente uno Stato pronto a mettere soldi nel rilancio di un’azienda privata. “Mittal si è impegnato a pagare tutti i debiti con l’Amministrazione Straordinaria – hanno detto i commissari, sottolineando peraltro il miglioramento dell’esposizione di Ilva con i fornitori – con una dilazione che abbiamo concesso sia per l’attuale emergenza, sia perché abbiamo la garanzia dell’incasso della somma. La sensazione – hanno aggiunto – è che la negoziazione tra Invitalia e ArcelorMittal stia procedendo con concretezza di contenuti, e questo fan ben sperare in una conclusione soddisfacente per tutti”.

Sul tavolo, oltre alle risorse finanziarie, il governo continua a squadernare il piano di inizio marzo, poi ‘rinnegato’ da ArcelorMittal con l’alibi del Covid: 8 milioni di tonnellate annue di acciaio a regime, 2 delle quali da forni elettrici; costo ribassato dell’energia; ingresso dello Stato; mantenimento, sempre a regime, di 10.700 posti di lavoro; cassa integrazione calibrata sull’andamento del mercato siderurgico e, dunque, sul tempo necessario a raggiungere il target produttivo. Vista la pandemia, lo Stato è disponibile ad andare incontro ad ArcelorMittal in termini di flessibilità degli step industriali del piano...

Intanto, i sindacati sono in pressing: “Il governo renda noto lo stato del confronto con ArcelorMittal sugli assetti societari e sull’ingresso di Invitalia con capitali pubblici, nonché il nuovo piano industriale e ambientale” si legge ancora nell’articolo di Repubblica. 

Intanto... sul decreto del Ministro Costa sulla copertura dei nastri del Siderurgico... Il Tribunale amministrativo ha emesso nei giorni scorsi l’ordinanza in seguito al ricorso di Arcelor Mittal contro la mancata concessione della proroga per la copertura dei nastri, sospendendo, quindi, l’efficacia del Decreto del Ministro Costa del 29 settembre scorso...
Per il decreto del ministro, i lavori di copertura, previsti dall’Aia, vanno ultimati entro il 30 aprile e gli interventi sulle torri entro il 30 gennaio. Mentre il termine conclusivo per gli adeguamenti alle prescrizioni, fissato per il 23 agosto 2023, non è stato contestato da Arcelor Mittal...

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