Marx in questa parte del testo insiste nell'analisi delle classi sociali facenti parte del popolo e del loro rapporto con le contraddizioni in seno alla classe dominante, mettendo in luce il legame dialettico tra questi due poli.
Circa il polo della borghesia, la contraddizione è sempre quella, la necessità della centralizzazione del potere statale, del controllo dell'economia che mal si concilia con la decentralizzazione necessaria per accontentare sia le diverse fazioni della classe dominante, sia le contraddizioni con i diversi settori del popolo.
La classe dominante, attraverso la
controrivoluzione aveva violentemente centralizzato e si era
trasformata in un partito dell'ordine (e delle tasse) nei confronti
del popolo. Dice Marx - “abbiamo
visto i contadini, i piccolo borghesi, gli strati intermedi in generale schierarsi a poco a poco accanto al proletariato, spinti ad entrare in aperto contrasto con la Repubblica ufficiale dato che erano trattati da questa come avversari”.
visto i contadini, i piccolo borghesi, gli strati intermedi in generale schierarsi a poco a poco accanto al proletariato, spinti ad entrare in aperto contrasto con la Repubblica ufficiale dato che erano trattati da questa come avversari”.
Come viene a definirsi questo “partito
di opposizione” delle classi sociali del popolo?
Marx scrive: “rivolta contro la
dittatura borghese, necessità di una trasformazione della società,
mantenimento delle Istituzioni repubblicane democratiche così come
degli organi motori di questa trasformazione, concentrazione intorno
al proletariato come alla forza rivoluzionaria decisiva. Questi sono
i tratti caratteristici del cosiddetto “partito delle democrazia
socialista”, il partito della “Repubblica rossa”.
La situazione oggettiva aveva prodotto
questa condizione. La corrispondenza a questa condizione è matura
nella società ma chiaramente ancora non corrisponde alla
conformazione soggettiva; vale a dire le potenzialità della
rivoluzione proletaria ci sono, ma tradurre questa potenzialità in
realtà non è concretizzabile, o almeno non lo è ancora.
Dall'altro polo, come la borghesia vede
questo processo? Per essa, tutto quello che abbiamo descritto è il
“partito dell'anarchia”, a cui è possibile contrapporre solo il
“partito dell'ordine”, e per essa, tutto, dalla più piccola
riforma al sovvertimento del vecchio ordine sociale, dal liberalismo
borghese fino al terrorismo rivoluzionario è tutto “partito
dell'anarchia”. Ogni cosa è “socialismo”, dall'abolizione dei
dazi protettivi, al regolamento del bilancio dello Stato, alla libera
importazione di carne e cereali, alle libertà di stampa, di
associazione, all'istruzione popolare universale... Tutto è
“socialismo”!
“Il corso della rivoluzione –
scrive Marx – aveva con tanta rapidità fatto maturare la
situazione che i riformisti di ogni tipo, le pretese più modeste
delle classi medie erano forzate a stringersi attorno alla bandiera
del partito sovversivo estremo, attorno alla bandiera rossa”.
Per quanto fossero varie le forme di
socialismo pensate dai vari settori delle classi popolari, per la borghesia sono tutti “partito dell'anarchia”; ma, d'altra
parte, esse si annunciano – dice Marx - “mezzi per
l'emancipazione del proletariato quale proprio fine”. E come se
tutte le forze si riferissero al socialismo, però dentro di esse vi
è il socialismo borghese, il socialismo piccolo borghese, il
socialismo proletario; e dentro il socialismo proletario, l'utopia,
il socialismo dottrinario e quello necessario “raggrupparsi intorno
al socialismo rivoluzionario e al comunismo” - quest'ultimo la borghesia definisce col nome più gettonato del momento: Blanqui,
che da allora sarà sempre il nome, “blanquismo”, con cui la
borghesia definirà l'azione rivoluzionaria del proletariato.
Cos'è il 'socialismo proletario rivoluzionario? Dice Marx “è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l'abolizione delle differenze di classe in generale, per l'abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l'abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali”.
Marx aggiunge “I temi della presente
esposizione non concedono un ulteriore sviluppo di questo tema”. Ma
questo è quello che ci interessa.
Marx dentro lo sviluppo della lotta di classe reale arriva alle definizioni ultime della sostanza degli obiettivi del proletariato e ci consegna, quindi, l'unico eterno, immodificabile programma della rivoluzione proletaria, non scaturente da idee astratte o da immagini di società futura, ma come processo storico, in cui oggettivo e soggettivo si ricompongono e ci consegnano la bandiera rossa che, attraverso i flussi e riflussi del movimento proletario, dobbiamo impugnare e innalzare e con essa lottare e vincere.
Marx dentro lo sviluppo della lotta di classe reale arriva alle definizioni ultime della sostanza degli obiettivi del proletariato e ci consegna, quindi, l'unico eterno, immodificabile programma della rivoluzione proletaria, non scaturente da idee astratte o da immagini di società futura, ma come processo storico, in cui oggettivo e soggettivo si ricompongono e ci consegnano la bandiera rossa che, attraverso i flussi e riflussi del movimento proletario, dobbiamo impugnare e innalzare e con essa lottare e vincere.
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