Messina ha concluso: "Io
sono riconoscente ai miei funzionari, e all'arma dei carabinieri. 1200
uomini, ieri, sono stati eccezionali. Hanno gestito mille manifestanti e
tra questi 200 pericolosisismi devastatori che non dovrebbero stare in
piazza ma in galera”.
Si potrebbe partire da questa dichiarazione del questore di Torino sulla
stampa di oggi per farsi un’idea del contesto in cui si è tenuta
la manifestazione “BLOCCHIAMO LA CITTA’ - TORINO 30 MARZO 2019”, che ha
visto l’enorme spiegamento repressivo stile GENOVA G8 (vedi anche la
presenza di centinaia Digos) messo in campo dal ministro degli interni
Salvini che ha conferma di come intende affrontare le proteste ha detto "Questi delinquenti non mi fanno paura, solo pena”.
Ma
dall’altro mostra anche dietro la dimostrazione di forza muscolare
REPRESSIVA ci sono anche debolezze da parte dello stato dei padroni, a
partire dal fatto che il corteo c’è
stato ed è stato partecipato più ampio dell’altra volta, combattivo,
comunicativo: di denuncia del governo locale e nazionale “SALVINI DIMAIO
QUALE CAMBIAMENTO, SIETE IL GOVERNO DELLO SFRUTTAMENTO” oltre che
contro capitalismo e sfruttamento, di bisogno di lottare nelle strade
contro illusioni riformiste e che le proteste nel paese non potranno
che estendersi viste le condizioni di aumento dello sfruttamento dei proletari, giovani e donne.
Anche
le modalità della manifestazioni in più punti della città ha comunque
sortito di fatto che il blocco della città c'è stato ed è stato fatto
dalla stessa questura che ha dovuto per tutta la giornata dalla mattina
alla sera predisporre una
sorta di zona rossa mobile di migliaia di uomini e relativi blindati
che ha tenuto sotto ostaggio i cittadini e il centro della città, ma non
ha impedito che il corteo con decisione sfilasse per ore e
per chilometri con l’obbiettivo preciso di raggiungere e riunirsi ai
compagni bloccati e accerchiati, tenuti ostaggio dalla questura appena
usciti dalla nuova occupazione nel popolare quartiere Aurora.
(Vedi intervista compagni http://www.radiondadurto.org/wp-content/uploads/2019/03/rec0330-155927.mp3)
Ns corrispondenza e commento
proletari comunisti
Durante
tutto il corteo che vedeva una preponderante presenza di giovani, di
cui anche piccoli gruppi non organizzati ma arrivati a Torino perché
coinvolti nella solidarietà seguita allo sgombero dell’Asilo, sono stati
diffusi continuamente i messaggi sui contenuti portati in piazza dalla
lotta alla repressione, critica alla democrazia e dei saperi e pure sul
lavoro “da soli vince il padrone - organizziamoci fuori e dentro il
lavoro”, dalle voci di lavoratori precari alla lettura della lettera di
Nico in carcere, una manifestazione con caratteristiche militanti, in
tutti gli aspetti e che a seconda della situazione di piazza poteva
cambiare rapidamente, come è successo nella parta finale quando si è
marciati all’interno del quartiere e le stradine hanno consentito ad un
certo punto di penetrare la zona rossa mobile più difficile in quelle
circostanza rispetto alla città (dove l’anello raggiungeva anche 3 vie
intorno al corte) e di raggiungere i compagni.
Un’altra
duplice nota positiva è che in particolare addentrandosi nel quartiere
aumentava anche da parte della popolazione consenso dai balconi e
comunque dall’altro, a dimostrare la presenza militante, è stata molto
forte la protesta quando ad un certo punto è stata messa fuori da un
balcone la bandiera del Brasile ed una compagna brasiliana ha preso il
microfono denunciando che quella bandiera rappresenta il fascista
Bolsonaro che è parte della stessa feccia che reprime e sfrutta ora in
Italia il governo fascista Salvini-Di Maio.
Inutile
dire che i limiti stanno da un lato nel tipo di concezione della lotta politica da
parte del movimento anarchico che non può essere di classe in quanto
non lotta per il potere proletario che condiziona la direzione del
movimento, ma dall’altro anche dalla mancanza del resto del movimento che esiste dal confronto-scontro in questa battaglia che in prospettiva
riguarda tutti.
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