Con una legge del governo, l'orario di
lavoro straordinario passa da 250 a 400 ore l'anno. Il padrone ha
fino a tre anni per retribuirlo, gli operai manifestano tutti i
giorni contro la legge schiavitù. Il capo del governo è Orban, il
grande amico di Salvini.
C'è voluto il governo di Orbán per
sentire ancora parlare di schiavitù del lavoro. Questo termine, che
per i borghesi e i padroni è considerato desueto e anacronistico, è
riecheggiato prepotentemente nelle proteste, portate in piazza dagli
operai ungheresi contro la legge sull'aumento delle ore straordinarie
voluta dal governo Orbán, quella che ora tutti chiamano:"legge
schiavitù".
Intellettuali a libro paga dei padroni,
giornalisti prezzolati e mass media di tutta Europa, hanno impiegato
tutta la loro forza è tutta la loro formazione intellettuale
borghese per smontare l'idea che la schiavitù fosse una terminologia
da cancellare completamente dal vocabolario. Un termine che queste
"menti sopraffine" utilizzavano, tutt'al più, per tratteggiare fatti di mera cronaca spicciola, ma mai usato per descrivere la condizione a cui sono sottoposti gli operai nel ciclo produttivo capitalista, arrivando a cassare completamente il termine schiavitù dal linguaggio usato nelle cronache riguardanti il mondo del lavoro.
"menti sopraffine" utilizzavano, tutt'al più, per tratteggiare fatti di mera cronaca spicciola, ma mai usato per descrivere la condizione a cui sono sottoposti gli operai nel ciclo produttivo capitalista, arrivando a cassare completamente il termine schiavitù dal linguaggio usato nelle cronache riguardanti il mondo del lavoro.
Ma ecco che improvvisamente, come uno
spettro, questo termine antico riappare portentosamente nelle
manifestazioni, sugli striscioni e negli slogan portati in piazza
dagli operai ungheresi contro la legge della schiavitù del governo
Orban e, di colpo, la scoperta della schiavitù viene riportata,
descritta e amplificata dai telegiornali e da tutte le principali
testate dei quotidiani europei.
Solo ora, questi ridicoli pennivendoli,
si sono accorti che la schiavitù operaia esiste ed è il modo
operante del lavoro di fabbrica?
Solo ora la schiavitù del lavoro
occupa i titoli dei giornali?
Solo ora viene strettamente legata alla
condizione del lavoro salariato?
Meglio tardi che mai, ma senza la
protesta degli operai e dei lavoratori ungheresi la schiavitù
sarebbe ancora un termine superato e da dimenticare.
Dall'inizio del mese di dicembre le
manifestazioni di protesta degli operai e dei lavoratori, contro la
legge del governo Orbán si sono moltiplicate assumendo ragguardevoli
cifre in tutte le principali città ungheresi.
Questa ignobile legge porta le ore
straordinarie, obbligatorie per contratto se il padrone lo pretende,
dalle attuali 250 ore annuali alle 400 (tradotto un 1,30 di lavoro in
più al giorno). Introducendo anche la possibilità per i padroni di
pagarle dopo 3 anni. Per inciso le ore di straordinarie in Italia,
per contratto se il padrone ne pretende l'utilizzo, sono 200, una
condizione pesantissima per gli operai, non proprio una manna.
Certamente il grande e intimo amico di Orbán, il sig. Salvini, non
si farà sicuramente scappare l'occasione di adottare, per legge,
l'innalzamento delle ore straordinarie, visto che la politica
prevalente di questi due "statisti" ha già una perfetta
comunanza di idee, una su tutte la legge liberticida riguardante il
respingimento degli immigrati.
Migliaia di manifestanti operai, di
lavoratori e di studenti stanno protestato quotidianamente in modo
duro e determinato, contro questa legge infame. Il governo del
populista e nazionalista Orbán, per tentare di aumentare ancora di
più il Pil, che ora sta viaggiando verso il 4,4%, con una
disoccupazione attorno al 3,7%, sta perseguendo l'obbiettivo di
contrarre sempre di più il costo della manodopera operaia e nel
contempo aumentarne la produttività, con l'obbiettivo di attirare
industrie tedesche, francesi e italiane che potrebbero essere
attratte dai bassi salari e dall'aumento delle ore di lavoro. È con
questo provvedimento antioperaio che Orbán vuole garantire ai
padroni il massimo utilizzo della forza-lavoro operaia, che con la
sua legge può tranquillamente superare le otto ore giornaliere e di
fatto riporta la giornata lavorativa normale oltre questa soglia
storica. Se si aggiunge il fatto che il pagamento delle ore
straordinarie può avvenire dopo 3 anni o non avvenire affatto, se
l'operaio viene licenziato o si licenzia, il furto del plusvalore
operato dai padroni diventa di proporzioni immani.
Le manifestazioni, seppur numerose fino
ad ora non hanno fermato l'introduzione di questa legge, e ora tutto
è nelle mani degli operai che hanno un'unica soluzione per bloccare
Orbán e le sue leggi contro gli operai ed i lavoratori,
l'organizzazione degli scioperi fabbrica per fabbrica bloccando
completamente la produzione. Questa è l'unica soluzione che farà
ritirare la "legge della schiavitù".
D.C.
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