martedì 25 dicembre 2018

pc 25 dicembre - Alba - appoggiare e far conoscere tutte le manifestazioni contro il decreto sicurezza

Alba, cinquecento in marcia: “Il decreto Sicurezza è sbagliato”

La protesta pacifica nel centro città organizzata da tre studenti universitari

«Ci è sembrato naturale. Abbiamo letto sui giornali e visto in tv i primi provvedimenti dopo l’approvazione del nuovo decreto e ci siamo detti: prima che accada anche qui, scendiamo in piazza». Hanno tra i 19 e i 20 anni Edoardo Bosio, Gioele Giachino e Vincenzo Pepe. Sono albesi, frequentano l’Università - Giurisprudenza, Ingegneria informatica ed Economia alla Cattolica di Milano -, hanno fatto parte degli scout, aiutato in Caritas, e oggi (sabato 22 dicembre) sono riusciti nell’impresa di radunare oltre 500 persone per dire «no» al decreto Sicurezza approvato dal Governo. Semplicemente, «abbiamo alzato il telefono e abbiamo fatto la nostra proposta».
Associazioni e famiglie
E così, alle 15, un corteo colorato e pacifico fatto di persone di ogni età, gruppi e famiglie, è partito
con bandiere e striscioni da piazza Ferrero e ha camminato in silenzio nelle vie del centro storico fino a piazza Garibaldi. Qui, gli unici interventi previsti. Quello dei tre promotori, che hanno spiegato le motivazioni di questa marcia «che ha messo insieme gente con diverse ideologie e la stessa idea». Poi, il sindaco Maurizio Marello, che ha ringraziato i ragazzi e ha ricordato che «il Natale è la festa dell’umanità e della solidarietà, da festeggiare accanto a chi è più in difficoltà». «In una città come Alba che negli anni ha saputo accogliere e integrare - ha detto il primo cittadino -, diciamo che questo decreto è sbagliato, perché la sicurezza non è un bene di una parte politica, non si fonda su odio e paura». E ancora, sul palco, alcuni rappresentanti delle cooperative albesi che lavorano su accoglienza e integrazione, con i ragazzi che hanno intrapreso il loro viaggio verso l’Europa e hanno raccontato la loro esperienza. Come Mohamed, arrivato dal Mali due anni fa, che in un buon italiano ha detto: «Non sapevo cosa volesse dire essere un migrante. Era la prima volta che uscivo dal mio Paese ed è stato difficile imparare una nuova lingua, farsi degli amici. Sono preoccupato per queste nuove leggi: non solo per me, per noi, ma soprattutto per i bambini e le donne che rischiano di rimanere senza un riparo».

In piazza, tante rappresentanze di associazioni e realtà locali.

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