B&H a Varese, l’odio dentro e
fuori lo stadio
Nei primi anni 2000 fecero una violenta
opposizione all’ingaggio di giocatori neri, culminata con
aggressioni ai calciatori stessi. Fino al raid vandalico del 2004
allo stadio Franco Ossola, sul cui prato vennero piantate 11 croci di
legno
A Varese B&H si costituì nel 1998
all’interno della tifoseria calcistica, prima affiancandosi ai Boys
e ai Viking, poi soppiantandoli nel 2001 dopo vivaci regolamenti di
conti. Il gruppo raggiunse fino a 200 aderenti, molti con precedenti
penali. Fra il 1999 e il 2001 presero di mira extracomunitari, realtà
politiche, associazioni e sindacati come Cgil, Anpi e Rifondazione,
nonché giornali locali rei di pubblicare articoli critici nei loro
confronti. Tra i capi del gruppo emersero figure come Filadelfio
Vasi, classe 1976, che dal 2001 venne ripetutamente incriminato, arrestato e condannato per reati quali lesioni, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, rapina a mano armata, porto abusivo d’arma da fuoco e tentata evasione.
Vasi, classe 1976, che dal 2001 venne ripetutamente incriminato, arrestato e condannato per reati quali lesioni, tentato omicidio, traffico di stupefacenti, rapina a mano armata, porto abusivo d’arma da fuoco e tentata evasione.
Un altro leader fu Saverio Tibaldi che
nel 2003 per sfuggire alle condanne pendenti per atti di violenza e
spaccio si rese latitante e abbandonò l’Italia; venne
successivamente ucciso a coltellate a Torremolinos (Spagna) in
circostanze mai ben chiarite. La sua morte violenta lo fece diventare
un eroe della tifoseria, che gli ha reso regolarmente omaggio durante
le partite.
Tra il 2009 e il 2011 altri membri del
gruppo furono arrestati e incriminati per traffico di droga.
In ambito calcistico, nei primi anni
2000 i B&H fecero una violenta opposizione all’ingaggio nel
Varese di giocatori neri, culminata in aggressioni dei calciatori
stessi. Si scatenarono poi in una campagna contro squadra e
dirigenza, culminata nel raid vandalico perpetrato nella notte tra il
3 e il 4 giugno 2004 allo stadio Franco Ossola, sul cui prato vennero
piantate 11 croci di legno, mentre le panchine e la pista del
velodromo vennero imbrattate con graffiti ingiuriosi.
Un anno dopo, nel 2005, la violenza
debordò in ambito extracalcistico a seguito dell’omicidio
dell’ultrà 23enne Claudio Meggiorin, accoltellato da due cittadini
di nazionalità albanese la sera dell’11 giugno mentre cercava di
sedare una rissa all’esterno del bar di sua proprietà nel comune
di Besano. Due giorni dopo si formò un corteo non autorizzato che
scandiva slogan minacciosi contro gli extracomunitari, composto da
tifosi e attivisti, alcuni dei quali si diedero ad atti di violenza
contro un poliziotto e un cittadino albanese. Due ultras furono
arrestati e condannati per lesioni aggravate.
La rifondazione del Varese e la
ripartenza dalle leghe dilettantistiche nella stagione 2004-2005
coincisero con una “pacificazione” del tifo organizzato, che
peraltro si era ridotto a poche decine di elementi, interrotta
attorno al 2010 dalle contestazioni a sfondo razziale contro
l’attaccante nigeriano Osarimen Ebagua.
Nella stagione 2014-’15 gli scarsi
risultati della squadra (poi retrocessa in Lega Pro) e le difficoltà
della società, oberata di debiti, scatenarono il risentimento della
curva, fino al raid vandalico condotto nella notte tra il 17 e il 18
aprile 2015 all’interno dello stadio, che devastò il campo da
gioco e le infrastrutture con danni quantificabili in migliaia di
euro.
Nell’agosto 2018 la questura di Pavia
emise un daspo contro alcuni tifosi di B&H Curva Nord per
esposizione di simboli vietati, ovvero la runa Odal. «Fate il vostro
lavoro, se così lo volete chiamare, diffidateci tutti, ma fino
all’ultimo resisteremo e resteremo in piedi con fierezza. Senza
rancore…solo ODIO!», risposero i curvaioli in un comunicato.
Osservatorio democratico sulle nuove destre
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