Dopo la protesta delle associazioni, parti civili, Comitato per la Difesa
della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Medicina Democratica e
Associazione Italiana Esposti Amianto che il 6 dicembre hanno presentato al
Presidente del Tribunale di Milano, Dr. Roberto Bichi, e al Presidente della V
Sezione Penale del Tribunale di Milano, Dr. Ambrogio Moccia, una segnalazione
per denunciare un grave danno per le Parti Civili rappresentati dall’avv. Laura
Mara, a due anni di distanza sono state finalmente depositate le
motivazioni della sentenza di 72 pagine con cui vengono assolti i manager
Pirelli imputati di omicidio colposo plurimo.
Ora si può leggere perché per il giudice della V Sezione Penale, Annamaria
Gatto, del Tribunale di Milano nessuno è colpevole della morte e delle lesioni
gravissime per i 28 casi di operai morti o ammalatisi a causa dell'amianto, che
hanno lavorato negli stabilimenti milanesi dell'azienda tra gli anni '70 e '80.
Scrive la giudice a pag.69/70 che “ Si può ritenere ormai del tutto superata
la discussione sulla dipendenza dalla asbestosi dalla esposizione ad’amianto
mentre rimangono dubbi soprattutto in ambito clinico sulla derivazione del
mesotelioma dallo stesso agente nocivo”. E ancora. “La durata
dell’induzione o latenza minima è più difficilmente individuabile e l’unico
elemento che
incontra un significativo consenso è l’affermazione che per
determinare l’inizio dell’induzione si deve far riferimento alla prima – e
quindi più risalente – esposizione ad amianto. Incontra un significativo
consenso anche l’affermazione che, una volta terminata l’induzione le
esposizioni successive non hanno alcuna rilevanza nella storia del mesotelioma.
Diversamente è ancora molto dibattuta la questione relativa all’effetto
acceleratore che possono avere le cd “dosi cumulative”
In altre parole per la giudice sono rilevanti solo le prime esposizioni
quindi se i lavoratori sono stati contaminati nei primi anni di lavoro possono
tranquillamente continuare a lavorare con la fibra killer o i cancerogeni perché
il continuo avvelenamento è irrilevante.
Per motivare l’assoluzione la giudice si basa su alcuni principi a cui si
attiene il tribunale di Milano, che sono in contrasto con alcune recenti
sentenze della Corte di Cassazione. Ad esempio la Quarta Sezione della Corte di
Cassazione sui morti d’amianto alla Centrale Enel di Chivasso (To) e Turbigo
(Mi) che hanno condannato i dirigenti per la morte dei lavoratori affermando
che: “Il superamento, alla stregua della letteratura scientifica ormai
consolidata, della teoria della cd. dose killer non può che comportare, sul
piano logico, l’adesione all’ipotesi scientifica, avente fondamento
epidemiologico, secondo cui l’aumento della esposizione produce effetti nel
periodo di induzione e di latenza”. - Sentenza 4560/2018, III Sezione
Penale della Cassazione.
Dello stesso avviso anche La sentenza della IV Sezione Penale della Corte di
Cassazione del 18 maggio 2018 che ha confermato le condanne per i numerosi casi
di lavoratori deceduti per patologie derivanti dall’amianto presso la
Fincantieri di Monfalcone. Il segnale politico che sta dando il tribunale di
Milano è chiaro: questi processi non si devono più fare. Ma noi non ci
fermeremo, lo dobbiamo alle vittime e ai loro famigliari. Noi continueremo a
lottare finché non avremo giustizia e i responsabili di questo genocidio non
saranno fermati e puniti. Questo non riporterà in vita i morti e non guarirà il
dolore dei loro famigliari e dei malati ma senz’altro ne eviterà altri. Non si
può concedere l’impunità a padroni e manager con teorie antiscientifiche. Così
si afferma nella pratica che uccidere i lavoratori non è reato.
Milano, 28/12/2018
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel
Territorio,
Associazione Italiana Esposti Amianto Onlus
Medicina Democratica
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