Il comune di Novi Ligure nega l'assegno di maternità a mamma marocchina, ma il giudice lo condanna: "Atto discriminatorio"
La donna aveva presentato richiesta per due
figli, nati nel 2014 e 2016.
Il comune di Novi Ligure nega l’assegno di
maternità ma per i giudici è “un atto discriminatorio”. La corte d’appello di
Torino ha confermato la condanna del Comune ( già arrivata in primo grado) per
il suo comportamento e condannato l’Inps a pagare le somme dovute a una mamma
marocchina che aveva presentato domanda per ottenere il sostegno economico alla
nascita del primo dei suoi bambini. I soldi sono arrivati quattro anni dopo la
nascita del primo figlio, venuto al mondo il 28 agosto 2014.
La donna aveva presentato richiesta, infatti, qualche mese dopo la nascita del primo figlio, nel 2014, e del secondo, nel 2016, senza mai ottenere risposta dall’amministrazione comunale di centrosinistra che, semplicemente, aveva seppellito la sua richiesta sotto una montagna di pratiche.
La donna è rivolta agli avvocati dell’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione,
Alberto Guariso e Marta Lavanna. I giudici in primo grado avevano dato ragione all’Inps che aveva sostenuto di non dovere nulla alla mamma perché il suo ricorso era stato presentato dopo la scadenza dei termini di prescrizione. Quegli stessi magistrati, però, avevano già condannato nel merito il comune di Novi Ligure indicando la sua condotta come discriminatoria nei confronti di una donna di origine marocchina con un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Il Comune di Novi non si era mai opposto alla sentenza di primo grado ma i soldi non erano mai arrivati perché l’Inps, l’ente che avrebbe dovuto erogare le somme di denaro, si era rivolto ai magistrati della corte d’appello sostenendo che fossero ormai scaduti i termini. I magistrati torinesi però hanno confermato che quelle somme di denaro sono dovute e i termini di prescrizione al ricorso - previsti per le cause che riguardano l’indennità di malattia - non possono essere applicati.
Così i giudici hanno condannato l’Inps a pagare 1691 euro per il bambino anto nel 2016 e 1694 per quello nato nel 2014, somme di denaro che arrivano con grande ritardo rispetto al periodo in cui la donna le aveva richieste al Comune per prendersi cura dei bambini appena nati. Nella causa di primo grado erano tre le donne marocchine che si erano viste negare il permesso dal comune di Novi Ligure ma il tribunale di Alessandria che aveva giudicato la vicenda in primo grado si era espressa in modo contrario solo per una di loro perché le domande per l’assegno maternità erano più vecchie e soltanto per lei i giudici avevano dichiarato la prescrizione.
La donna aveva presentato richiesta, infatti, qualche mese dopo la nascita del primo figlio, nel 2014, e del secondo, nel 2016, senza mai ottenere risposta dall’amministrazione comunale di centrosinistra che, semplicemente, aveva seppellito la sua richiesta sotto una montagna di pratiche.
La donna è rivolta agli avvocati dell’Asgi, l’associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione,
Alberto Guariso e Marta Lavanna. I giudici in primo grado avevano dato ragione all’Inps che aveva sostenuto di non dovere nulla alla mamma perché il suo ricorso era stato presentato dopo la scadenza dei termini di prescrizione. Quegli stessi magistrati, però, avevano già condannato nel merito il comune di Novi Ligure indicando la sua condotta come discriminatoria nei confronti di una donna di origine marocchina con un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
Il Comune di Novi non si era mai opposto alla sentenza di primo grado ma i soldi non erano mai arrivati perché l’Inps, l’ente che avrebbe dovuto erogare le somme di denaro, si era rivolto ai magistrati della corte d’appello sostenendo che fossero ormai scaduti i termini. I magistrati torinesi però hanno confermato che quelle somme di denaro sono dovute e i termini di prescrizione al ricorso - previsti per le cause che riguardano l’indennità di malattia - non possono essere applicati.
Così i giudici hanno condannato l’Inps a pagare 1691 euro per il bambino anto nel 2016 e 1694 per quello nato nel 2014, somme di denaro che arrivano con grande ritardo rispetto al periodo in cui la donna le aveva richieste al Comune per prendersi cura dei bambini appena nati. Nella causa di primo grado erano tre le donne marocchine che si erano viste negare il permesso dal comune di Novi Ligure ma il tribunale di Alessandria che aveva giudicato la vicenda in primo grado si era espressa in modo contrario solo per una di loro perché le domande per l’assegno maternità erano più vecchie e soltanto per lei i giudici avevano dichiarato la prescrizione.
(Il Comune di Novi Ligure è in mano alla banda di Rocchino Muliere, del Partito Democratico, che si vanta di essere iscritto all'Anpi da quarant'anni. Fosse per me, che sono tesserato proprio lì, non gliela rinnoverei! dal corrispond. pc da Novi)
Torino, l'anagrafe di quartiere non fa carta d'identità agli egiziani: "Nomi troppo lunghi e difficili"
Il cartello avvisa: "Andate agli uffici
centrali".
Dopo le code e le file per la carta d’identità
elettronica, l’anagrafe torinese ha un nuovo problema: i nomi stranieri troppo
lunghi e "strani". Lo dice un cartello comparso sul muro dell’ufficio di via
Leoncavallo, in Barriera di Milano, uno dei quartieri dove la richiesta di
documenti da parte di cittadini di origine straniera è altissima. “Attenzione”,
si legge sul cartello destinato ai “cittadini egiziani che devono richiedere la
carta d’identità”. E poi si spiega: “non è possibile emettere la carta
d’identità in questo ufficio anagrafico in quanto, data la lunghezza di
caratteri dei nomi e cognomi, il programma computerizzato non prevede così tanti
caratteri e non la emette”. Il problema è tutto tecnico e non c’è ovviamente
nessun intento discriminatorio nel messaggio appeso all’ufficio di via
Leoncavallo, ma l’effetto è grottesco. E la figuraccia si aggiunge alle attese
eterne per ottenere i documenti di quest’estate e al sistema di pagamento per la
carta d’identità elettronica che - per un certo periodo - si poteva saldare
solo portando i contanti con le monetine giuste e contate.
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