Uno dei temi sarà l’emergenza sfratti cui i
comitati speravano che la giunta mettesse un freno
20/01/2017
torino
l’acqua pubblica a quelli contro gli sfratti, da chi sostiene l’occupazione dell’ex Moi a chi si occupa di rifugiati, dalle associazioni ambientaliste come Pro Natura a chi lotta contro il lavoro precario fino ai tanti nuclei nati per opporsi a progetti come Westinghouse, Parco Michelotti, Cavallerizza.
Hanno invitato tutti: sindaca, assessori, consiglieri comunali di ogni schieramento. Appendino ha già fatto sapere che non ci sarà. Ci sarà invece il suo vice, Guido Montanari, e il suo non sarà un compito facile: è lui l’ufficiale di collegamento con i movimenti; ed è lui, come assessore all’Urbanistica, ad aver portato avanti (seppure a malincuore) i provvedimenti più contestati: Zoom a Parco Michelotti, il centro congressi Westinghouse, la mancata de-cartolarizzazione della Cavallerizza. Per di più il Comune ha appena risposto picche alle mille firme raccolte per indire un referendum cittadino sul futuro della Cavallerizza.
«Al di là delle sensibilità di ciascuno», spiega Mariangela Rosolen dei comitati per l’acqua pubblica, ancora imbufaliti per l’extra dividendo chiesto (e non ottenuto) da Appendino sugli utili di Smat, «il punto è che viviamo tutti la stessa situazione: ascoltiamo messaggi rassicuranti dagli assessori e dai consiglieri Cinquestelle quando li incontriamo, ma non vediamo fatti e azioni conseguenti». Vale per l’acqua pubblica, vale per quei provvedimenti che il Movimento, dopo aver contestato per anni, una volta arrivato in Sala Rossa ha approvato, e vale per quel che ci si aspettava e non c’è stato. «Il trend in termini di sfratti è rimasto purtroppo invariato, competiamo per un triste primato», scrive il coordinamento Sistema Torino che ha organizzato l’incontro. Oppure, «vogliamo definitivamente liberare Palazzo di Città da lavoratori pagati in voucher?». E ancora, basta dare la priorità alla cultura dei grandi eventi e basta flirtare con i poteri (si rimprovera alla sindaca la visita a Mirafiori di lunedì).
Una piattaforma spigolosa per la giunta e soprattutto i consiglieri Cinquestelle che da quegli ambienti provengono, ma che non convince tutti. Ci si aspetterebbe di vedere in prima fila persone come Ugo Mattei, giurista, “papà” dei beni comuni e convinto sostenitore di Appendino al ballottaggio. Invece no: «Non mi va di associarmi al coro dei delusi, credo sia presto per giudicare. Ci vuole tempo per padroneggiare un Comune come Torino, per di più dopo vent’anni di governo del Pd». Vero, ma i movimenti vivono il senso di una rivoluzione promessa e finora incompiuta. «Questa amministrazione ha dimostrato anche coraggio», dice Mattei. «È uscita dall’Osservatorio Tav, ad esempio. Certo, mi sarei aspettato un piglio più deciso sui veri centri di potere, che sono le fondazioni ex bancarie e le aziende partecipate, ma non credo sia giusto dare giudizi definitivi dopo appena sei mesi».
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