La Cina con il suo Libro Bianco,
di qualche giorno fa, che dichiara quali sono le priorità nell’area
Asia-Pacifico, conferma la sua volontà di imperialismo in espansione che ha come
necessità quella di affermare proprio in questa area la sua forza, rendendola
di fatto una specie di fortezza inattaccabile; si sta circondando, infatti, a
suon di miliardi di investimento di Paesi “amici”, tentando di sottrarli sempre
più all’influenza degli USA.
Le prime battute di Donald Trump,
la sua telefonata alla presidente di Taiwan con il riconoscimento di fatto
della sua “indipendenza” e il disconoscimento del lungo lavorio che ha portato
la Cina e
Taiwan ad un accordo definito “Consensus del 1992”, e la dichiarazione di “Tillerson, segretario di Stato in pectore” che “ha definito la politica di espansione cinese in quell’area inclusa l’estensione della parte insulare ‘in piena violazione delle leggi del diritto internazionale’” (v. Il Sole 24 Ore del 12 gennaio) hanno infuocato le relazioni tra i due Paesi. Naturalmente il rappresentante dell’imperialismo americano sa bene di cosa parla quando parla di “violazione delle leggi del diritto internazionale” visto che gli USA sono da sempre degli specialisti in questo.
Taiwan ad un accordo definito “Consensus del 1992”, e la dichiarazione di “Tillerson, segretario di Stato in pectore” che “ha definito la politica di espansione cinese in quell’area inclusa l’estensione della parte insulare ‘in piena violazione delle leggi del diritto internazionale’” (v. Il Sole 24 Ore del 12 gennaio) hanno infuocato le relazioni tra i due Paesi. Naturalmente il rappresentante dell’imperialismo americano sa bene di cosa parla quando parla di “violazione delle leggi del diritto internazionale” visto che gli USA sono da sempre degli specialisti in questo.
Da quando al governo di Taiwan c’è
infatti il partito Indipendentista la Cina ha fatto pressione su diversi paesi
affinché allentassero i rapporti commerciali con Taiwan che ha un’economica che
“perde colpi” come dice il Sole 24 Ore, visto che “gli investitori voltano le
spalle all’isola, anche eccellenti, come Alibaba”.
Di conseguenza, la tensione
generale nell’area (altamente strategica, dove transitano, non dimentichiamolo,
merci per circa 5.000 miliardi di dollari l’anno) che è già abbastanza tesa, si
aggrava. Tra l’altro rimane aperta la questione della disputa di alcune isole
con le Filippine e altri paesi…
La forza della politica cinese
nel Pacifico viene definita in questo modo da questo articolo del Sole: “…autoinvestitura
di Pechino a guidare le sorti dell’area gettando sui rapporti tra Nazioni
un’ombra politica ben precisa. L’Apec di
Lima, a novembre, si è rivelato un successo personale per il presidente Xi
Jinping che si appresta a bissare dal podio di Davos, la prossima settimana, al
World Economic Forum.” E ancora: “…la Cina, come una formica, si è messa
all’opera per creare questo nuovo modello, una
vasta trama di accordi bi o multilaterali, nuove istituzioni, summit
transnazionali dedicati al dialogo sulla sicurezza dell’area considerata, nel
passaggio iniziale, quella a più alto potenziale al mondo.”
Gli Stati Uniti a guida Trump,
dovranno continuare ad elaborare, nelle contraddizioni che avvinghiano i paesi
imperialisti in questa fase di profonda crisi mondiale, una propria strategia
per contenere/contrastare la Cina che anche con la produzione di questo Libro
Bianco dà l’impressione, come dice il giornalista del Sole: “che la Cina non
sia disposta a fare passi indietro rispetto a un’analisi e a una serie di
misure adottate o da adottare tutta, rigorosamente, Made in China.”
E tutto questo non fa che alimentare il vento della guerra anche in aree diverse da quelle attualmente martoriate dalla necessità di sopravvivenza e superprofitti dell'imperialismo.
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