Siamo i 1666 licenziati di Almaviva
Contact di Roma.
Secondo il Governo e la stampa dei suoi
amici padroni, saremmo noi i colpevoli del nostro stesso
licenziamento e non un’azienda che l’ha sempre voluto, che da
anni usa questa minaccia per intascare soldi e commesse pubbliche,
che da anni vessa i propri dipendenti e li mette gli uni contro gli
altri. Un’azienda che mentre chiude le sedi di Roma e Napoli
dove i lavoratori sono più anziani e le costano di più perché
hanno ancora dei diritti, non si fa scrupolo di delocalizzare in
Romania e chiedere ore di straordinario nelle sedi di Milano e
Rende.
L'accordo che Roma ha rifiutato, dopo
che il Governo ha fatto la mossa criminale di dividerla da Napoli
quando per mesi le vertenze avevano corso insieme, non interrompeva i
licenziamenti. Li avrebbe congelati per tre mesi, il tempo necessario
a farci accettare condizioni che avrebbero decurtato stipendi già
miseri, reso ancora più insopportabile la nostra vita lavorativa
vessandoci e umiliandoci. La verità è che l'azienda con la
complicità del governo è riuscita ancora una volta ad andare a
trattare sul costo del lavoro e sul controllo a distanza. Tutte
proposte avanzate dall’associazione padronale di categoria (ASSTEL)
per il rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti delle
telecomunicazioni e che i sindacati in quella sede hanno dichiarato
intrattabili!
Questo il bluff per guadagnare tempo,
che ha portato su Roma da un esubero di 918 persone alla chiusura del
centro di casal boccone con 1666 licenziamenti. Il bluff consiste nel
facilitare le aziende a cancellare la forza lavoro con più anzianità
contrattuale, permettendogli di approfittare con la politica sul
lavoro e con leggi inique di settore a vantaggio solo degli
imprenditori .
Questa è ormai storia. Una storia
purtroppo simile a tante altre nel nostro paese, in cui si
moltiplicano i ricatti ai danni dei lavoratori, costretti ad
accettare condizioni sempre più umilianti pur di portare a casa uno
stipendio. Questa volta però, nonostante le incertezze e i
tentennamenti che nessuno può non provare di fronte a situazioni
così tragiche, quando la scelta sembra essere quella tra la miseria
e il nulla, il copione è stato diverso dal solito: un accordo che
non salvava niente ma che campeggiava nei titoli dei giornali ancor
prima di essere approvato è stato rifiutato, facendo imbestialire i
cosiddetti salvatori della patria. All'improvviso siamo
diventati “irresponsaibili”, “masochisti”, quasi terroristi.
Perché così viene dipinto in questo paese chi non accetta di essere
un servo pur di lavorare.
Ora la nostra lotta va avanti, per
conquistare innanzitutto ammortizzatori sociali dignitosi. Ed è una
lotta che porteremo avanti tutti uniti perché al di là delle
divisioni passate noi ci sentiamo molto vicini, perché questa
situazione la viviamo sulla nostra pelle, a differenza di quelli che
hanno strumentalizzato le nostre incertezze e difficoltà, di quelli
che ci si sono gettati come sciacalli.
Ma soprattutto continua la lotta
per il rispetto della dignità di chi lavora. Per questo è il
messaggio che abbiamo voluto mandare a tutti i lavoratori,
disoccupati, studenti che vivono in questo paese: c'è un limite che
non vogliamo più superare, perché bisogna fermare a tutti i
costi questa corsa al ribasso che sta distruggendo i nostri diritti,
che sta impoverendo tutti noi per arricchire le tasche di pochi.
Per questo ci appelliamo a tutti i
lavoratori, a tutte le organizzazioni sociali e culturali di questa
città per manifestare con noi SABATO 21 GENNAIO alle 15.00
a Piazza della Repubblica. Perché sentiamo che la nostra
lotta è la lotta di tutti.
BASTA RICATTI, BASTA SFRUTTAMENTO!
Comitato 1666 ex Almaviva
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