Abbiamo analizzato in un numero speciale di proletari comunisti buona parte delle intenzioni e degli effetti della vittoria di Trump alle elezioni Usa, compreso quelli relativi al rapporto con Israele. Rimandiamo alla lettura di questo "Speciale".
L'imperialismo americano non cambia politica secondo il presidente di turno, se non nei particolari. L'analisi dettagliata di questi particolari e dei loro effetti è giusto il compito dei comunisti marxisti-leninisti-maoisti che vogliano realmente guidare politicamente i movimenti di lotta e di opposizione negli Usa e nel mondo. Chi anche nel nostro campo, in nome dell'equivalenza tra democrazia e fascismo, rinuncia a questa analisi e all'azione conseguente a questa analisi, lavorano non per la guida da parte dei maoisti della lotta rivoluzionaria ma per la loro separazione ed estraneità all'affermazione del maoismo nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
Tornando alla denuncia della stampa, che riportiamo, essa ci chiama sempre di più al sostegno della lotta del popolo palestinese e alla necessità che in esso vi sia una linea combattente contro lo stato nazisionista di Israele e l'imperialismo, così come contro tutte le classi dominanti arabe che nell'area conciliano con Israele e imperialismo.
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L’ambasciata Usa si sposta nella Gerusalemme Capitale Una delle promesse fatte da Trump la scorsa estate al Congresso dell’Aipac – la più grande organizzazione americana a sostegno d’Israele – è stata quella di spostare, una volta diventato presidente, l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo formalmente quest’ultima come Capitale d’Israele.
Trump sposta a Gerusalemme l’ambasciata Usa
a Stampa
L'imperialismo americano non cambia politica secondo il presidente di turno, se non nei particolari. L'analisi dettagliata di questi particolari e dei loro effetti è giusto il compito dei comunisti marxisti-leninisti-maoisti che vogliano realmente guidare politicamente i movimenti di lotta e di opposizione negli Usa e nel mondo. Chi anche nel nostro campo, in nome dell'equivalenza tra democrazia e fascismo, rinuncia a questa analisi e all'azione conseguente a questa analisi, lavorano non per la guida da parte dei maoisti della lotta rivoluzionaria ma per la loro separazione ed estraneità all'affermazione del maoismo nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse.
Tornando alla denuncia della stampa, che riportiamo, essa ci chiama sempre di più al sostegno della lotta del popolo palestinese e alla necessità che in esso vi sia una linea combattente contro lo stato nazisionista di Israele e l'imperialismo, così come contro tutte le classi dominanti arabe che nell'area conciliano con Israele e imperialismo.
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L’ambasciata Usa si sposta nella Gerusalemme Capitale Una delle promesse fatte da Trump la scorsa estate al Congresso dell’Aipac – la più grande organizzazione americana a sostegno d’Israele – è stata quella di spostare, una volta diventato presidente, l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo formalmente quest’ultima come Capitale d’Israele.
a Stampa
Il trasloco della sede da Tel Aviv alla Città Santa fa infuriare i palestinesi. Il futuro presidente nomina il suo consigliere Friedman
Nuovo ambasciatore e nuova ambasciata. Donald Trump, ancora prima di insediarsi alla Casa Bianca, manda segnali chiari su come sarà la sua politica in Medio oriente. Il magnate ha annunciato il nome del prossimo numero uno della diplomazia
Usa in Israele, l’avvocato David Friedman, ma soprattutto ha annunciato di spostare la sede americana da Tel Aviv a Gerusalemme, ovvero la città che Israele ha dichiarato propria capitale, senza il riconoscimento della comunità internazionale. La mossa, sgradita ai palestinesi e a tutto il mondo arabo, schiera apertamente la nuova Amministrazione su posizioni diverse da quelle di Obama.
Usa in Israele, l’avvocato David Friedman, ma soprattutto ha annunciato di spostare la sede americana da Tel Aviv a Gerusalemme, ovvero la città che Israele ha dichiarato propria capitale, senza il riconoscimento della comunità internazionale. La mossa, sgradita ai palestinesi e a tutto il mondo arabo, schiera apertamente la nuova Amministrazione su posizioni diverse da quelle di Obama.
L’amico fidato
Friedman, che è stato consigliere di Trump durante la campagna elettorale per gli affari Usa-Israele, ha
promesso di «lavorare instancabilmente per rafforzare l’indistruttibile vincolo tra i nostri due Paesi e far avanzare la causa della pace nella regione». Secondo Trump «le sue forti relazioni in Israele costituiranno le fondamenta della sua missione diplomatica e saranno uno straordinario asset per il nostro Paese mentre rafforzeremo i legami con i nostri alleati e ci batteremo per la pace in Medio Oriente» .
promesso di «lavorare instancabilmente per rafforzare l’indistruttibile vincolo tra i nostri due Paesi e far avanzare la causa della pace nella regione». Secondo Trump «le sue forti relazioni in Israele costituiranno le fondamenta della sua missione diplomatica e saranno uno straordinario asset per il nostro Paese mentre rafforzeremo i legami con i nostri alleati e ci batteremo per la pace in Medio Oriente» .
Le proroghe dell’ambasciata
All’inizio di dicembre Barack Obama aveva firmato una nuova proroga semestrale per l’ambasciata Usa a Tel Aviv. La proroga semestrale è ormai una consuetudine dai tempi della presidenza Clinton. In base al Jerusalem Embassy Act varato dal Congresso americano nel 1995, infatti, l’ambasciata Usa dovrebbe spostarsi da Tel Aviv a Gerusalemme, definita nel provvedimento `capitale indivisibile´ di Israele. Ma finora tutti i presidenti sono ricorsi alla loro autorità emanando decreti esecutivi che di fatto hanno bloccato l’entrata in vigore della legge.
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