Processo Olivetti, gli inquirenti: “Questo
è soltanto l’inizio”. In molti edifici la bonifica non è ancora stata
avviata
Il pm Laura Longo in una fase del processo ai
vertici dell’Olivetti per i dipendenti che si sono ammalati di
mesotelioma
giampiero maggio
IVREA
Palazzo Uffici uno), non è ancora stato eliminato e in alcuni casi presenta livelli preoccupanti.
Il lavoro dello Spresal
In 15 anni, dal 2000 ad oggi le vittime accertate, tra morti e ammalati, sono 85. Lo spiega, dal banco dei testimoni, nel corso della seconda udienza del processo Olivetti, Silvana Cerutti, medico e dirigente Spresal dell’Asl To4. E’ lei che ha seguito, passo dopo passo, l’intera inchiesta. Una mole di lavoro enorme, il suo, e che ora si trova sul tavolo del giudice, Elena Stoppini, chiamata a giudicare la posizione di 17 imputati, tra ex manager ed ex dirigenti dell’azienda, accusati di omicidio colposo in concorso e lesioni colpose in concorso. Eccole, le cifre che spaventano. «I primissimi casi sono stati riscontrati nel 2000 – spiega Cerutti -. Poi, negli anni successivi, tra il 2001 ed il 2003: 9 mesoteliomi, più due casi di cancro ai polmoni tra lavoratori che avevano avuto diverse mansioni in diversi stabilimenti. Successivamente, altri casi, tra il 2004 ed il 2015: 28 mesoteliomi, 35 casi di cancro maligni e 7 di tipo benigno. In totale 85 persone».
Olivetti bis ed Olivetti ter
Solo una parte di quelle 85 storie di ex lavoratori è confluita nel processo che è in corso. La Procura, infatti, sta chiudendo le indagini relative ad altre vittime e altri ammalati tra gli ex dipendenti dell’azienda. Sul tavolo del procuratore capo, Giuseppe Ferrando, e del mini pool di magistrati costitutito da Laura Longo e Francesca Traverso, ci sono altri due fascicoli denominati “Olivetti bis” e “Olivetti ter”. All’interno ci sono le storie di decine di ex lavoratori che sono stati a contatto con le fibre d’amianto, dal talco contaminato da tremolite, all’asbesto presente nelle strutture. Per il momento le accuse sono a carico di ignoti. A breve, però, la Procura chiuderà le indagini e individuerà gli indagati seguendo lo stesso principio adottato nel corso del processo in corso.
Le indagini
La documentazione dei pm è corposa. Ci sono testimonianze dirette, tra ex lavoratori e famigliari delle vittime, dipendenti e migliaia di carte ottenute spulciando negli archivi storici della Olivetti. Cerutti, dal banco dei testimoni, ha ripercorso le fasi di 15 anni di indagini. Ha citato documenti relativi al talco contaminato e alle infrastrutture e agli stabilimenti in cui i lavoratori sono venuti a contatto con l’asbesto. Dall’udienza emergono passaggi noti dell’inchiesta, come lo scambio di corrispondenza tra l’Olivetti e il Politecnico sulla pericolosità del talco; ma anche passaggi nuovi, relativi alla centrale termica, dove il via vai di lavoratori è stato continuo fino al 2005. «Qui – dice Cerutti – abbiamo trovato strutture e parti in amianto degradate». Come in molti cunicoli di molti stabilimenti dismessi.
Processo per l'amianto all'Olivetti, il giorno dei due testi superstiti
Il dibattimento riprende oggi in tribunale a Ivrea
E' implicita nell'urgenza di ascoltare le testimonianze di Bruna Luigia P. e Pierangelo B.F, alla riapertura del processo per le vittime dell'amianto all'Olivetti, la forza drammatica della storia che sarà giudicata da qui all'autunno dal tribunale di Ivrea. Sono le due persone sopravvissute all'inesorabile malattia da amianto, ultime di un gruppo di quattordici per le quali sono sotto processo diciotto ex dirigenti dell'azienda - compresi i vertici da Camillo Olivetti a Carlo De Benedetti, da Roberto Colaninno a Corrado Passera -, accusati di omicidio colposo e lesioni per non aver messo al riparo i lavoratori dall'esposizione alla fibra killer.
La donna e' stata impiegata dal 1971 al 1999 negli uffici e li' ha inalato le particelle di amianto presenti in intonaci e controsoffitti, prima che l'azienda nel 1987 rivelasse la presenza dell'asbesto negli edifici; l'uomo ha lavorato alla catena di montaggio delle macchine per scrivere dal 1963 all''80, dove ha respirato il micidiale talco a base di tremolite che serviva a rendere maneggevoli i componenti. Di quella polvere a base di fibre di amianto l'azienda ha iniziato a parlare solo a partire dal 1981 e a sostituirla cinque anni dopo.
Le loro storie - i particolari dei ricordi, la routine di giornate di lavoro in una azienda che tutti consideravano sicura - saranno ascoltate subito perche' entrambi sono a uno stadio avanzato della malattia e potrebbero non sopravvivere ancora a lungo. Se si perdesse altro tempo potrebbe accadere come per tutte le altre vittime che sono state ascoltate dai magistrati durante le indagini ma la loro testimonianza non ha valore nel processo perchè non l'hanno resa davanti al Tribunale e il giudice Elena Stoppini, ha respinto la richiesta del pubblico ministero Laura Longo di leggerle in aula per dare voce a tutte le vittime, anche quelle che non possono più essere presenti.
In questo processo che procede a tappe forzate, del quale sono già state programmate quasi trenta udienze, e' in programma per oggi la testimonianza anche di Silvana Cerutti, medico e dirigente del Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro (Spresal) della Asl dove si e' lavorato scientificamente all'esame dei casi selezionati come vittime certe da esposizione all'amianto.
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