“Com’è possibile” si chiede il
giornalista nell’articolo pubblicato ieri dall’edizione nazionale del
quotidiano La Repubblica “che proprio in quella fabbrica modello, in quel luogo
guardato dalla sinistra come il faro del capitalismo dal volto umano, com’è possibile
che proprio lì ci si sia potuti ammalare di amianto?”
“Una prima risposta” dice il
giornalista “prova a darla Federico Bellono, segretario della Fiom, che a Ivrea
è nato e cresciuto: “Ci siamo cullati nell’idea della differenza, che qui una
cosa del genere non sarebbe potuta accadere. E adesso che è accaduta c’è la
tendenza a non parlarne troppo”.
Già questa risposta dice chiaramente come la pensano i sindacalisti alla Bellono sul capitalismo, sui padroni, ma ancora più esplicita è la risposta che dà Alberto Mancini della Uilm: “Abbiamo sempre gestito la Olivetti insieme: azienda, sindacati e Comune. Sfilarsi adesso e costituirsi parte civile conto i dirigenti sarebbe ipocrita”. Quindi pienamente e consapevolmente corresponsabili (come all’Ilva di Taranto…) e che per questo dovrebbero stare sul banco degli imputati e invece…
Già questa risposta dice chiaramente come la pensano i sindacalisti alla Bellono sul capitalismo, sui padroni, ma ancora più esplicita è la risposta che dà Alberto Mancini della Uilm: “Abbiamo sempre gestito la Olivetti insieme: azienda, sindacati e Comune. Sfilarsi adesso e costituirsi parte civile conto i dirigenti sarebbe ipocrita”. Quindi pienamente e consapevolmente corresponsabili (come all’Ilva di Taranto…) e che per questo dovrebbero stare sul banco degli imputati e invece…
L’unica “coerenza” del
responsabile della Uilm sta nel fatto che, al contrario della Fiom, loro non si
costituiscono parte civile!
- - L’Inail ha individuato 14 malati di mesotelioma e ha denunciato i verti Olivetti dagli anni ’70 ai ‘90
- - A ottobre 2015 sono stati rinviati a giudizio 18 tra presidenti e amministratori delegati
- - L’11 gennaio è partito il processo. Sfileranno, oltre ali imputati, 134 testimoni in 23 udienze
Processo per l'amianto
all'Olivetti, il giorno dei due testi superstiti
(da La Repubblica)
Il dibattimento riprende oggi in tribunale a Ivrea
Il dibattimento riprende oggi in tribunale a Ivrea
25 gennaio 2016
E' implicita nell'urgenza di ascoltare le testimonianze di Bruna Luigia P. e Pierangelo B.F, alla riapertura del processo per le vittime dell'amianto all'Olivetti, la forza drammatica della storia che sarà giudicata da qui all'autunno dal tribunale di Ivrea. Sono le due persone sopravvissute
all'inesorabile malattia da amianto, ultime di un gruppo di quattordici per le quali sono sotto processo diciotto ex dirigenti dell'azienda - compresi i vertici da Camillo Olivetti a Carlo De Benedetti, da Roberto Colaninno a Corrado Passera -, accusati di omicidio colposo e lesioni per non aver messo al riparo i lavoratori dall'esposizione alla fibra killer.
E' implicita nell'urgenza di ascoltare le testimonianze di Bruna Luigia P. e Pierangelo B.F, alla riapertura del processo per le vittime dell'amianto all'Olivetti, la forza drammatica della storia che sarà giudicata da qui all'autunno dal tribunale di Ivrea. Sono le due persone sopravvissute
all'inesorabile malattia da amianto, ultime di un gruppo di quattordici per le quali sono sotto processo diciotto ex dirigenti dell'azienda - compresi i vertici da Camillo Olivetti a Carlo De Benedetti, da Roberto Colaninno a Corrado Passera -, accusati di omicidio colposo e lesioni per non aver messo al riparo i lavoratori dall'esposizione alla fibra killer.
La donna e' stata impiegata dal
1971 al 1999 negli uffici e li' ha inalato le particelle di amianto presenti in
intonaci e controsoffitti, prima che l'azienda nel 1987 rivelasse la presenza
dell'asbesto negli edifici; l'uomo ha lavorato alla catena di montaggio delle
macchine per scrivere dal 1963 all''80, dove ha respirato il micidiale talco a
base di tremolite che serviva a rendere maneggevoli i componenti. Di quella
polvere a base di fibre di amianto l'azienda ha iniziato a parlare solo a
partire dal 1981 e a sostituirla cinque anni dopo.
Le loro storie - i particolari
dei ricordi, la routine di giornate di lavoro in una azienda che tutti
consideravano sicura - saranno ascoltate subito perche' entrambi sono a uno
stadio avanzato della malattia e potrebbero non sopravvivere ancora a lungo. Se
si perdesse altro tempo potrebbe accadere come per tutte le altre vittime che
sono state ascoltate dai magistrati durante le indagini ma la loro
testimonianza non ha valore nel processo perchè non l'hanno resa davanti al
Tribunale e il giudice Elena Stoppini, ha respinto la richiesta del pubblico
ministero Laura Longo di leggerle in aula per dare voce a tutte le vittime,
anche quelle che non possono più essere presenti.
In questo processo che procede a
tappe forzate, del quale sono già state programmate quasi trenta udienze, e' in
programma per oggi la testimonianza
anche di Silvana Cerutti, medico e dirigente del Servizio prevenzione e
sicurezza negli ambienti di lavoro (Spresal) della Asl dove si e' lavorato
scientificamente all'esame dei casi selezionati come vittime certe da
esposizione all'amianto.
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