Conclusioni – PCM Italia
Noi non pensiamo che questo meeting debba avere una conclusione, anzi
pensiamo che debba continuare e che esso ha o meno avuto successo se continua e
come continua. Noi abbiamo fatto molti meeting e da tutti abbiamo tratto
importanti elementi di avanzamento, ma da questo meeting non è questo tipo di
avanzamento che vogliamo. Non si tratta di fare gli Atti che poi restano nelle
pubblicazioni del nostro movimento. Chiaramente gli Atti ci saranno, la
cooperazione dei p organizzatori e la vs permetterà entro un mese di avere gli
Atti. E questa volta gli atti sono particolarmente importanti perché il tipo di
svolgimento non ha permesso di seguire bene tutto quello che si è detto, anche
se nella sostanza abbiamo capito tutti. Ed è importante che ci sia una comune
visione di cosa significa e cosa può significare questo meeting. I maoisti
europei, si sono riuniti in un momento storico particolare.
In generale quando ci siamo incontrati altre volte è stato per meeting di
sostegno alle guerre popolari, compito fondamentale e discriminante per
definirsi maoisti. Questa volta invece ci siamo incontrati per
sostenere noi stessi, per costruire le condizioni per lo sviluppo dei p maoisti nei pi e per tradurre in piani e azioni tutto quello che ci siamo detti.
sostenere noi stessi, per costruire le condizioni per lo sviluppo dei p maoisti nei pi e per tradurre in piani e azioni tutto quello che ci siamo detti.
Ognuno nel suo paese, naturalmente. Questo è l'aspetto principale. Ma oggi
non siamo nelle condizioni di considerare questo tutto il nostro lavoro. Lo
stadio di sviluppo dei partiti maoisti nei paesi imperialisti non permette a nessuno
di fare da sé.
Non si tratta di costruire un coordinamento, non è questo il problema
principale. È qualcosa di meno e di più, è un aiutarsi per intraprendere la
strada giusta. Questo meeting in qualche maniera questa strada la indica. Noi
stessi nel nostro intervento non abbiamo voluto nascondere le nostre critiche –
che contengono anche elementi autocritici. Nello stesso tempo, come non
accogliere con estremo interesse l'intervento che i compagni della Germania
hanno fatto. Andare avanti su questa strada è l'elemento decisivo.
Come non valutare poi con estremo interesse l'intervento dei compagni
filippini, chi conosce nostro lavoro, sa quanto difficile sia convincere i partiti
che conducono la guerra popolare nei paesi oppressi della necessità della guerra
popolare nei paesi imperialisti, e noi sappiamo per esperienza quanto questo
sia difficile. Noi consideriamo la presenza dei partiti dei paesi oppressi dall'imperialismo
nei paesi imperialisti, quasi un ostacolo, perché non viene riconosciuto il
valore universale della guerra popolare e della sua validità di applicazione.
Ad esclusione del PCP, nel nostro lavoro abbiamo sentito molte volte i partiti
che conducono le guerre popolari dire che le guerre popolari nei paesi
imperialisti non erano possibili.
È chiaro che la guerra popolare nei paesi imperialisti è una tappa e anello
storico fondamentale ed è chiaro che nei paesi imperialisti devastati dal
revisionismo e da tutte le forme di opportunismo, i maoisti conseguenti sono
soli contro tutti e quindi hanno bisogno del supporto ideologico, politico e forse
qualcosa in più dei partiti che conducono le guerre popolari. Le masse però
spingono questi partiti in direzione delle guerre popolari. Le due colline
stanno lavorando nella stessa direzione, la rivolta delle banlieues, da un lato,
e lo stato di emergenza dall'altro.
Quest’ultimo è solo uno stato di emergenza temporaneo – Hollande come un disperato
vuole modificare la costituzione perché sia per sempre. I socialisti non
cambiano mai natura, sono i macellai della socialdemocrazia tedesca che ci
hanno ucciso Rosa Luxemburg e Karl Liebknecth. Questo muoversi delle 2 colline,
sia pure non in contemporanea, ci spinge obiettivamente in direzione di
costruire il partito come forza combattente nel cuore dei paesi imperialisti in
direzione della guerra popolare. E per questo abbiamo bisogno del sostegno del
movimento comunista internazionale e delle sue espressioni più avanzate. Questa
tappa fotografa i maoisti che si fanno più seri, più determinati nel cercare la
strada effettiva e per trasformarsi.
I compagni tedeschi dicevano i partiti comunisti di Italia e Francia devono
ricostituirsi, noi parliamo di conclusione del processo di costituzione, di
nuovo inizio, di trasformazione. Stiamo parlando della stessa cosa? Forse. Per
il futuro, parleranno le azioni. È di questa sana dialettica che hanno bisogno
i partiti comunisti MLM. Questo non perché è un dover essere dei maoisti, ma perché
è la situazione storica concreta delle masse proletarie e popolari. Noi
dobbiamo bandire il pessimismo. L'imperialismo che alza la voce e anche le
armi, non lo fa perché sta vincendo, ma perché sta perdendo, non è perché si sente
forte ma perché si sente debole.
Repubblica porta un reportage dal quartiere Chans, a 100 Km da Parigi, che
è il primo paese dove c'è il coprifuoco, ma la foto che pubblica il giornale è
che c'è il coprifuoco ma i giovani camminano, dalle macchine che passano dicono
“ci lanciano i sassi”, nonostante la polizia abbia perquisito ieri 200 appartamenti.
E lo stesso sta accadendo in altri quartieri.
Questo è il pane dei maoisti. Chiaro, se non si ha una posizione ideologica
determinata ed un'analisi corretta non lo possono fare. Ma è l'azione, il loro
agire che è il fattore dinamico della situazione. Su questo però, evidentemente,
alcune questioni sui maoisti vanno dette. I maoisti devono guidare le masse,
non solo appoggiare e raccontare. La guida dei maoisti è il problema dei maoisti,
la guerra popolare è guerra delle masse, non si sfugge da questo problema, la guerra
popolare si impara a fare facendola. Evidentemente, su queste questioni occorre
capire se i maoisti stanno dicendo la stessa cosa quando usano gli stessi
termini. E questo è il momento per vedere se così è.
Noi maoisti italiani vorremmo che questo meeting andasse in questa
direzione. La sfida della borghesia e del suo stato di emergenza deve essere
raccolta. Non può essere tutto chiaro e poi comincia. Mao ci insegna 2 cose:
una contro l'opportunismo e l'altra contro l'altra forma dell'opportunismo.
“… la guerra rivoluzionaria è un
antidoto che non solo elimina il veleno del nemico, ma libera anche noi da ogni
impurità. Ogni guerra giusta, rivoluzionaria, è dotata di una forza enorme e
può trasformare molte cose o aprire la strada alla loro trasformazione.”
(Mao, Sulla Guerra di Lunga Durata”, 1938)
“ Creare disordini, fallire, creare
ancora disordini, fallire ancora, fino alla loro disfatta; questa è la logica
degli imperialisti e di tutti i reazionari del mondo nei confronti della causa
popolare; essi non andranno mai contro questa logica. È una legge marxista.
Quando diciamo che l’imperialismo è feroce, intendiamo che la sua natura non
cambierà mai e che gli imperialisti non deporranno mai il loro coltello da
macellaio, che non diverranno mai dei Buddha fino alla loro disfatta. Lottare,
fallire, lottare ancora, fallire ancora, lottare ancora, fino alla vittoria;
questa è la logica del popolo e anch’esso non andrà mai contro questa logica.
Anche questa è una legge marxista. La rivoluzione del popolo russo ha seguito
questa legge e così ha fatto la rivoluzione del popolo cinese. (Mao, “Abbandonate le illusioni, preparatevi alla
lotta”, 14 agosto 1949)
Per questo l'azione è importante, perché noi abbiamo bisogno di sbagliare!
Noi abbiamo bisogno di dare un seguito a questo meeting e non fra 10 anni.
Io mi auguro di non dover celebrare più anniversari, senza che tutto il movimento
comunista, principalmente maoista, possa effettivamente trovarsi ad uno stadio
superiore, che faccia incontrare e unire partiti che hanno iniziato la guerra popolare.
Partiti che nelle rivolte proletarie ci siano già stati e abbiano realizzati
dei risultati. Perché noi non pensiamo che si debbano mitizzare le rivolte.
Mao ci insegna che nel popolo ci sono cose buone e no, nelle lotte del
popolo. E segnala che gli errori, le sconfitte del popolo devono essere
criticate.
“Abbiamo detto che i difetti del
popolo vanno criticati, ma, facendolo, occorre essere veramente sulle posizioni
del popolo e partire dal desiderio ardente di proteggerlo ed educarlo. Trattare
i compagni come nemici vuol dire porsi sulle stesse posizioni del nemico.” (Mao,
Discorsi alla Conferenza di Yenan, magio 1942).
Ma possiamo farlo se noi stessi siamo educati alla scuola della guerra, perché
non possiamo pensare che ci sia un'altra scuola. La grande rivolta delle
banlieues nel 2005 è stato per i maoisti più un banco di prova negativo che
positivo. Siamo orgogliosi per averle sostenuto, di aver mandato compagni, ma
non è questo l'argomento principale. Le rivolte sono state una verifica in
negativo non positiva. Per i cialtroni opportunisti di Voie Proletarienne non
abbiamo nulla di cui lamentarci, ma rispetto al nostro popolo abbiamo molto da
lamentarci. Per questo non possiamo ripetere lo stesso cammino.
Il cammino della guerra popolare richiede un cambiamento del nostro cammino.
E su questo penso che i compagni presenti siano d'accordo e che le cose che
diciamo servano soprattutto a noi stessi, che fanno parte di quella specie di
aiuto reciproco di cui i maoisti hanno bisogno per marciare lungo la strada che
qui abbiamo enunciato insieme. L'unica questione è che i tempi non sono quelli
da tavolino.
Se noi guardassimo alle nostre forze attuali, numericamente e
politicamente, diremmo che non c'è gioco. Ma non è così. Noi dobbiamo modificare
questo stato ideologico e pratico e lo dobbiamo fare ora, o almeno
intraprendere questo tipo di cammino, saperci misurare secondo la logica di
difensiva strategica. Noi la direzione di marcia comune la dobbiamo verificare
subito. E non certo per indicare nuove scadenze o costruire nuovi meeting. Noi
dobbiamo piuttosto pensare all'anniversario della Comune di Parigi, 18 marzo, come
l’occasione per dare un segno.
Sappiamo che questo in ogni paese va fatto, ma sappiamo anche che ci sono
paesi che sono un crocevia di quello che va fatto. Per ragioni che sono sotto
gli occhi di tutti, la Francia è uno dei questi paesi. Se riusciamo a trovare
il modo affinché il nostro lavoro vada avanti, questo meeting sarà servito e
può essere il 'nuovo inizio' purtroppo frase abusata e anche noi su questo non
siamo proprio innocenti.
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