Quello che segue
è lo scritto che ci è arrivato da un dirigente del Si.cobas,
evidentemente il responsabile per l'attività a Brignano. Polemizzare
con queste posizioni lontane dalla lotta di classe, dalla lotta come
strumento di emancipazione, di potere e di organizzazione per i
lavoratori, non è un esercizio piacevole ma è necessario. Lo
facciamo perché, quanto viene espresso, è lo specchio di quanto da
più di due mesi, nel silenzio totale, viene praticato a Brignano nel
nome del Si.cobas.
"Buon giorno, sono Luca del S.I. Cobas,
riscontro la comunicazione in merito alla situazione a Brignano, innanzitutto sono a
richiedere la vostra piattaforma di rivendicazione per comprendere la
situazione e le criticità all'interno di quel magazzino."
Durante le
mobilitazioni di ottobre, un'assemblea generale, presenti gli
iscritti di allora (compresi quelli che per primi nelle settimane
successive sono usciti dallo Slai cobas sc, per entrare nel Si.cobas,
ha approvato la rivendicazione di garanzie occupazionali certe per
tutti i lavoratori presenti nel magazzino di Brignano. Posizione che
il giorno dopo il primo incontro in prefettura, concluso senza
risultati su questo fronte, è stata 'formalizzata' in un comunicato
(era il 31 ottobre), per rilanciare lo stato di agitazione, come
deciso in precedenza.
Mobilitazioni che
hanno ripreso forza dopo aver affrontato problemi seri, come la
diffida e l'allontanamento di due ex iscritti (passati al
Si.cobas) che minacciavano un delegato perché organizzava gli
scioperi.
Da ottobre e per tutta la lotta, fino a questi giorni, con decine e decine di comunicati, volantini, lettere alle istituzioni, sempre rese pubbliche, abbiamo più volte ribadito le nostre rivendicazioni. Come mai il rappresentante del Si.Cobas chiede ora di conoscere la nostra piattaforma?
Da ottobre e per tutta la lotta, fino a questi giorni, con decine e decine di comunicati, volantini, lettere alle istituzioni, sempre rese pubbliche, abbiamo più volte ribadito le nostre rivendicazioni. Come mai il rappresentante del Si.Cobas chiede ora di conoscere la nostra piattaforma?
"Alimentare polemiche non giova a
nessuno, però è necessario ricordare che qualche anno fà il S.I.
COBAS aveva evidenziato che quei lavoratori avevano delle buste paga
irregolari, peraltro le hanno tutt'ora, si era proposto di aumentare
il personale in quanto non ammettiamo che un lavoratore prevalichi il
tetto massimo delle ore di lavoro consentite per legge e facciamo
particolare attenzione alla sicurezza. Detto questo giova precisare
che a quel tempo siamo stati infamati e lo Slai cobas per il
sindacato di classe ha continuato a mantenere le stesse situazioni
economiche e lavorative che ultimamente ha voluto denunciare."
Prendiamo atto
che quando fa comodo, chi scrive, è informato.
In ogni caso, sui
fatti di allora ci sono gli scritti di allora, che invitiamo a
rileggere. Nessuna infamia, solo la verità. È stata una manovra, respinta, sulla quale avete fatto calare il silenzio. Il
problema è che è comodo stare zitti sperando che le tutto venga
dimenticato. Ma questa volta non va così.
"Ora, a mio avviso, non conviene
dividere i lavoratori perchè sappiamo bene chi ne gioverebbe."
Ci vuole coraggio
per scrivere queste parole. Avete tentato di dividerli nel 2011, ci
siete riusciti nel 2015. E non ci riferiamo alle tessere che avete
conquistato, ma al fatto che passando alla vostra organizzazione
questi lavoratori hanno rotto l'unità di lotta con gli altri passando nell'altro campo.
Da due mesi fanno
i crumiri dando forza alla cooperativa, e soprattutto al padrone
ITALTRANS, che ha preso la direzione del magazzino per piegarlo e
ricondurlo alla normalità degli altri suoi magazzini. Stipendi
bassi, furti sulle ore di straordinario, maggiorazioni inesistenti,
cottimo esasperato, condizioni di lavoro pericolose per la salute e
la sicurezza, ricatto per il posto di lavoro.
E non a caso al
centro dello scontro oggi c'è la garanzia per il posto di lavoro
dopo che dal 2011 questi lavoratori hanno vinto per ben due volte,
respingendo dei cambi appalto organizzati per farli fuori (tipo
Basiano per intenderci)
"Le informazioni che fin ora mi sono
arrivate riguardano degli scioperi per capricci dei delegati dello
Slai, ovviamente devo ricevere ulteriori riscontri per confermare
questa ipotesi; ho sollecitato una riunione con gli iscritti alla
nostra O.S. per fare chiarezza sulla situazione e il mio obbiettivo è
quello di diminuire le ore massime di lavoro e successivamente
puntare ad unico (max due) fornitore all'interno dell'appalto Agorà,
insomma regolarizzare questa situazione in delirio."
Lo stile
burocratico che accompagna questi argomenti fa rabbrividire. Ormai i
mesi di lotte quotidiane sono diventati tre, sono stati licenziati 3
operai, 11 devono rispondere a pericolose lettere di contestazione,
un verbale dell'Asl ha certificato violazioni di ogni tipo sulla
sicurezza, (ispezioni che abbiamo ottenuto scioperando e presidiando
ASL e DTL mentre gli iscritti al Si.cobas garantivano la produzione
lavorando), e pressioni e intimidazioni non si contano contro i nostri
iscritti.
Contro tutto
questo ci battiamo tutti i giorni, 'è la nostra piattaforma di
lotta', ma questo rappresentante del Si.Cobas usa, come un padroncino qualsiasi, la
parola 'capricci dei delegati' (mostrando anche
la considerazione verso oltre 100 lavoratori che compatti aderiscono)
Prima non si è mai
accorto di nulla, non si è mai chiesto perché loro fanno i
crumiri durante gli scioperi, e dopo tre mesi, ora che la questione
comincia ad uscire pubblicamente, vuole 'regolarizzare questa
situazione di delirio' con una 'riunione degli iscritti'!!
In ogni caso,
quelli che chiama fornitori (come nel contratto nazionale di
Cgil Cisl Uil, un pò come qualcuno cominciò un tempo a chiamare i
lavoratori "risorse umane", ma la forma purtroppo per lui è contenuto)
ovvero le false cooperative, nel magazzino sono già due.
"I nostri delegati sono stati avvisati
che se il loro intento è quello di fare un numero spropositato di
ore di lavoro, saranno ritenuti in contrasto con le idee della nostra
O.S."
In ritardo anche
su questo terreno, visto che oltre a lavorare attivamente durante
tutti gli scioperi, si stanno dividendo le ore di straordinario che
hanno tolto a tutti gli iscritti dello Slai cobas, gestendo la
suddivisione di queste ore con la cooperativa.
"Per quanto riguarda tutta la situazione
vi chiedo di illustrarmi i vari punti di criticità e le risoluzioni
proposte volte a stabilizzare in modo sereno le lavorazioni, tutto
ciò al fine di intraprendere un'azione congiunta per tutelare i
lavoratori a prescindere in quale O.S. sono organizzati, ovviamente
se anche questa volta verremmo infamati non esiteremo a interrompere
i contatti e la collaborazione che stiamo offrendo.
Da ultimo, Sebastiano La mera mi
conosce e poteva interessarsi del nostro pensiero molto prima, come
del resto lo avreste potuto fare a livello generale sindacale.
In attesa di ricevere copia dello stato
di agitazione, per intanto vi saluto.
Luca"
Arrivati a questo
punto, il finale si commenta da sè.
A parole e nei
fatti, sosteniamo e diffondiamo le lotte dei lavoratori. Solidarietà
e lotta di classe sono concetti che vivono nella pratica, che
definiscono la scelta di campo che ognuno di noi ha fatto.
Quando c'è una
lotta in corso, conta da che parte ci si schiera, non se si ha
ricevuto un invito ufficiale per partecipare. O peggio ancora, da che
parte vanno le tessere.
E i fatti, come
abbiamo riportato sopra, parlano.
Nessuna infamia,
solo una necessaria polemica, contro le posizioni sbagliate, con
spirito proletario. Per fare un passo in avanti, ed essere pù forti
contro i padroni.
Chi pensa che la
scelta di battersi contro i padroni, per altro per una rivendicazione
che è centrale per tutto il mondo della logistica, come quella delle
garanzie del posto di lavoro nei cambi appalto, possa essere chiamata
'offerta di collaborazione', calata dall'alto e subordinarla a
schermaglie burocratiche, saprà fare sicuramente tante tessere, ma
non potrà mai favorire l'avanzamento di un fronte sindacale di
classe.
Per lo slai cobas
sc
Sebastiano Lamera
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