Il Senato ha approvato in via definitiva il 9° decreto sull’Ilva con 157 i voti favorevoli, 95 contrari, e 3 astenuti.
"Il decreto Ilva, che il Governo aveva varato il 4 dicembre, così diventa legge e fissa alcuni punti fermi. Anzitutto la cessione delle aziende. Sono otto, Ilva compresa, quelle messe sul mercato, per le quali sino al 10 febbraio prossimo si possono presentare le manifestazioni di interesse. Dopo il 10 febbraio, via all'approfondimento specifico. Il timing della cessione prevede che le procedure siano effettuate entro fine giugno e i trasferimenti completati entro quattro anni. La legge inoltre offre all'Ilva una dote di 1,1 miliardi così divisa: 300 milioni sotto forma di prestito affinchè l'azienda governi la fase di transizione e provveda alla gestione corrente, stipendi compresi, e 800 milioni per la bonifica ambientale: i 300 milioni dovranno essere ridati i con gli interessi da chi acquisirà l'azienda e gli 800 restituiti da chi, al termine del processo penale in corso a Taranto, verrà riconosciuto responsabile del reato di disastro ambientale contestato dalla Procura.
Altro punto della legge è che rispetto al piano ambientale in vigore, il completamento delle prescrizioni di risanamento slitta di dieci mesi: da agosto 2016 a giugno 2017. Questo perchè si ritiene che chi, dopo giugno, gestirà l'Ilva presenterà un nuovo piano industriale ma anche ambientale (è in ballo la parziale riconversione del ciclo di produzione dal carbon coke al gas per tagliare ulteriormente le emissioni) e quindi gli si è dato più tempo. Soprattutto se ci saranno innovazioni di processo... l'indotto Ilva, stressato dalla crisi, per accedere al Fondo di garanzia e quindi avere nuovo credito, le imprese dovranno solo dimostrare che per due anni, anche non consecutivi, dopo il 2010, l'Ilva ha costituito almeno il 50 per cento del loro fatturato"
L'Ilva viene spezzettata e svenduta al "miglior offerente" - che nel caso concreto vuol dire a chi pagherà meno e subito - quindi viene spezzettata la forza contrattuale degli operai; le cessioni sono fatte anche per dare ai nuovi padroni solo ciò che fa profitto, scaricando ciò che è un costo, in primis una buona parte degli stessi operai e i loro diritti contrattuali e normativi, la sicurezza e la salute;
i lavori di risanamento - compreso soprattutto quelli più importanti per la salute (copertura parchi minerali, ecc.) - vengono rinviati a giugno 2017; ma soprattutto si lascia ai nuovi padroni la facoltà di derogare alla stessa Aia, presentando un loro piano di risanamento, compatibile con il loro piano industriale (cioè compatibile con la produzione per il profitto);
si stanziano pochissimi fondi - il grosso dei quali servirà solo per la gestione ordinaria fino alla svendita; con buona pace dei sempre più frequenti e gravi incidenti all'Ilva di Taranto che "cade a pezzi", in cui ogni giorno andare a lavorare è un "terno a lotto".
TUTTO IL DECRETO NON DICE UNA PAROLA SULLA SALVAGUARDIA POSTI DI LAVORO, SALARI, SICUREZZA.
Circa gli emendamenti passati alla Camera, SI CONFERMA IL NOSTRO COMMENTO DEL 16 GENNAIO 2015
"...Già dire nono decreto unisce farsa a tragedia. Ogni "soluzione" fatta dai decreti, ultimo questo, imbriglia sempre più la matassa, si fonda su 'sabbie mobili', vischiose e porta solo rinvii e nere illusioni sui problemi reali, mentre la situazione peggiora sempre più per operai e popolazione, sia sul fronte del lavoro che della salute, della sicurezza. MA PER OPERAI E POPOLAZIONE NON CI SONO DECRETI!
Gli emendamenti passati alla Camera non hanno cambiato la sostanza del decreto.
In realtà, si tratta in generale di punti che il governo Renzi già aveva deciso, come lo stanziamento di 800 milioni per il risanamento ambientale e le bonifiche; 300 milioni per gli stipendi e i fornitori.
Ma questi soldi andranno tutti per la gestione ordinaria in attesa della svendita dell'Ilva, sia perchè gli 800 milioni sono una miseria rispetto ai fondi necessari per risanamento e bonifiche (non dimentichiamo che la Todisco aveva quantificato in 8 miliardi il costo degli interventi - non fatti); sia perchè il governo stesso ha messo di fatto uno stop agli interventi più importanti (tipo copertura parchi minerali) dato che i nuovi padroni potranno cambiare l'Aia secondo il loro piano industriale.
Uno degli emendamenti riguarda le ditte dell'indotto, per cui è stato deciso, che per accedere alle garanzie del Fondo Pmi sarà sufficiente aver realizzato la metà del fatturato (e non più il 75%) grazie a commesse del gruppo siderurgico, in due anni anche non consecutivi successivi al 2010. Garanzie che potranno coprire fino all'80% dell'operazione finanziaria per un importo massimo di 2,5 milioni.
Ma non è chiaro - e non lo dicono nè il governo, nè le associazioni padronali - se verranno pagati tutti gli stipendi arretrati degli operai.
Su questo emendamento il M5S plaude. Ma di cosa può essere soddisfatto? Si tratta sempre del famoso 1,2 miliardi che come un araba fenice ogni tanto compare (ma solo nelle parole) e poi scompare, e che ognuno tira per proprio conto, dai sindacati, ai partiti e ora anche il M5S. Ma qualcuno ha quantomeno il senso del ridicolo?!
Infine un altra modifica è stata di riportata dal 60 al 70% l'integrazione salariale per la solidarietà dei lavoratori di Genova Cornigliano.
Ma, appunto, solo per i lavoratori di Cornigliano. Per quelli di Taranto, la cui copertura al 70% scade a marzo, ancora non si dice niente, in compenso però si aumentano i Contratti di solidarietà a più di 3500, chiamandoli ora "esuberi temporanei" - brutta parola che anticipa gli esuberi "definitivi"...
Nessun commento:
Posta un commento