lunedì 25 gennaio 2016

pc 25 gennaio - VENTI DI GUERRA: l’Italia di Renzi pronta alla guerra in Libia in accordo con gli Stati Uniti

I preparativi per la guerra in Libia del governo Renzi sono ad uno stadio molto avanzato, come si legge in questo articolo della Repubblica, in accordo con gli Stati Uniti che già da un po’ di tempo fanno pressioni per passare ai fatti, minacciando chiunque, governo italiano compreso, di darsi da fare, altrimenti attaccheranno comunque! Il governo italiano, quindi, per salvaguardare i propri interessi economici e geopolitici, prepara la distruzione di uomini e cose creando ulteriore terrore e sofferenza nelle popolazioni con la scusa della guerra al terrorismo e prova a farlo in sordina, non ne parla, e anche i cosiddetti mezzi di informazione ne parlano con difficoltà probabilmente per non disturbare il manovratore.
Il governo italiano moderno fascista e guerrafondaio, violando ancora una volta la stessa Costituzione ci porta alla guerra; contro questa guerra bisogna opporsi con ogni mezzo…

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"Libia, Italia pronta ai raid contro l'Is". Ecco il patto con gli Stati Uniti
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25 gennaio 2016

ROMA. "Ogni azione degli americani è concordata con noi". La sintesi che arriva da Palazzo Chigi dopo la
notizia dell'accelerazione dei piani d'attacco Usa in Libia svela la sostanza del "patto". "L'Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni dell'Onu". Per la prima volta, arriva la conferma a quello che ormai trapelava da troppi segnali convergenti. Il livello di minaccia militare dell'Is in Libia ha raggiunto una pericolosità insostenibile, tanto da spingere il premier Renzi a lasciarsi le mani libere per diversi scenari.
Vogliamo seguire una road map che è chiara, è nota a tutti ed è ragionevole, dicono fonti vicine al presidente del Consiglio, e che potrebbe dunque concretizzarsi nel giro di due, tre settimane. È una linea perfettamente concordata con gli Stati Uniti, che gli altri alleati conoscono perfettamente. Entro il 29 gennaio dovrebbe entrare in funzione il nuovo governo libico nato dalla mediazione Onu. Il premier Fayez Sarraj avrà un ministro della Difesa con cui elaborare i suoi piani, fare le sue valutazioni sul modo in cui combattere il terrorismo in Libia, e fare quindi le sue richieste alla comunità internazionale. La prima pista da esplorare - insistono al governo - è quella di una soluzione politica. Solo allora, quando ci sarà un'entità libica con cui fare i conti sul terreno, avrà senso avviare una campagna militare.
Il timore di Renzi era che attacchi "spot" in Libia contro il Califfato, condotti per colpire una base, una colonna di auto, potessero non essere risolutivi, ma attirare semplicemente altro terrorismo in Europa e magari anche in Italia. Un altro punto che viene sottolineato in queste ore dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal sottosegretario all'intelligence Marco Minniti è che "mentre si sta facendo di tutto per far nascere un tentativo di governo libico, azioni militari fuori controllo non farebbero che spaccare la società politica libica, portando sostegno all'Is: ogni 100 militanti eliminati ne arriverebbero altre migliaia".
Di questo l'Is è perfettamente al corrente: per questo sta allargando lo spettro delle sue attività militari (vedi attacchi a Ras Lanuf, offensiva su Sidra, minaccia verso il Sud). Secondo gli ultimi segnali lo Stato Islamico starebbe già preparando la difesa di Sirte, in cui si è prima infiltrato e poi "blindato" dal marzo del 2015. La città sul Mediterraneo è stata circondata da posti di blocco del Califfato; i miliziani hanno riportato indietro dai vari fronti aperti in questi giorni, mezzi blindati e anche artiglieria. Sono state intensificate le esecuzioni dei dissidenti, delle "spie" sospette di lavorare per Tripoli o Tobruk.
È probabile che nelle prossime ore, anche per attirarsi gli attacchi aerei degli alleati, l'Is proverà a mettere a segno, in Libia o in Europa, nuovi attacchi terroristici. E il richiamo dell'Is in Libia è tanto forte che da 48 ore l'Algeria ha lanciato un allarme sul flusso di giovani marocchini che starebbero provando ad attraversare i confini per entrare in Libia. Mentre sempre da Sirte arriva la conferma che alcune centinaia di abitazioni sono state sgombrate con la violenza dai miliziani: serviranno ad ospitare i nuovi combattenti islamici che arrivano da tutta l'Africa. Per fare della città che fu di Gheddafi la nuova Raqqa sul Mediterraneo, la nuova capitale del califfato.

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