Nella lettera che il Fatto.it pubblica, Naor Gilon
(nella foto) accusa che il movimento Bds "rappresenta un ombrello di copertura
sotto il quale si celano numerose organizzazioni radicali"
“Chi boicotta
Israele, boicotta se stesso”. Parole di Matteo Renzi alla Knesset (il
Parlamento israeliano), che Naor Gilon, ambasciatore di Israele in
Italia, ha ricordato al sindaco di Trieste Roberto Cosolini in una
lettera del 16 novembre, chiedendogli di “intervenire personalmente a ritirare
il patrocinio” al convegno internazionale “Palestina
tra diritti negati e prospettive future” (organizzato dalla Onlus Salaam ragazzi
dell’Olivo). Detto, fatto. La retromarcia di Cosolini è immediata: ordina
che sia rimosso il logo del Comune dai manifesti dell’evento, pur
mantenendo sala e fondi. Ma stavolta, un’istanza di accesso agli atti (da parte
della stessa Salaam), ha consentito di prendere visione della lettera integrale
dell’ambasciata, che ilfattoquotidiano.it pubblica.
“Hanno legami con
i terroristi” - Presente, tra i relatori, Stephanie Westbrook,
attivista per i diritti umani impegnata nella sezione italiana del movimento Boicottaggio
Disinvestimento Sanzioni (Bds). E proprio il Bds sembra il vero obiettivo
dell’ambasciata. Si legge infatti nella lettera che “rappresenta un ombrello di
copertura sotto il quale si celano numerose organizzazioni radicali” e, tra gli
attivisti Bds “decine di organizzazioni legate a gruppi come Hamas e il Pflp,
due gruppi armati inseriti nella lista delle organizzazioni terroriste
degli Usa e dell’Ue”. Rimuovere il patrocinio, dunque, “come peraltro hanno
fatto altre istituzioni in occasione di denunce simili da parte mia per
impedire che un movimento fanatico come il Bds usi il nome del Comune di
Trieste per promuovere odio e fanatismo“. La
replica del Bds - Alle accuse gravi e prive di fondamento che
hanno intimidito la giunta triestina replica Westbrook su Il Piccolo:
“Il ricorso (di Israele, ndr) a mezzi calunniosi e intimidatori dimostra che
non ha argomenti”. Per questo, il “Comune di Trieste ha perso una grande occasione
per partecipare e contribuire a un importante dibattito”. E la vera pietra
dello scandalo, dice Westbrook a ilfattoquotidiano.it, è che “il Comune si sia sottomesso
in modo accondiscendente ai contenuti della lettera dell’ambasciatore, facendo
passare un messaggio fuorviante e mendace contro un movimento che si fonda sul
diritto internazionale”. Nella replica Westbrook scrive che “ci sarebbe
voluto poco per sapere che il Bds è un movimento non violento lanciato
nel 2005 da 170 organizzazioni della società civile palestinese”, che “si
ispira all’analogo movimento contro l’apartheid in Sudafrica” e che tra
i suoi sostenitori più attivi conta l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu,
il premio Pulitzer Alice Walker o Roger Waters dei Pink Floyd. In realtà, a Trieste il Bds era noto - Nel
novembre del 2013 la sezione Bds-Trieste chiese e ottenne dall’assessore Umberto
Laureni (ambiente) di bloccare gli affari con la ditta israeliana Sodastream
per i distributori pubblici dell’acqua. Sodastream si trovava illegalmente sui
territori palestinesi occupati (secondo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la
Corte Internazionale di Giustizia e tutte le istituzioni europee) e per questo
è un obiettivo del boicottaggio. Stando alla relazione presentata al Congresso
Usa (sull’impatto del Bds) da Daniel Birnbaum, amministratore delegato
dell’azienda, sono andati persi contratti per 70 case dell’acqua per milioni di
euro, “a causa del Bds e della reazione del Comune di Trieste”. La giunta, era
la stessa.
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