L'Unione
Europea. dopo la procedura di infrazione aperta verso l'Italia a
settembre 2013 per le violazioni ambientali dell'Ilva, ora mette nel
mirino i finanziamenti affluiti in più tranche all'azienda dell'acciaio.
Per la Commissione europea, che ha inviato a Palazzo Chigi la sua
lettera di contestazione, le risorse date all'Ilva sono aiuti di Stato e
quindi inammissibili.
Nessuna sorpresa
L'altolà di Bruxelles era nell'aria. Già qualche mese fa Federacciai rivelò come in sede Eurofer i concorrenti dell'Ilva avessero affilato le armi. In tempi più recenti, poi, vari movimenti, tra Cinque Stelle, Verdi e ambientalisti, hanno chiesto alla Ue di intervenire perché le iniziative del Governo contrastavano con le regole della stessa Unione. Che dopo aver acceso un faro sull'Ilva, adesso ha compiuto il primo passo formale in attesa di chiarimenti da Roma.
Le mosse del Governo
Sia il Governo che i commissari dell'Ilva sapevano che Bruxelles sarebbe scesa in campo. D'altra parte, non a caso nell'ultimo decreto legge, quello che il Senato comincerà ad esaminare nella seconda metà di gennaio, i 300 milioni dello Stato all'Ilva sono messi sotto forma di prestito che chi acquisirà l'azienda a giugno dovrà poi restituire con gli interessi. In questo modo il Governo ha voluto lanciare alla Ue un doppio messaggio: la temporaneità del prestito e il ritorno dell'Ilva sul mercato con una data già fissata. Ma questo non è bastato a fermare Bruxelles che contesta a Roma sia i 300 milioni ultimi, che le altre misure finanziarie adottate per l'Ilva. Infatti vanno considerati nel conto anche i 400 milioni di prestito garantito dallo Stato inseriti nella legge 20 dello scorso marzo, e gli ulteriori 800 milioni, sempre con la formula del prestito garantito dallo Stato, previsti nella legge di Stabilità.
Ma quale battaglia sull'ambiente - le affermazioni e i decreti di Renzi sono serviti finora al massimo per pagare gli stipendi e a parlare di bonifica, sempre spostata in avanti nell'inizio e nella fine. Per la Ue, si è in presenza di aiuti di Stato. Per il Governo, invece, si tratta di interventi indispensabili per la bonifica ambientale dell'Ilva.
Intanto il 5 febbraio si torna in aula col maxi/processo
Il 5 febbraio ripartirà a Taranto l'udienza preliminare davanti al gup dopo che il processo in Corte d'Assise è stato «azzerato». È stato un errore formale riscontrato dalla Procura a bloccare tutto (in Assise si erano già svolte le prime udienze) e a far tornare il processo al gup. Ci si è accorti che nel verbale d'udienza mancava il nome del difensore d'ufficio che il 23 luglio scorso ha assistito una serie di imputati che, quel giorno, non avevano in aula il proprio legale di fiducia. Il nome dell'avvocato d'ufficio è invece presente nel provvedimento del rinvio a giudizio del gup. Per la Procura, quest'anomalia inficia la regolarità del processo. Si riparte daccapo quindi. E anche con un nuovo gup, Anna De Simone, in quanto il precedente, Wilma Gilli, si è già espressa sulle richieste di rito abbreviato avanzate da parte di alcuni imputati.
Nessuna sorpresa
L'altolà di Bruxelles era nell'aria. Già qualche mese fa Federacciai rivelò come in sede Eurofer i concorrenti dell'Ilva avessero affilato le armi. In tempi più recenti, poi, vari movimenti, tra Cinque Stelle, Verdi e ambientalisti, hanno chiesto alla Ue di intervenire perché le iniziative del Governo contrastavano con le regole della stessa Unione. Che dopo aver acceso un faro sull'Ilva, adesso ha compiuto il primo passo formale in attesa di chiarimenti da Roma.
Sia il Governo che i commissari dell'Ilva sapevano che Bruxelles sarebbe scesa in campo. D'altra parte, non a caso nell'ultimo decreto legge, quello che il Senato comincerà ad esaminare nella seconda metà di gennaio, i 300 milioni dello Stato all'Ilva sono messi sotto forma di prestito che chi acquisirà l'azienda a giugno dovrà poi restituire con gli interessi. In questo modo il Governo ha voluto lanciare alla Ue un doppio messaggio: la temporaneità del prestito e il ritorno dell'Ilva sul mercato con una data già fissata. Ma questo non è bastato a fermare Bruxelles che contesta a Roma sia i 300 milioni ultimi, che le altre misure finanziarie adottate per l'Ilva. Infatti vanno considerati nel conto anche i 400 milioni di prestito garantito dallo Stato inseriti nella legge 20 dello scorso marzo, e gli ulteriori 800 milioni, sempre con la formula del prestito garantito dallo Stato, previsti nella legge di Stabilità.
Ma quale battaglia sull'ambiente - le affermazioni e i decreti di Renzi sono serviti finora al massimo per pagare gli stipendi e a parlare di bonifica, sempre spostata in avanti nell'inizio e nella fine. Per la Ue, si è in presenza di aiuti di Stato. Per il Governo, invece, si tratta di interventi indispensabili per la bonifica ambientale dell'Ilva.
Intanto il 5 febbraio si torna in aula col maxi/processo
Il 5 febbraio ripartirà a Taranto l'udienza preliminare davanti al gup dopo che il processo in Corte d'Assise è stato «azzerato». È stato un errore formale riscontrato dalla Procura a bloccare tutto (in Assise si erano già svolte le prime udienze) e a far tornare il processo al gup. Ci si è accorti che nel verbale d'udienza mancava il nome del difensore d'ufficio che il 23 luglio scorso ha assistito una serie di imputati che, quel giorno, non avevano in aula il proprio legale di fiducia. Il nome dell'avvocato d'ufficio è invece presente nel provvedimento del rinvio a giudizio del gup. Per la Procura, quest'anomalia inficia la regolarità del processo. Si riparte daccapo quindi. E anche con un nuovo gup, Anna De Simone, in quanto il precedente, Wilma Gilli, si è già espressa sulle richieste di rito abbreviato avanzate da parte di alcuni imputati.
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