Perché
siamo qui
a
10 anni dal disastro ferroviario di Bolognina di Crevalcore
che ha
causato 17 morti, tra cui 5 ferrovieri, e oltre 20 feriti
La
linea era a binario unico, la nebbia fitta, un solo macchinista alla
guida, accanto il capotreno, la cabina di guida col famigerato pedale
"a uomo morto". Niente "ripetizione dei segnali in
macchina" e Sistema di Controllo della Marcia del Treno (SCMT),
che avrebbero sicuramente evitato il disastro.
Dal 2003 riduzione del personale e trasformazione, per ridurre i tempi, dell'incrocio con fermata in "incrocio volante". Assenza delle tavole distanziometriche rifrangenti per segnalare l'approssimarsi di un semaforo che poteva essere rosso. Proprio per l'arretratezza della linea, prima Bolognina era una stazione vera con capostazione e alla guida dei treni 2 macchinisti. Per la frequentissima nebbia si usavano i petardi per avvisare di un semaforo rosso. Tagli senza misure tecnologiche di "compensazione" per evitare un prevedibile "errore umano". Questi i fatti, per difetto, perché a leggere tutti gli atti non si può che gridare: strage annunciata, perché tutte le condizioni si sono poste affinché non fosse evitata!
Dal 2003 riduzione del personale e trasformazione, per ridurre i tempi, dell'incrocio con fermata in "incrocio volante". Assenza delle tavole distanziometriche rifrangenti per segnalare l'approssimarsi di un semaforo che poteva essere rosso. Proprio per l'arretratezza della linea, prima Bolognina era una stazione vera con capostazione e alla guida dei treni 2 macchinisti. Per la frequentissima nebbia si usavano i petardi per avvisare di un semaforo rosso. Tagli senza misure tecnologiche di "compensazione" per evitare un prevedibile "errore umano". Questi i fatti, per difetto, perché a leggere tutti gli atti non si può che gridare: strage annunciata, perché tutte le condizioni si sono poste affinché non fosse evitata!
Ma
il PM chiede l'archiviazione: è solo grazie all'intervento dei
ferrovieri e dei loro Rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza
(Rls) che fanno opposizione, forte e circostanziata (che viene
accolta), denunciano i fatti, presidiano le udienza e si presentano,
con l'Orsa Emilia Romagna, come unica parte civile, e la
‘partita’ si riapre.
Siamo
qui perché quella di
Crevalcore, del maggio 2009 (solo un mese prima del disastro
ferroviario di Viareggio del 29 giugno che ha causato 32 Vittime) è
una sentenza esemplare
che serve all'oggi: tutto il procedimento aveva dimostrato le
gravissime omissioni, le rimozioni, le "evidenze", ma il
giudice stabilisce che il disastro è da attribuirsi all'errore umano
del macchinista Vincenzo di Biase e assolve tutti gli imputati,
pugnalando ancora al cuore i familiari di tutte le Vittime; ma non
può negare che le responsabilità vanno estese al "sistema
ferroviario" nel suo complesso. Non ne trae però le
conseguenze, perché avrebbe messo in discussione tutta l'attuale
struttura economico-sociale. Questa contraddizione, che lorsignori
hanno dovuto risolvere,
non si sarebbe espressa se i ferrovieri non si fossero mobilitati.
Siamo
qui perché questo
10° anniversario è un appuntamento da non perdere, visto le
sentenze susseguitesi nell'ultimo periodo (l'elenco è per difetto):
-
la sentenza Thyssen krupp, dell'aprile scorso, con cui è stata
annullata la sentenza della Corte d’Appello di Torino (che aveva
già ridotto le pene derubricando l'omicidio da doloso a colposo): il
nuovo processo deve rideterminare, ovviamente a ribasso, le pene
degli imputati;
-
la sentenza di 2° grado de L’Aquila che assolve i membri della
Commissione grandi rischi che una settimana prima del terremoto, che
provocò 309 Vittime, aveva rassicurato la popolazione che non vi era
alcun pericolo;
-
la sentenza Eternit del 19 novembre, con l'assoluzione definitiva per
prescrizione del reato di disastro ambientale del miliardario Stephan
Schmidheiny, imputato di oltre 3.000 morti da amianto. Annullati
anche i risarcimenti per le parti civili;
-
la sentenza ‘Marlane’: a dicembre, il Tribunale di Paola assolve
i 12 imputati, tra cui il presidente Marzotto, responsabili dei 107
operai morti alla Marlane di Praia a Mare (Cs);
-
sempre il Tribunale di Paola, a dicembre, ha assolto tutti gli
imputati nel processo per la megadiscarica Montedison di Bussi che ha
avvelenato 700.000 persone, reato prescritto perché derubricato da
doloso a colposo.
Come
per il processo di Crevalcore, in ognuno di questi procedimenti la
mobilitazione ha contato e ha condizionato i Tribunali fino
a un certo punto,
come per l'Eternit e la Thyssen, con le sentenze "storiche"
di 1° grado, o la Marlane di Praia a Mare.
Ma
"alla fine dei conti" il "sistema" non può
essere messo in discussione: il sistema del profitto, che deve avere
i suoi caduti, che devono essere fatti collettivamente ingoiare come
naturali,
perché il progresso, dicono, non si può fermare. La logica del
profitto prevale su tutto e i Tribunali riconoscono questo dominio.
Siamo
qui perché la nostra
esperienza, le riflessioni e la comprensione a cui ci ha portato, ci
ha ancora più convinto che come lavoratori, come cittadini, non
possiamo delegare a questi Tribunali la tutela della vita, della
sicurezza e della salute. La storia, l’esperienza e la realtà
hanno dimostrato che non ce lo possiamo permettere. Queste sentenze
assolvono i responsabili delle morti e del disastro ambientale e
condannano chi opera in prima persona per questi beni fondamentali
della collettività, come le due sentenze-vergogna (del 4 giugno 2013
del giudice del Tribunale di Lucca, Luigi Nannipieri, e del 17 luglio
scorso del presidente del Tribunale della Corte di Appello di
Firenze, Giovanni Bronzini, coadiuvato dai giudici Gaetano Schiavone
e Simonetta Liscio) che hanno confermato il licenziamento del
ferroviere Riccardo Antonini, “accusato” di aver violato
l’obbligo di fedeltà a Moretti, Elia, Soprano, rinviati a giudizio
per la strage ferroviaria di Viareggio.
Ma
questi giudici sono coscienti che siamo di fronte a 32 Vittime
(bambini, ragazze, uomini e donne) e a numerosi feriti di cui alcuni
ne porteranno le conseguenze per tutta la vita?
Non
dobbiamo fermarci di fronte alle "loro" sentenze di parte,
ma dobbiamo organizzarci, denunciare e mobilitarci perché la tutela
della vita dei lavoratori e dei cittadini, non può essere nelle mani
di chi ha deliberatamente deciso di stare dalla parte dei potenti.
Siamo
qui perché vogliamo
"riaprire la partita", perché neghiamo la "loro"
logica del primato dell'economia sulla salute, dell'impresa, del
mercato e del profitto sul primato del bene collettivo: la vita e la
sicurezza.
Di
fronte all’evidenza che questo Stato, prima o poi, assolve padroni
e manager, sta a noi cogliere ogni occasione per riaprire la partita.
I tempi sono cambiati in peggio per i senza-potere, sono sempre più
le sentenze contro di loro ed allora
dobbiamo far sì che i tempi cambino anche per i poteri forti,
impuniti ed assolti da questi Tribunali.
Vogliamo
dirlo a tutti voi attraverso le parole della presidente
dell'Associazione dei familiari delle vittime del 29 giugno 2009 "Il
mondo che vorrei": “…
vorremmo che la strage
di Viareggio, come ogni altro assassinio sul e da lavoro, non venga
dimenticata, non rimanga impunita e non accada mai più un altro “29
giugno” e per far sì che ciò avvenga è necessario mobilitarsi,
organizzarsi e lottare, essere noi i protagonisti senza delegare
niente a nessuno, lottare per la sicurezza nei luoghi di lavoro e sul
territorio per la difesa della salute di tutti. E' necessario,
affinché ciò avvenga, che noi familiari ci si “apra” e si sia
al vostro fianco,
ma occorre
anche essere coscienti che la lotta per la sicurezza, la salute, la
vita è soprattutto nelle vostre mani, nelle mani del movimento dei
lavoratori ".
7
gennaio 2015
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