Cgil Puglia - sfaceli, ammanchi, ruberie, abusi... sindacalisti sempre a caccia di soldi, poltrone e posti di lavoro per sè e per la famiglia... Ne
conosciamo alcuni anche noi
Terremoto nella Cgil Forte vuole
lasciare
BARI - Prima il caso della Camera del Lavoro di Bari, dove
nel 2012 era stato trovato un buco importante.Poi quello simile, ma meno
grave, di Foggia. Quindi l'ammanco da un milione di euro scoperto nelle
casse dello Spi, i pensionati,su cui indaga la Procura.
Ma a fronte
all'ultimo caso di «opacità» nella Cgil pugliese, chiuso stavolta con il
«perdono»
della commissione nazionale di garanzia, il segretario regionale
Gianni Forte ha detto basta.
Poco prima di Natale harassegnato le
dimissioni: e così oggi, nel sindacato, c'è ufficialmente un
problema
Puglia.Forte, 58 anni, è un sindacalistadi lunghissimo corso. Ex segretario
a Taranto,
dal novembre 2008 è segretario generale regionale con piglio
decisionista e con una forte impronta di modernizzazione e trasparenza. In
questi anni ha gestito decine di vertenze delicate ma anche,
lontano dai
riflettori, una serie di grandi emergenze interne. Come quella che nel 2012,
a Bari, è costata il postoal segretario Piero Colonna: l'acquisto di una
mega-sede per la Camera del Lavoro
e una serie di spese e stipendi
generosi avevano creato un buco nel bilancio. Per sistemare le cose, Forte
volle Pino Gesmundo, proprio l'uomo che oggi vieneconsiderato in pole
position per prendere il suo posto.
Ma lo scandalo più grosso è quello
scoppiato nel 2013 intorno allo Spi, la potente organizzazione dei
pensionati.
La Cgil pugliese ha 320mila iscritti, di cui 160mila sono
pensionati: un enorme polmone finanziario che garantisce circa700mila
euro l'anno. Una verifica interna, partita da una squadratura sui
conti
correnti di appena 25mila euro, ha permessodi scoprire un buco da un
milione, scavato
con centinaia di prelevamenti in contanti da 4-5mila euro
ciascuno sui conti della
categoria. La Cgil è intervenuta silurando il
segretario Vincenzo Valentino, la sua responsabile amministrativa e la
responsabiledell'organizzazione. Forte, raccontano in Cgil, avrebbe
preferito chiudere
la vicenda con la restituzione dei soldi, invece
la segreteria nazionale dello Spi gli ha imposto di presentare una denuncia
da cui è partito il fascicolo di indagine su cui ora sta lavorando la
Finanza.
A far traboccare il vaso, a quanto si racconta, è stato però il caso
della Fillea di Taranto.
Il segretario regionale aveva dispostola
sospensione per 6 mesi del segretario generale
Antonio Stasi, a quanto pare
per una questione di stipendi e indennità non dovute.
I fatti risalgono al
2013. Ma poche settimane fa la commissione nazionale di garanzia ha
sconfessato
Forte: non nella forma(Stasi, a quanto pare, è stato destinato a
Matera), quanto nella sostanza.
Il caso degli «emolumenti ad personam», ha
scritto la commissione nazionale, in Puglia sarebbe una abitudine
consolidata. Una sorta di «così fan tutti» che il segretario generale
-
assolutamente estraneo ai fatti - ha considerato un insulto personale. E
dopo aver chiesto a Roma
la verifica sui bilanci dellasegreteria
pugliese (verifica conclusa senza rilievi), Forte ha rassegnato
le
dimissioni.L'interessato, però, smentisce e non vuole commentare le
decisioni relative
al caso Stasi. «Sono regolarmente al
lavoro. Dimissioni? È in corso - dice al telefono - una discussione interna
al sindacato. Essendo una questione ancora aperta,non mi sembra il caso
di parlarne».
Eppure è un fatto che per il 7 gennaio sia già stato
convocato il comitato direttivo della Cgil pugliese:
dovrà decidere proprio
se e quando andare a
congresso.
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