Centralinista perde la voce, la procura indaga per lesioni il manager del call center
L'azienda nel documento di valutazione dei rischi professionali non aveva indicato la "cordite cronica" tra quelli possibili
In passato la procura di Torino si era già occupata di un caso di "disfonia" da usura della voce per ragioni professionali. E prima dell'esplosione del fenomeno call-center - servizi clienti, numeri verdi, promozioni di ogni sorta - la categoria a rischio era quella degli insegnanti, anche loro costretti a parlare ininterrottamente per molte ore di seguito, e ad alta voce. Perché davanti a un uditorio. I professionisti della voce telefonica rientravano nella categoria a rischio da cosiddetto tecnostress. Quello ben raccontato nel film di Paolo Virzì "Tutta la vita davanti". Ora invece, con sempre maggior frequenza, negli ambulatori specialistici capitano gli operatori di call-center. Ed ecco che anche le patologie delle corde vocali diventano, per la categoria, malattia professionale.
"Sono stata assunta nel 2003 in un primo call-center e per nove anni ho sempre fatto la telefonista per conto di una società di servizi. Ho parlato fino allo sfinimento" aveva detto la donna in medicina del lavoro alle Molinette al manifestarsi dei primi sintomi. E il medico scriveva: "pericoloso esaurimento vocale" che potrebbe provocarle conseguenze permanenti, se non addirittura degenerare in patologie più gravi. Il suo timore, allora, era la perdita cronica della voce, anche per la paura di non poter più lavorare. Sono trascorsi due anni e la sua triste vicenda si intreccia ora con quella dell'azienda Voice-Care che nel frattempo ha chiuso ogni linea e dalla quale nessuno chiama più.
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