Regione Lombardia paga 268mila
euro all’ex assessore in carcere per mafia
Domenico Zambetti, arrestato per voto di scambio con
la 'ndrangheta, ha già ricevuto la liquidazione per i 12 anni passati in
Consiglio al Pirellone. La notizia emerge da un colloquio intercetato in
carcere. di Fabio Abati | 5 aprile 2013
E adesso ai
lombardi tocca pure pagare la buonauscita a Domenico
Zambetti, l’ex assessore regionale della Lombardia, rinviato a giudizio con la
pesantissima accusa di voto di scambio con la ‘ndrangheta. Ammonta ad una cifra di poco
superiore ai 260mila euro: 268 mila per l’esattezza, quanto la Regione
Lombardia – e quindi il contribuente – ha liquidato all’ex assessore alla
Casa della giunta di Roberto Formigoni, rinviato a processo con rito
immediato assieme ad altre 17 persone, alcune delle quali accusate di essere
contigue all’organizzazione criminale calabrese. Quindi 268mila euro per tre
legislature. Un tesoretto che Zambetti ha accumulato durante la sua attività al
Pirellone e che la Regione non poteva esimersi dal liquidargli. La notizia la
si apprende dalla bocca del diretto interessato, l’ex assessore, che è stato
intercettato durante la sua detenzione presso il carcere di Opera su richiesta
di Giuseppe D’Amico, il pubblico ministero della Direzione distrettuale
antimafia di Milano, che ha condotto le indagini e ordinato l’arresto di
Zambetti il 10 ottobre scorso. D’Amico aveva richiesto l’acquisizione di queste
intercettazioni quali fonti di prova; alcuni avvocati avevano però sollevato
una serie di eccezioni e solo di recente il giudice s’è pronunciato, ammettendo
nell’ambito del procedimento, le trascrizioni delle parole di Zambetti,
registrate nella sala colloqui del carcere di massima sicurezza alle porte di
Milano. Il 5 gennaio scorso alle ore 10 e 15 del mattino l’ex assessore sta
dialogando con la convivente, Mara Grazioli, la figlia Simona nonché il genero
Francesco Stoccoro. Di questa intercettazione il personale dei carabinieri in
forze al Nucleo investigativo di Milano non fa una trascrizione letterale, ma
un riassunto che riporta successivamente nel brogliaccio da consegnare in
Procura. Ecco cosa scrivono i militari: “Dopo i saluti Mara Grazioli riferisce
a Zambetti che sono arrivati i suoi documenti della pensione dalla Regione
Lombardia. Come fine rapporto di lavoro, a Domenico Zambetti gli hanno
conteggiato duecentosessantotto (268.000 euro, ndr). Nel corso della
conversazione Mara precisa che ha avvisato l’avvocato di verificare che non ci
siano blocchi in tal senso”. Fonti interne confermano a ilfattoquotidiano.it
che la cifra dovuta all’ex assessore alla Casa, come “trattamento di fine servizio”
è stata liquidata a inizio 2013. Domenico Zambetti fu eletto per la
prima volta al Pirellone come consigliere nel 2000, col gruppo “Cristiano
Democratici Uniti – Partito Popolare Europeo”; da quel momento non ha mai
interrotto la sua attività in Regione, arrivando quindi al terzo mandato.
L’ultimo, nel 2012, è quello sotto accusa, per il quale Zambetti è imputato di
aver acquistato 4 mila voti dalla ‘ndrangheta, in cambio di 200 mila euro in
contanti, di assunzioni e promesse di appalti. Come lasciato intendere dalle
parole dell’ex assessore, l’economato della Regione avrebbe potuto opporre
eccezione legale alla liquidazione di quanto dovuto. Ma il diretto interessato
non era intenzionato a tirare i remi in barca: in fondo era suo diritto avere
quei soldi, perché la legge regionale parla chiaro. In un’intercettazione
registrata a Opera a inizio dicembre 2012, per la precisione il giorno 5,
Zambetti sbotta: “Questi pensano che… Gli faccio un culo come… Questo coglione
(si riferisce a qualcuno che stava seguendo la pratica per lui nrd),
ieri gli ho fatto l’elenco, deve andare in Regione! Adesso la pensione la
modificheranno…” Successivamente – come riassume il personale addetto
all’ascolto – “Zambetti prosegue il discorso sugli anni di contributi
pensionistici, sul suo vitalizio, sulla sua liquidazione, di circa 240 mia euro
per tre legislature…” una cifra calcolata per difetto, come abbiamo
visto.
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