Processo Eternit, la difesa si appella a sentenza Enel per smontare le accuse
Tre dirigenti furono assolti in base a un’interpretazione secondo cui la rimozione dolosa di cautele
non può ritenersi consumato se non da una certa data in avanti,
cosa che potrebbe portare al proscioglimento degli imputati La difesa della Eternit si
affida a una sentenza della Corte d’appello di Torino per
smontare, in tutto o in parte, la tesi dell’accusa: è il colpo
di scena che ha caratterizzato, oggi, la ripresa del processo
nelle maxi aule del Palazzo di Giustizia subalpino. La
sentenza in questione è quella che lo scorso novembre ha
assolto tre dirigenti dell’Enel di Chivasso dall’imputazione
di omicidio colposo per il decesso, dovuto al contatto con l’amianto, di alcuni lavoratori.
Le motivazioni sono state depositate il 26 febbraio e, oggi, sono state illustrate dall’avvocato Matteo Mangia, il legale di una delle società della galassia Eternit chiamate in causa come responsabili civili, la Amindus: la sua tesi è che sulla scorta del ragionamento seguito dai giudici, i quali avevano applicato una innovativa interpretazione dei loro periti, il reato di rimozione dolosa di cautele non può ritenersi consumato se non da una certa data in avanti, cosa che potrebbe portare al proscioglimento degli imputati.
«I contenuti di quella sentenza - ha commentato il procuratore Raffaele Guariniello - ci sono noti e li abbiamo già in parte esposti nella requisitoria. La Corte torinese si era basata su una decisione della Cassazione risalente al 2010 ma ormai sconfessata da sei sentenze successive»
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