Giovedì 14 al tribunale di Melfi la giornata era cominciata bene.
Data l'importanza dell'udienza – ultima comprensiva della sentenza – la Fiom aveva organizzato un presidio all'esterno ed era presente Maurizio Landini, che la sera prima a Rionero aveva fatto la presentazione del libro scritto da uno dei tre licenziati Giovanni Barozzino.
Vi era una presenza di più di 50 operai e operaie Sata, delegati Fiom della Sata, ma anche un gruppo di delegati dalla Fiat di Pomigliano, una delegazione degli operai licenziati della fabbrica Cutolo di Rionero, la voce solidale tramite striscione dell'”isola dei cassintegrati”.
Da Taranto, vi era la nostra delegazione di proletari comunisti e slai cobas per il sindacato di classe, unica presenza stabile e riconosciuta anche nelle altre udienze, le cui locandine, affisse in tutto il piazzale del Tribunale indicavano la nostra attività, oltre l'iniziativa a Melfi anche il presidio a Torino di sabato 16. Avevamo portato inoltre volantini, materiali, soprattutto il giornale 'proletari comunisti' con una pagina sul piano Fiat e denuncia del sistema Ergo Uas a Melfi, gli opuscoli 'speciale Fiat', presi da pressoché tutti i lavoratori, delegati Fiom presenti (chiaramente hanno subito destato l'attenzione anche della Digos, verso cui però un tentativo di prendersi copia di giornale e opuscolo è stato immediatamente e fermamente stoppato).
I tre operai licenziati hanno come sempre apprezzato la nostra presenza e ringraziato. Con loro, abbiamo concordato che, utilizzando anche l'uscita del libro di Giovanni Barozzino sulla Fiat “Ci volevano con la terza media”, organizzeremo per l'autunno a Taranto una loro venuta.
Questa volta era possibile assistere al processo, dove erano in corso le arringhe finali degli avvocati dei 3 operai licenziati e della Fiat. Al di là delle parole degli avvocati Fiat, che nel merito si aggrappavano sugli specchi facendo di fatto arringhe politiche, era la loro stupida protervia, arroganza, distanza abissale dalla realtà della fabbrica che soprattutto appariva e che questi esprimevano anche fisicamente.
Il giudice, Amerigo Palma, con motivazioni tecnico-legali non aveva accettato il deposito di un ultima documentazione presentata dai tre licenziati, in particolare una illuminante intercettazione aziendale, pubblicata anche dalla stampa locale, da cui emerge evidente la provocazione orchestrata contro Barozzino, Lamorte e Pignatelli. All'inizio questo non è apparso immediatamente negativo, in quanto si pensava che il giudice avesse accumulato abbastanza prove per respingere il ricorso Fiat. Purtroppo non è stato così.
Dalle 11,30 è cominciata la lunga attesa, durata fino alle 16,30, della sentenza, in un clima tutto sommato abbastanza fiducioso.
Giovanni Barozzino in particolare non si stancava di mostrare l'assurdità della provocazione Fiat su ogni cosa: una tra tutte, nella lettera di licenziamento l'azienda contesta a Barozzino di essere rimasto per 10 minuti a bloccare i carrelli, dalle 2,20 alle 2,30, quando un tabulato telefonico dimostra che lui alle 2,25 era addirittura a 300 metri di distanza e 9 testimoni hanno detto che Barozzino era arrivato nel luogo dei carrelli solo alle 2,27.
Con le operaie e gli operai presenti, con Antonio Lamorte e altri delegati nell'attesa siamo tornati sull'attuale situazione in fabbrica.
L'applicazione dell'Ergo Uas sta significando solo e soltanto aumento dei ritmi di lavoro e della fatica; un operaia addetta al controllo macchine ha denunciato che l'azienda al posto delle 3 linee precedenti in cui operavano complessivamente 24 lavoratori, ha eliminato una linea, questo oltre ad aumentare la velocità delle altre due linee, ha ridotto complessivamente i lavoratori addetti al controllo, perchè degli 8 della linea soppressa, sono stati spostati sulle altre due solo 4 (e poi gli altri che fine faranno?). E mentre aumentano i ritmi e la produzione, si parla di nuova cig a settembre.
Insieme a questo peggioramento delle condizioni di lavoro, sono tornati alla grande i provvedimenti disciplinari, anche per futili motivi o addirittura per motivazioni inesistenti; così come stanno diventando davvero troppi i trasferimenti punitivi in genere per operai fiom o per operai con ridotte capacità lavorative nella ex Itca, attualmente sono arrivati a 14 trasferimenti.
Sulla situazione soggettiva in fabbrica e sulla risposta al clima e provvedimenti aziendali, il giudizio dei delegati fiom è però di non fiducia sulle possibilità attuali di lotta, tendendo a vedere più gli aspetti negativi ordinari (timore tra gli operai...), che i momenti di ribellione che pur ci sono stati anche recentemente, con le fermate a fronte di alcuni trasferimenti; su questo pesa evidentemente la linea nazionale della Fiom che pone tutta una serie di “mani avanti” e di giustificazioni a lavorare per la necessaria mobilitazione delle fabbriche sui vari attacchi Fiat, padronato, governo.
In un breve colloquio avuto da noi con Maurizio Landini, per informarlo della nostra contemporanea presenza al processo di Melfi e a quello di Torino, a domanda, ha detto che contro l'accordo su CCNL e rappresentanza, a settembre la Fiom organizzerà in tutte le fabbriche assemblee e solo dopo si potranno valutare eventuali iniziative di mobilitazione.
Ma chiaramente la questione dell'accordo, insieme alla manovra del governo, è stata un altro aspetto della discussione durante il presidio. E' comune la denuncia della firma della Camusso sull'accordo come del ruolo sempre più controproducente del PD rispetto alla politica antioperaia del governo. Ma tuttora si sottovaluta il peso di questi fatti sulla dinamica dello scontro sindacale e in particolare sulle iniziative fiom, si sottovaluta che la firma dell'accordo e la volontà della Camusso di perseguire questa linea peserà eccome sul prossimo processo della Fiom a Torino, e che quindi occorrerebbe perseguire non solo la strada dei ricorsi legali (come purtroppo anche Melfi poche ore dopo dimostrava); così come a denuncia del Pd non corrisponde tuttora tra le avanguardie operaie la coscienza della necessità di costruire un vero partito della classe operaia, rimanendo sempre e solo in una dinamica elettorale, pur se di liste alternative autorganizzate.
Purtroppo questa giornata si è conclusa malissimo. Verso le 16,30 la notizia della sentenza che accoglie il ricorso presentato dalla Fiat e quindi fa ritornare licenziati Barozzino, Lamorte e Pignatelli.
La rabbia, la delusione, il senso profondo di ingiustizia si sono subito espressi con forza. Operai, operaie, delegati hanno gridato agli avvocati della Fiat “Vergogna, vergogna!!”, alcuni sono scoppiati a piangere.
Una ingiustizia, una assurdità enorme! Marchionne che fa carta straccia di leggi, diritti, contratti ne esce per il momento vincitore. Padroni, magistratura si uniscono contro 3 operai per dare un pesante segnale a tutti gli operai Fiat e di tutte le fabbriche!
Ma noi vogliamo concludere il resoconto di questa lunga giornata con le parole dei tre licenziati della Fiat Sata: “Sicuramente non ci arrenderemo!”.
Margherita
della delegazione Proletari comunisti presente al processo
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