martedì 12 luglio 2011

pc 12 luglio - filmato revisionista e fascista della polizia sotto l'egida di Maroni

Viminale, la festa dei cent'anni ma che gaffe sulla Resistenza
Nel filmato celebrativo, diventa il periodo della "guerra civile".


ROMA - "Di questo Palazzo si è detto e scritto di tutto: ma il Viminale non è il palazzo dei poteri, degli intrighi e dei complotti". Così Maroni alla cerimonia dei cent'anni della sede del ministero dell'Interno celebratasi alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Oggi però il Viminale è stata la sede dove s'è consumato un clamoroso strafalcione storico. Il filmato istituzionale sul centenario ha chiamato "guerra civile" il periodo dell'occupazione tedesca dell'Italia fra il '43 e il '45. Errore voluto per presentare la Resistenza in chiave revisionistica o involontaria gaffe degli autori? Non è dato sapere: questo è uno dei tanti misteri del Viminale. Così come non si sa a quale causa attribuire la clamorosa svista sempre dello stesso video, che ha omesso (o censurato) i sei anni di repressione antidemocratica di Mario Scelba, fra il 2 febbraio 1947 al 7 luglio 1953. In ogni caso, il filmato non è più disponibile sul sito del Viminale, come era stato annunciato.

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L'errore storico ha suscitato sdegno e proteste nel mondo politico e dei partigiani. "È stata un guerra di Liberazione - ha commentato dal letto dell'ospedale Armando Cossutta, ex partigiano e vicepresidente dell'Anpi - dire che è stata una guerra civile è sbagliato". "Ancora una volta - ha aggiunto il presidente dell'Anpi - Carlo Smuraglia - s'è parlato di "guerra civile"a proposito della Resistenza che è una delle pagine più gloriose della storia italiana e non deve essere assolutamente deformata cercando di ridurne la portata di ridurla a guerra civile. È stata guerra di Liberazione per liberare l'Italia dalla dittatura fascista e dall'Occupazione tedesca. Appena 5 giorni fa sono stati dati 9 ergastoli ai nazisti autori degli eccidi negli Appennini tosco-emiliani, la prova che i nemici da combattere, che sterminavano la popolazione civile inerme, erano i tedeschi. Che poi alleati coi tedeschi ci fossero anche i fascisti che hanno voluto combattere fino alla fine con loro non muta il carattere fondamentale della guerra di Liberazione. Sorprende che dopo tanti anni di distanza, da una sede autorevole e istituzionale come il Viminale e davanti al presidente della Repubblica, esca ancora il tentativo di ridurre una pagina meravigliosa della storia del Paese a una lotta fratricida".

"Chiamare guerra civile la lotta di liberazione che sconfisse in Italia i fascisti e i nazisti - ha commentato Emanuele Fiano, responsabile Pd del forum sicurezza - è un atto di barbarie storica che riporta indietro l'orologio della nostra cultura comune. Non ci fu nessuna guerra civile, ma la maggioranza del Paese si ribellò e ci liberò dalla nostra dittatura prima ancora che dall'Occupazione straniera. Le ricostruzioni storiche che vengono promosse dal ministero dell'Interno dovrebbero salvaguardare questa visione storica che è quella su cui si fonda la democrazia repubblicana nella quale viviamo oggi". "Una sciocchezza imperdonabile, davvero un bel modo di festeggiare il centenario del Palazzo del Viminale", commenta Felice Belisario, capogruppo IdV al Senato. "La gaffe sulla Resistenza - aggiunge - è frutto di un revisionismo inaccettabile, che insulta il valore storico della Liberazione e il nostro stesso ordine democratico che ne è diretta espressione. La ricostruzione storica del Ministero dell'Interno è disonorevole per il prestigio delle istituzioni, Maroni si scusi con gli italiani".

La cerimonia. Il presidente della Repubblica Napolitano era presente la cerimonia. Ha posto l'accento sulla legge 121 dell'81, quella che smilitarizzò la polizia. Una legge, ha auspicato, che "richiede una revisione e un aggiornamento ma mantenendo saldi alcuni pilastri: l'autorità di pubblica sicurezza impersonata a livello nazionale dal ministro dell'Interno e a livello provinciale dai prefetti e anche dai comitati per la sicurezza e l'ordine pubblico che hanno rappresentato con grande lungimiranza il coinvolgimento delle istituzioni locali, sindaci in testa". "C'è qualcosa di straordinariamente valido in questo testo - ha spiegato il presidente - confermato come tale in tutti questi anni: scusatemi la piccola pignoleria ma vorrei ricordare come all'articolo 24 tra i compiti istituzionali della polizia di Stato ci sia la tutela dell'esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini. Questo è oggi e questa è stata sempre la polizia, nonostante la tendenza a darne rappresentazioni riduttive e in qualche caso persino denigratorie". Quello che va conservato è "il coordinamento effettivo di tutte le forze dell'ordine, almeno quelle a competenza generale" e la loro "pluralità".

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