Denunciamo con forza la violenza sessuale subita da una donna tunisina nel campo di Manduria da parte di un altro immigrato del Ciad.
Ma diciamo anche che la responsabilità di quanto è avvenuto è principalmente del governo, delle istituzioni che costringono 1500 immigrati a stare rinchiusi per settimane nel campo, in condizioni che violano diritti umani di normale vivibilità, e che sono di abbrutimento fisico e morale, che facilmente creano il terreno concreto e l'humus favorevole alle violenze verso le poche donne che stanno.
Noi abbiamo detto fin dall'inizio dei nuovi arrivi nel campo di Manduria che a maggior ragione data la presenza questa volta di donne e bambini, il campo non doveva essere chiuso come un carcere, ma doveva tornare ad essere un campo aperto, come si era riusciti a conquistare con la rivolta dei tunisini di aprile, per permettere sia ad associazioni, popolazione della zona di poter entrare a verificare le condizioni e a stabilire rapporti di solidarietà con gli immigrati, sia agli immigrati, alcune appunto famiglie, di uscire liberamente; a maggior ragione per la presenza delle donne le condizioni di vita nel campo dovevano essere totalmente differenti, no alle tende che non consentono un minimo di intimità, no ai servizi pochi e distanti dalle tende, ecc. Abbiamo chiesto che se veramente, come continuano a dire, il campo di Manduria è solo di identificazione di profughi, a maggior ragione gli immigrati devono avere subito il permesso di soggiorno e non restare nel campo per settimane (per poi andare in altri campi).
Questo non è stato fatto, non viene fatto – anzi i tempi di permanenza si allungano – le condizioni di vita all'interno del campo si fanno sempre più difficili e ancora una volta sono le donne che ne subiscono le peggiori conseguenze.
Occorre una nuova rivolta come quella del 2 aprile che unì la protesta e mobilitazione nostra e di altre compagni e compagni con la protesta degli immigrati tunisini.
Occorre l'unità e l'autorganizzazione delle donne all'interno del campo per lottare insieme contro violenze, atteggiamenti, concezioni maschiliste, e per pretendere condizioni dignitose di vivibilità.
Stiamo organizzando nei prossimi giorni una nuova forte iniziativa al campo, a cui chiamiamo tutte le realtà, compagne,compagni che si sono mobilitati ad aprile:
IL CAMPO DEVE ESSERE APERTO
BASTA CON CONDIZIONI INUMANE DI PERMANENZA
PERMESSI DI SOGGIORNO SUBITO
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