domenica 12 giugno 2011

pc 11-12 giugno - le lavoratrici mfpr contro il nuovo elevamento della età pensionabile delle donne

"Al di là delle parole (di Berlusconi), per ora la certezza sono tagli, tagli e ancora tagli...". Scrivono i giornali di ieri. Si comincerà subito, già a metà luglio ma la mazzata arriverà dal 2012 in poi. Tra questi tagli "c'è anche l'aumento da 60 a 65 anni dell'età di pensionamento delle lavoratrici private", che porterà un risparmio di 6 miliardi. E ci conferma che i primi risparmi, tra cui quelli derivanti dall'aumento delle pensioni già fatto alle donne nel Pubblico Impiego, andranno a "rifinanziare alcune spese rimaste senza copertura come le missioni militari...".
Il governo Berlusconi e il parlamento vanno avanti quindi decisi sulla loro strada di attacco alle lavoratrici e di uso dei nostri soldi soprattutto per la guerra.

Le donne che subiscono ancora una volta un doppio attacco sul lavoro e fuori dal lavoro, con più anni di lavoro (e se nel Pubblico impiego è pesante, più anni di sfruttamento nelle fabbriche, negli altri posti di lavoro privati vuol dire mettere a rischio sicuro la salute) e contemporaneamente più servizi in casa per i tagli ai servizi sociali.
A fronte di questa marcia a tappe forzate verso il moderno medioevo, l'attacco ai diritti e alle condizioni di vita e la politica imperialista di guerra è necessario una risposta forte, di lotta soprattutto proprio delle lavoratrici di tutte le donne.

Per questo, non siamo affatto d'accordo con l'appello uscito nella conferenza stampa fatta il 7 giugno nella sala stampa della Camera dei deputati, proposto da alcune associazioni di donne, prevalentemente di Napoli (Pari o Dispare, Arcidonna, Udi Nazionale, Casa Internazionale della Donne, Usciamo dal Silenzio, Di Nuovo, Aspettare Stanca, ecc).
Questo appello si limita a chiamare ad una mobilitazione delle donne per sostenere 3 emendamenti al decreto "Sviluppo" firmati da deputati di tutte tre gli schieramenti, quindi anche di quei partiti che sono direttamente responsabili di queste politiche di attacco alla vita e alla dignità delle donne; le firmatarie dell'appello poi hanno deciso di istituire un "Comitato Garanti", in cui dovrebbero esserci parlamentari come per es. Ichino, già noto nel movimento dei lavoratori per le sue posizioni fasciste contro i diritti di classe, lo Statuto dei lavoratori, ecc. Ma siamo su "scherzi a parte"?
Questo governo, questo parlamento, che sulla questione delle missioni militare vede la sua più ampia compattezza, da destra a "sinistra", non faranno certo con qualche emendamento dei passi indietro. Affermare questo vuol dire essere ciechi o peggio coprire la natura moderno fascista di
questo governo.
La mobilitazione delle donne non deve essere usata per sostenere i deputati firmatari.
Né siamo d'accordo sul fatto che una mobilitazione delle lavoratrici come prima cosa non debba dire NO all'aumento dell'età pensionabile, perchè noi donne abbiamo già lavorato il doppio degli anni!
Le prime firmatarie dell'appello che sicuramente sono scese in piazza il 13 febbraio ormai hanno messo una pietra sopra alla questione centrale per ogni difesa delle nostre condizioni di lavoro e di vita: che questo governo se ne deve andare come tutti i governi dei padroni!?

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