la repressione non ferma ma alimenta la ribellione
Sessantacinque avvisi di garanzia. Si riassume in questo numero l'offensiva delle forze dell'ordine nei confronti del movimento "No tav" che ostacola l'apertura del cantiere in Val di Susa. Li ha emessi la procura di Torino, ipotizzando reati diversi (istigazione a commettere reati, resistenza aggravata, interruzione di pubblico servizio e violenza privata), per episodi che spaziano dal gennaio 2010 (autoporto di Susa) al 23 maggio scorso quando gli operai che tentavano di recintare l'area di Chiomonte destinata alla galleria ferroviaria vennero colpiti con sassi.
La notte di Chiomonte
La Digos ha compiuto stamani anche una serie di perquisizioni: dal centro sociale di Torino "Askatasuna" alla casa di Alberto Perino, il portavoce del movimento "No Tav" a Condove. Oltre a Perino, 65 anni, sono state perquisite le case di Giorgio Rossetto, 49 anni, Brando Ratti, 20 anni, Lorenzo Carieri, 25 anni e Damiano Piccione, 30 anni. "Ce l'aspettavamo - ha detto l'avvocato Danilo Ghia, legale di Perino - dopo avere ricevuto due informazioni di garanzia per le vicende del blocco dei carotaggi all'autoporto di Susa e della violazione dei sigilli alla Maddalena".
"E' stato un altro autogol perchè hanno fatto arrabbiare la gente, che da oggi sarà ancora più determinata. Ci hanno fatto un favore". Così Perino ha commentato la perquisizione. "Mi hanno portato via soltanto un' agenda su cui tenevo appuntati le spese del supermercato, gli appuntamenti dal medico e le volte che sono stato al presidio della Maddalena. Quando sono arrivati i poliziotti mi hanno detto che dovevano sequestrare tutto il materiale relativo ai No Tav e così ho mostrato loro un'intera stanza, visto che sono oltre 20 anni che mi occupo di questa battaglia. Ma alla fine si sono accontentati della sola agenda". Perino ha poi concluso con una battuta: "Se mi mettono agli arresti domiciliari vorrà dire che ridarò il bianco in casa".
Le forze dell'ordine si sono presentate al Centro sociale Askatasuna di Torino, che sostiene la battaglia del Movimento "No Tav". C'è chi vede nella mossa il preludio all'operazione che dovrà consentire agli operai delle ditte incaricate di avviare i lavori di recinzione dell'area di Chiomonte dove dovrà essere scavato il tunnel geognostico, propedeutico alla galleria internazionale di quasi 60 chilometri.
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