“Anche i marchi di moda europei e statunitensi devono parlare apertamente”, ha affermato. “A che serve tutto il loro parlare di emancipazione femminile quando le donne che confezionano i loro vestiti vengono uccise per strada?”
(dichiarazione al Guardian 09/11/23)
Le operaie tessili del Bangladesh sono in sciopero per conquistare un salario all’altezza del costo della vita. Il governo è sceso in campo sparando addosso ai manifestanti uccidendone 4. Ma le operaie non cedono, lo sciopero continua.
L’industria tessile del Bangladesh
impiega 4,5 milioni di addetti, di cui oltre l’80 % manodopera
femminile. Operaie, quindi, impiegate in oltre 4.500 stabilimenti divisi
in 4 distretti industriali. Si tratta del settore economico più
importante del paese il cui fatturato è passato da $3,78 miliardi nel
1998 a $ 55 miliardi nel 2021.
Un aumento vertiginoso grazie principalmente al bassissimo costo del lavoro, ai salari da fame delle operaie bengalesi.
Questo
rende il Bangladesh il secondo maggior esportatore di abbigliamento al
mondo, dopo la Cina, con iI 100% della produzione destinata
all’esportazione.
Il settore tessile rappresenta l’80% del totale
delle esportazioni del paese e l’11% del PIL. Si tratta di prodotti di
abbigliamento finiti (Pret a Porter) e destinati ai grandi rivenditori
internazionali come Levi’s. H&M, Primark, Walmart, Tesco e Aldi,
ecc.
Salari da fame, affitti e prezzi alle stelle
La
controversia è iniziata ad aprile 2023, quando le operaie hanno chiesto
un adeguamento salariale all’impennata dei prezzi al consumo e del
mercato immobiliare, aumenti che hanno reso le condizioni
Gli scioperi molto duri, compatti e con blocco delle entrate ai crumiri sono iniziati il 31 ottobre, la richiesta delle operaie in lotta molto precisa: aumento salariale triplicato da 8,300 taka a 24.900 (da €70 a € 225). I padroni dell’associazione industriale tessile (BGMEA) hanno risposto con un’offerta di aumento giudicata ridicola e inaccettabile, un aumento del 25%. Da €70 a €85 mensili. Inoltre, hanno chiesto al governo di rimuovere i picchetti e vietare le manifestazioni operaie. Il governo ha mobilitato, per cercare di contenere la determinazione operaia, persino le guardie di frontiera. La scorsa settimana la polizia ha aperto il fuoco sui concentramenti operai ammazzando quattro persone. 2 operaie tessili, un elettricista ed un altro operaio morto sabato 11 per le ferite riportate.
I feriti sono centinaia. Le
operaie denunciate per blocco stradale, picchetti e resistenza sono 11
mila. 120 sono le persone arrestate.
La recente proposta del governo
di aumento del salario del 50%, unita alla feroce repressione
poliziesca, ha ulteriormente contribuito alla mobilitazione operaia che
ha assunto forme di aperta rivolta, Assalto e devastazione delle
fabbriche, blocchi stradali, decine di cortei, che hanno trasformato
Dhaka la capitale, in un campo di battaglia!
Lo scontro maggiore si è
avuto nel distretto industriale di Ashulia (Dhaka ovest), allorché un
corteo di oltre quindicimila scioperanti cerca di impedire ai crumiri di
entrare durante il blocco, sciopero che coinvolgeva oltre seicento
stabilimenti. Gli scioperanti, oltre a scagliare pietre e mattoni sulla
polizia che sparava proiettili di plastica, tentavano di bloccare la
vicina autostrada.
“Chiediamo al primo ministro di intervenire,
affinché fermi immediatamente la brutalità della polizia”, ha detto la
sindacalista Azma Akhter. “Il nuovo salario proposto è inaccettabile
quindi lo respingiamo”. “Anche i marchi di moda europei e statunitensi
devono parlare apertamente”, ha affermato. “A che serve tutto il loro
parlare di emancipazione femminile quando le donne che confezionano i
loro vestiti vengono uccise per strada?” (dichiarazione al Guardian
09/11/23)
Lo sciopero continua!
da operai contro
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