In tutti i numeri della Controinformazione rossoperaia dedicheremo una finestra alla situazione in Palestina, perché questa per noi è la cosa più importante che c'è oggi nel mondo e di conseguenza anche nel nostro paese.
Quello che è in corso in Palestina non è solo un massacro, un'occupazione, un'invasione. Massacri, occupazioni e invasioni sono 75 anni che il popolo palestinese sopporta e in diverse occasioni hanno provocato migliaia di vittime, oltre che lutti e distruzione. Quello che è in corso in Palestina in queste ore è il tentativo di un genocidio nei confronti della popolazione palestinese, unica legittima a stare su quella terra, da sempre. La loro terra.
L'operazione dentro Gaza è un massacro casa per casa, nel nome della caccia ad Hamas e non accettando l'assunto che Hamas è l'organizzazione maggioritaria del popolo palestinese e quindi è presente in maggioranza a Gaza e non solo a Gaza.
"Tutti sono Hamas" e quindi caccia all'uomo di tutti i palestinesi, dentro un quadro, per ora, di 11.000 morti, di cui circa 5000 bambini, di un numero di donne senza precedenti uccise in guerre di questo tipo. La stessa ONU ha parlato di “guerra ai bambini” come mai se ne erano viste prima.
Ma per capire il senso generale. Ci sono 100 operatori dell'ONU a Gaza, 40 giornalisti che sono stati
uccisi, tutti non addebitabili né ad Hamas e in certi casi neanche al popolo palestinese - molti giornalisti che sono lì non sono palestinesi. Un genocidio in corso che somiglia a quello del passato degli armeni. Un esodo che solo le immagini paragonano alla cacciata degli ebrei dall'Europa.Quindi, quando si denuncia l'azione del governo Netanyahu - appoggiato anche militarmente dagli Stati Uniti, coperto da tutte le potenze imperialiste, compresa l'Italia - quando si dice che è un governo che agisce come i nazisti, si guarda solo alla realtà di questi fatti. Il nazismo è tornato in quell'area nelle vesti, nelle sembianze di Israele, dello Stato d'Israele, dei suoi governanti, sempre più reazionari, sempre più sionisti, razzisti. "Genocidi dentro" che dicono che i palestinesi sono “animali in forme umane”, che dicono che tutti devono essere cacciati, buttati a mare e non hanno esitato a parlare di bomba atomica.
Tutto questo dovrebbe togliere ogni dubbio da che parte stare. E questo è molto importante a fronte di una campagna stampa fatta dalla televisione che continua a rovesciare i fatti. Chi sono le vittime vengono chiamati aggressori, chi invece è aggressore viene chiamato vittima. Uno scandalo nelle televisioni e nella stampa a cui bisogna sottrarsi, ragionando col cuore e con la mente e cercando altre fonti di informazione che qualcosa dicono, come siamo noi e come sono tanti altri in questo paese che stanno cercando di controinformare.
Devono stare dalla parte della Palestina innanzitutto i lavoratori, i proletari, le masse popolari, che devono riconoscerne i palestinesi, il loro stesso sangue, i loro fratelli, in questo mondo attraversato da guerre, sfruttamento, oppressione, barbarie.
Per i nostri fratelli in Palestina, per i nostri compagni in Palestina, per gli appartenenti alla nostra stessa classe, è fondamentale l'ascesa in campo degli operai.
Gli operai di Genova il 10 novembre, i portuali sono scesi in campo. “Basta - dicono - governi complici dei massacri, fermiamo la lobby delle armi” e hanno bloccato il porto di Genova e il varco San Benigno. Lo avevano già fatto nelle precedenti vicende di guerra. Quindi non nascono ora, è una lotta che hanno sempre inteso essere concreta. Non si sono accontentati delle parole di pace delle assicurazioni e neanche delle grandi manifestazioni che pure ci vogliono. Dicono: “dobbiamo fare di più: fermare la macchina bellica, fermare il massacro, il genocidio del popolo palestinese, fermare le guerre, perché le guerre oggi sono le guerre dell'imperialismo”.
Tutte le guerre in corso in quelle aree sono guerre dell'imperialismo, della contesa mondiale dei paesi imperialisti, della loro logica di rapina e sfruttamento e dominio per i profitti delle grandi multinazionali, delle industrie belliche, dei signori del petrolio.
Ecco, le guerre sono loro, i morti sono nostri. Il popolo palestinese siamo noi, siamo tutti palestinesi. Appoggiamo tutte le manifestazioni che si tengono in questi giorni, in queste ore. E chiaramente, laddove siamo, facciamo la nostra parte.
Per il 17 novembre proponiamo ai lavoratori di tutte le fabbriche, di tutte le organizzazioni sindacali: 1 ora, anche molto di più ci vorrebbe, ma cominciamo con 1 ora in cui si fermano le attività per presidi, assemblee, incontri, iniziative anche esterne alle fabbriche, in cui si dica: “siamo con la Palestina, fermiamo massacri e genocidi”.
Una particolare attenzione va dato al movimento delle donne, che certo anch'esso ha cominciato a muoversi. Sicuramente esso può molto perché le loro sorelle stanno morendo in Palestina sotto le bombe degli imperialisti. Un giornale di oggi scrive: “le donne incinte di Gaza devono partorire in strada”. O si muore, o si abortisce sotto le bombe o non si può neanche partorire.
Ecco, tutto questo non è drammatico? Tutto questo non richiede che è lo stesso movimento delle donne gridi forte e chiaro: NON IN NOSTRO NOME avviene questa guerra! Noi siamo tutte palestinesi! Quando parliamo di violenza contro le donne oggi di questo massacro osceno a Gaza, in Palestina dobbiamo parlare/gridare e lottare!
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