martedì 19 settembre 2023

pc 19 settembre - Da Tunisieresistant - corrispondenza

Negato accesso alla delegazione UE in Tunisia: un passo in avanti nel rafforzamento dell'asse Saied-Meloni nel contesto delle contraddizioni inter-imperialistiche tra Italia e Francia.

Il 14 settembre una delegazione della Commissione Esteri del Parlamento Europeo sarebbe dovuta approdare in Tunisia per una missione di due giorni, salvo che alla sua vigilia, il Ministero degli Esteri tunisino con una nota ha informato la delegazione europea che l'accesso sul territorio nazionale le sarebbe stato negato.

La delegazione era formata dagli eurodeputati Michael Gahler, Dietmar Koster, Salima Jenbou, Mounir Satouri, Emmanuel Maurel, tutti provenienti da differenti partiti eletti in Francia e Germania e avrebbero dovuto incontrare la "società civile" ovvero membri dell'opposizione al regime di Kais Saied, notoriamente gli islamisti di Ennahda e probabilmente anche i revisionisti del Partito dei Lavoratori (che dopo il colpo di stato del 25 luglio 2021 convergono praticamente con gli islamisti) nonché varie ong foraggiate dagli stessi paesi europei di provenienza dei parlamentari, ong che dall'indomani della Rivolta Popolare e con l'inizio della sua sconfitta tramite il processo noto come "transizione democratica", sono sorte come funghi in Tunisia rappresentando dei piccoli "avamposti" dei paesi finanziatori (su questo fenomeno un ragionamento a parte e quanto mai necessario ma qui impossibile per ragioni di spazio).

La nota europea successiva al diniego di accesso al territorio tunisino, come riporta l'agenzia giornalistica italiana Ansa, condanna "la decisione delle autorità tunisine di rifiutare l'ingresso alla delegazione della commissione Affari esteri del Parlamento Ue e chiediamo spiegazioni dettagliate. Questa condotta non ha precedenti dalla rivoluzione democratica del 2011" aggiungendo che l'obiettivo della delegazione era di "comprendere la situazione politica attuale del Paese, sostenere un dialogo nazionale inclusivo, e valutare il memorandum d'intesa firmato dall'Ue e dalla Tunisia".

L'UE si permette quindi di condannare un atto leggittimo di uno Stato formalmente sovrano quale la Tunisia, dimostrando ancora una volta un atteggiamento paternalistico e neo-coloniale, inoltre annuncia chiaramente che la missione aveva come obiettivo un'ingerenza negli affari interni del paese quale "sostenere un dialogo nazionale inclusivo" (che non è compito di una Confederazione di Stati quali l'UE) al fine di "valutare il memorandum" ovvero il finanziamento di 250 milioni di euro promesso lo scorso luglio dal duo Meloni/Von der Leyen durante l'incontro col presidente tunisino Kais Saied. La "valutazione" della commissione sarebbe stata evidentemente negativa...

A seguito di tale notizia quindi, gli anti-imperialisti e i rivoluzionari potrebbero istintivamente esultare in nome del risveglio anticoloniale nei paesi oppressi (movimento che in parte sta avvenendo in alcuni paesi del Sahel) per tale accesso negato.

Il problema però è che data la natura oppressiva e non popolare né quantomeno rivoluzionaria del regime di Kais Saied, tale evento é frutto dello sviluppo delle contraddizioni interimperialiste in Tunisia tra Italia da un lato e Francia (principalmente) e Germania dall'altro, in cui il regime burocratico-compradore asservito all'imperialismo di Kais Saied, tende attualmente più verso l'Italia che verso l'ex "madrepatria" ovvero la Francia.

L'Italia della Meloni è infatti attualmente il principale paese imperialista che sostiene politicamente il regime tunisino con lo scopo di "scalare le posizioni" a danno della Francia ed avere una maggiore presenza economica e militare in Tunisia (del resto l'Italia sogna un tale dominio in terra tunisina sin dalla fine dell'800).

Il governo Meloni si sta spendendo in questi mesi sia in sede UE che con il Fondo Monetario Internazionale perché la Tunisia "venga salvata dal default" ed il regime venga rafforzato per svolgere il ruolo di avamposto dei confini italiani ed europei contro i migranti: in tal senso la Meloni ha detto che "bisogna essere pragmatici" nei confronti del regime autocratico di Saied.

Il regime di Saied, isolato politicamente a livello internazionale, dal canto suo non disdegna il sostegno politico ed economico di un paese imperialista e vicino quale l'Italia.

Evidentemente tale commissione parlamentare europea, per quanto illegittima, allo stesso tempo avrebbe rappresentato un intralcio all'asse Meloni-Saied e alla conclusione di tale memorandum Tunisia-UE sponsorizzato principalmente dalla Meloni e ben accetto da Saied per poter coprire alcune spese correnti dello stato, seppur per poche settimane. Il regime di Saied che sembra sempre più voler entrare nell'orbita dell'imperialismo italiano, rassicurato da quest'ultimo negli ultimi sei mesi, ha negato quindi l'ingresso della delegazione europea (leggi franco-tedesca).

A riprova delle continue rassicurazioni italiane, lo stesso giorno del diniego tunisino, il vicepremier e ministro degli esteri italiano Tajani ha martellato i media circa la necessità di finalizzare al più presto l'accordo europeo con la Tunisia visto il moltiplicarsi di sbarchi di migranti a Lampedusa.

Il 17 settembre anche la Meloni ha ricordato direttamente alla Von der Leyen proprio a Lampedusa (durante la loro visita congiunta sull'isola, su cui torneremo nei prossimi giorni) che l'Italia si prodiga per "difendere" non solo i confini italiani ma anche europei (rappresentati simbolicamente da Lampedusa), sforzandosi a livello internazionalie, mentre altri paesi europei remano contro...

Il diniego di Saied all'ingresso della commissione parlamentare europea, politicamente parlando è quindi un servizio all'imperialismo italiano in primis e per rafforzare il proprio regime in secundis (dato l'obiettivo politico evidentemente anti-regime dei parlamentari europei), sicuramente non avvantaggia il proletariato ed il popolo tunisino che al contrario deve intraprendere una lotta rivoluzionaria per liberarsi dall'imperialismo, in particolare francese e italiano, e dall'attuale regime di Saied che mese dopo mese, al netto di una certa retorica "patriottica" e anti-corruzione, si dimostra incapace di risolvere i principali problemi politici, economici e sociali quali l'indipendenza nazionale, la disoccupazione, l'aumento dei prezzi ecc.

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