lunedì 10 aprile 2023

pc 10 aprile - Tunisia - Continua la strage di migranti in mare mentre prosegue l'azione dell'imperialismo italiano e UE e il ruolo di Saied

Corrispondenza

Continua il bilancio di sangue come diretto effetto delle politiche italiane e comunitarie nell'eleggere la Tunisia a estrema frontiera dell'UE: nella notte tra il 7 e l'8 aprile in un naufragio al largo delle coste di Sfax ben 35 migranti hanno perso la vita, solo 17 persone sono sopravvisute di cui due ricoverate in ospedale in stato critico.

Solo pochi giorni prima in altri due naufragi altre 29 persone erano annegate nello stesso braccio di mare del Canale di Sicilia.

Con l'avvio della politica della "tolleranza zero" del regime Saied lo scorso febbraio fatta di rastrellamenti e arresti ed espulsioni da parte della polizia, provocando anche pogrom e rimpatri volontari, si sono moltiplicate anche le partenze via mare verso l'Italia per la stragrande maggioranza di immigrati che non riesce o non vuole ottenere un rimpatrio dal proprio governo e che pur di passare la maglia di controllo della guardia costiera tunisina,

sostenuta e finanziata dall'imperialismo italiano e dalla finanza comunitaria (solo in questo primo trimestre dell'anno circa 500 partenze sono state sventate), prendono la via del mare anche con forti condizioni avverse con il risultato di centinaia di morti ogni settimana.

In questo contesto pochi giorni fa alcuni migranti subsahriani hanno organizzato un sit-in di fronte alla sede dell'UNHCR in Tunisia denunciando lo stato di razzismo e di insicurezza, chiedendo di essere rimpatriati nei propri paesi.

Intanto il regime compradore di Saied sembra voler giocare la carta migrazione sulle orme dei regimi reazionari turco e libici, questa settimana il ministro degli esteri Ammar ha infatti dichiarato: "per gestire i flussi dei migranti clandestini verso l'Europa, la Tunisia sta impiegando tutte le risorse e i mezzi a sua disposizione. Ma questi non sono illimitati, tanto più che stiamo attraversando un periodo di difficoltà per l'economia e le finanze pubbliche. Di più non possiamo fare".

Inoltre mentre Tajani alla Conferenza nazionale “L’Italia e i Balcani Occidentali: crescita e integrazione” a Trieste, reiterava la mossa unilaterale italiana di sostegno alle finanze tunisine con un nuovo annuncio (promettendo 100 milioni di euro subito) ma sempre vincolati al prestito del FMI, Saied dava vita all'ennesimo colpo di scena durante un'occasione simbolo: stavolta a Monastir, al mausoleo del primo presidente tunisino Habib Bourguiba, in occasione dell'anniversario della sua morte, dichiarando che la Tunisia non accetterà il finanziamento del FMI ed i diktat ad esso connessi (le richieste di privatizzazione delle aziende di Stato e della liberalizzazione dell'economia). Dichiarazioni che come un fulmine a ciel sereno inceneriscono i propositi del governo Meloni, con Tajani che "ci ha messo la faccia" settimanalmente ma che sembrano aver reso vano anche il recente viaggio di Gentiloni per conto dell'UE.

In assenza di partecipazione popolare e di un processo rivoluzionario in Tunisia, la mossa di Saied più che una virata anticapitalista e anti imperialista sembra piuttosto un tentativo di trarre maggior vantaggio per il proprio regime (e per la propria borghesia compradora) dalle attuali contraddizioni inter-imperialiste approfondite dalla guerra indiretta tra USA e Russia in Ucraina e tra USA e Cina.

Effettivamente l'ambasciatore cinese in Tunisia, lo scorso 18 marzo, si era espresso "contro qualsiasi ingerenza straniera degli affari interni in Tunisia" in una dichiarazione inusuale di un rappresentante del gigante asiatico sul piccolo paese nord-africano. E poi seguita la settimana scorsa la dichiarazione del presidente algerino Tebboubi (paese cliente dell'imperialismo cinese e di quello russo, nonchè probabile candidato al nuovo allargamento del BRICS) dicendo che l'Algeria non permetterà mai che la Tunisia vada in default e lanciando una proposta immediata di investimento multilaterale da parte di Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar.

Sicuramente si punterà quindi da un lato ad ottenere i finanziamenti italiani e comunitari, slegandoli dal presupposto di aderire al finanziamento vincolato del FMI e intensificando le politiche reazionarie anti-migranti, dall'altro si tenterà di ottenere ulteriori finanziamenti da altri poli imperialisti non occidentali.

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