Tre brevi incontri, (liceo Victor Hugo e altri che si trovavano davanti all’entrata dove erano stati messi simbolicamente i bidoni della spazzatura ) per uno scambio con le studentesse e gli studenti in sciopero, soprattutto al primo, molto partecipato, dove un gruppetto ‘ha preso bene la nostra presenza’, di operai internazionalisti e rivoluzionari “ad una importante giornata di mobilitazione generale, per solidarietà, per partecipare, perché è una lezione da estendere in tutti i paesi, con un nostro messaggio ai lavoratori e alle masse in sciopero”. Abbiamo naturalmente spiegato che siamo volutamente passati dalle scuole per l’importanza che ha l’unità tra i lavoratori e gli studenti in lotta.
Ci hanno parlato del loro sostegno ai lavoratori e ai professori contro la riforma nella scuola, della contrarietà ad una riforma che attacca il loro futuro, della rabbia verso il governo Macron e la sua polizia, la più militarizzata d’Europa, la denuncia verso il ministro Darmanin violentatore; hanno detto che sono antifascisti, e con un bel cartello della ‘jeunes deter et revolutionaire’.
Versioni discordanti su coordinamenti delle scuole parigine che partecipano agli scioperi. Anche nelle scuole sono state organizzate le casse per lo sciopero.
Abbiamo portato il messaggio per riprendere la lotta di classe anche in Italia e uscire dal lungo inverno per un nuovo autunno caldo della classe operaia e il legame con gli studenti.
Siamo, quindi, arrivati al concentramento, Un concentramento unico dell’intersindacale, segnato dalle mongolfiere a distinguere le organizzazioni, per due cortei distinti dato l’alto numero dei partecipati, con arrivo alla medesima piazza Italia.
Tra i lavoratori del primo corteo ci siamo fermati al concentramento (Cfdt, Fo, Sud Solidaries, in particolare). Da qui sono partiti anche alcuni spezzoni di studenti organizzati e giovanili. In quel momento non era grande (uno aveva come bandiere le coperte termiche degli immigrati a rappresentare l’area di solidarietà) .
Abbiamo parlato con lavoratrici e lavoratori che hanno apprezzato e riconosciuto la nostra presenza al corteo. Gli scambi erano in maggior parte fraterni, i lavoratori riconoscevano l'importanza di trovare li operai italiani internazionalisti, solidali, partecipi, per conoscere e con un messaggio di lotta. Ci hanno chiesto da dove venivamo, i motivi, preso il volantino. E sfilato con la nostra locandina addosso che è stata più volte fotografata oltre che messa in alcuni punti di passaggio.
Ci siamo mossi all’interno degli spezzoni con una bandiera di proletari comunisti e Slai cobas.
In genere si sono dati da fare per trovare qualcuno in grado di parlare un pò di italiano, o informato rispetto alle nostre domande. A parte ovviamente alcuni sindacalisti in cui siamo incappati che non avevano alcuna intenzione di collaborare.
Divisi per sindacato e categorie, i settori in piazza erano quelli citati nelle cronache: energia, scuola, nettezza urbana, portuali dei doks, sanità... Con la Cfdp i metallurgici ma dell’informatica, come Idema, I.A. Sia con la lavoratrice e alcuni colleghi con cui abbiamo parlato qui, ma in generale durante tutta la manifestazione, chiedere dove sono gli operai, le fabbriche, ‘l’usine en greve’, che vanno alla manifestazione organizzati, ha creato prima di tutto stupore. E con alcuni ci sono state le condizioni per discutere un pò.
Comunque con i tanti con cui si è parlato, il dato comune era che non si erano posti il problema. Colpiti e sorpresi. Nessuno tra i molti con cui abbiamo parlato si era posto il problema, lo aveva individuato come una mancanza, come se una grande manifestazione fosse di per sè sufficiente a misurare in rapporti di forza.
Gli operai? Spontaneamente: “ noi… soprattutto per il settore dell’energia”. “Siamo tutti lavoratori, siamo tanti. È l’undicesimo sciopero, è dura”. Del peso economico degli scioperi ne ha parlato più d’uno, più a giustificare chi non c’era. “Ma a Parigi ci sono poche fabbriche, sono nelle altre zone della Francia”... Della Renault nessuna notizia. Della Peugeot (quindi Stellantis) di St. Germain en Laye, a nord ovest di Parigi, dicevano ci fossero degli scioperanti ma al corteo locale. Ci hanno parlato di una fabbrica in sciopero a Sud di Parigi che ricicla rifiuti, e un operaio della Cgt, ha detto di essere dell’Oreal, 500 operai nello stabilimento di Aulnay/Bois, presente con altri stabilimenti nel distretto come a Chevilly la Rue, ma di essere li solo dalla fabbrica (purtroppo qui è stato un po più difficile capirsi). Sono comunque arrivate alcune indicazioni di alcune fabbriche in sciopero nel resto del paese; nel corteo non c'erano comunque striscioni di fabbrica.
Tra i diversi lavoratori con cui abbiamo parlato, dopo la sorpresa iniziale, ragionando nelle condizioni possibili, la questione fabbriche nello sciopero generale, nello scontro con i padroni e il governo (scontro esaltato sul fianco di un grande camion della Cgt) pian piano si aprivano: dall’evidente mancanza di notizie sugli scioperi in fabbrica, perché non ci sono in zona, sono comunque ancora pochi nel paese, o se ci sono non hanno ancora un peso ed una forma organizzata…, fino al fatto che manca il ruolo dirigente della classe operaia nello scontro innescato dalla riforma delle pensioni.
Questo corteo, si è ingrossato lungo il percorso con una grande presenza di un’area giovanile, di movimento, libertaria, precaria e studenti.
Lungo questo corteo ci sono state le iniziative dirette, al ristorante, alle banche… e la repressione della polizia, le cariche, anche mirate delle squadre di poliziotti che entravano a cuneo nel corteo per cercare di fermare alcune persone.
Questo senza che il resto del corteo si disperdesse.
Abbiamo poi seguito l’altro grosso corteo. Dove tra un grosso spezzone di quadri e tecnici con bandiere e pettorine bianche e un altro del commercio, la parte più importante era rappresentata da quello molto lungo della Cgt con tanti camioncini e mongolfiere per distretto, alcuni con bar per la cassa dello sciopero, con musica, slogan o filastrocche/canzoncine contro Macron e la riforma, a ripetizione, l’internazionale... Nessun intervento.
Tra le fila, una presenza popolare non inquadrata, una buona parte giovani lavoratori precari, fortemente contrari al governo, alla sua politica di destra antipopolare e repressiva.
Questo secondo corteo è sfilato senza iniziative fuori programma e contatto con la polizia, presente in maniera defilata.
All’arrivo nella grande piazza, invece di fermarsi, magari per riunire i lavoratori, sono defluiti immediatamente. Chiaro che le notizie dell’altro corteo ‘in ritardo’, perchè bloccato per almeno un’ora dalla polizia che ha caricato pesantemente una parte anche con uso massiccio di lacrimogeni, erano note.
Siamo rimasti in piazza, in realtà per una iniziativa per così dire ‘di base’ in un punto vicino, annunciata alle 19.00, ma poi la situazione è cambiata.
Nella piazza, grande e con tutte le vie di accesso via via blindate dalla polizia, si sono concentrati gruppi di giovani, fortemente ostili alla polizia, al governo fascista, al presidente, aumentati all’arrivo del secondo corteo arrivato tra i lacrimogeni.
Nuovi schieramenti della polizia che si sposta in continuazione, occupa settori, lancia alcuni lacrimogeni più volte, una strategia per svuotare la piazza e nello stesso tempo per cercare più volte con incursioni di prendere dei manifestanti individuati come combattivi, caricare alla caccia di un gruppetto per espugnare i giardini centrali dopo un incendio, tra fronteggiamenti, slogans, cori ribelli... il gruppo che non si vuole sciogliere viene spinto in un settore che ha al centro l’accesso alla metro, unica via di uscita dalla piazza.
Dentro questa situazione a tratti surreale, gli spezzoni sindacali arrivano e passano come se nulla fosse, tra i gruppi di giovani che si fronteggiano e la polizia ferma in attesa di caricare, gridando slogans barricadieri, ignorando ciò che sta accadendo attorno a loro.
Nel contesto dato abbiamo cercato di fare la nostra parte fino a quando siamo stati spinti in metro verso le 21.
Alcune cronache che hanno parlato della manifestazione di Parigi come dello sciopero che si radicalizza, generalizzando prassi e giudizi, non sono corrette. Ci sono settori distinti, con prassi, organizzazione, obiettivi differenti. C’è l’intersindacale.
Non si è vista tra i lavoratori sindacalizzati l’isteria verso ‘le azioni dirette’.
Slogan, odio e rancore viscerale verso Macron e gli attacchi ai lavoratori.
PS. Foto e video mandati dalla delegazione di operai sono in altro post
https://proletaricomunisti.blogspot.com/2023/04/pc-9-aprile-la-francia-in-lotta.html
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