Una iniziativa da sostenere e in cui portare l'attualità della battaglia contro il governo fascista di Meloni e company, il miglior modo per onorare i compagni che hanno lottato fino in fondo negli anni 70, e della necessità oggi di riprendere i loro insegnamenti per una nuova resistenza per abbattere lo stato imperialista borghese della guerra e repressione.
"Le masse, le nuove generazioni hanno dimostrato di saper vedere dov'è il fascismo: non certo solo laddove vogliono mostrarcelo, ma soprattutto altrove, nella polizia in tutte le strutture dei corpi separati dello Stato, nel riformismo, nel terrorismo della socialdemocrazia e delle multinazionali. E' questo che nelle giornate di aprile è stato attaccato, è l'ordine istituzionale che è stato denunciato, è l'orizzonte politico della socialdemocrazia e del riformismo che è stato incrinato." (da Le giornate d'aprile, Rosso contro la repressione, n.15 marzo-aprile 1975).
16-17 aprile 1975. L’uccisione di Claudio Varalli e Gianni Zibecchi
...MA ANCHE LA RISPOSTA DEL MOVIMENTO QUARANT'ANNI FA, 17 APRILE '75, NON SI FECE ATTENDERE E RISPOSE GUERRA ALLA GUERRA:
«VOI FATE QUELLO CHE VOLETE. NOI OGGI METTIAMO MILANO A FERRO E FUOCO», DISSERO QUELLI DI LOTTA CONTINUA... E NON SOLO.
16/17 aprile 1975: le giornate d'aprile di Milano
Il giorno successivo un grosso corteo attraversò Milano distruggendo diversi bar riconosciuti come
abituali ritrovi dei fascisti, due sedi dell' MSI e gli uffici della compagnia aerea di stato spagnola Iberia, per poi dirigersi verso la federazione dell' MSI di via Mancini difesa da un ingente presidio di poliziotti e carabinieri. Gli scontri che seguirono furono durissimi, undici mezzi blindati dei carabinieri vennero bruciati, mentre la polizia sparò anche diversi colpi d'arma da fuoco.Alle 12 e 40 un camion dei carabinieri si lanciò contro un gruppo di manifestanti con l'intento di investirli, travolgendo e uccidendo Giannino Zibecchi. I compagni allora decisero di dirigersi verso la caserma dei carabinieri di via Fiamma, da cui i carabinieri spararono respingendoli, ma dove vennero comunque bruciati diversi mezzi blindati.
Contemporaneamente dalla Statale partì un altro massiccio corteo. Il 18 aprile un'altra manifestazione uscì dall'università sfilando per il centro, dal corteo iniziarono gli assalti per distruggere gli uffici di noti avvocati missini, come quello del senatore Gastone Nencioni, e la sede del giornale di destra "il Borghese". Intanto le manifestazioni si estesero alle altre città italiane, e a Roma, durante gli scontri con la polizia per l'assalto alla sede del MSI, venne ferito gravemente il militante autonomo Sirio Paccini, che rimarrà paralizzato. A Firenze la polizia ammazzò Rodolfo Boschi e ferì Francesco Panichi durante un corteo antifascista. Cortei e scontri durarono fino ai funerali di Varalli e Zibecchi a cui parteciparono decine di migliaia di persone.
"Le masse, le nuove generazioni hanno dimostrato di saper vedere dov'è il fascismo: non certo solo laddove vogliono mostrarcelo, ma soprattutto altrove, nella polizia in tutte le strutture dei corpi separati dello Stato, nel riformismo, nel terrorismo della socialdemocrazia e delle multinazionali. E' questo che nelle giornate di aprile è stato attaccato, è l'ordine istituzionale che è stato denunciato, è l'orizzonte politico della socialdemocrazia e del riformismo che è stato incrinato." (da Le giornate d'aprile, Rosso contro la repressione, n.15 marzo-aprile 1975).
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