Che quello definito “anti-rave party” sia un decreto che
mira ad impedire le manifestazioni pubbliche, soprattutto di lavoratori, studenti, donne e masse popolari contro il governo è stato subito chiaro. E la sua formulazione, fascista
dentro, è così sfacciata che in tanti lo considerano anticostituzionale. Adesso
anche la Corte costituzionale è stata chiamata ad prenderlo in esame.
“A tempo di record” dice infatti un articolo - che riportiamo - de il Manifesto
del 12 novembre “Il decreto Rave rischia già lo stop della Consulta … Un
record, se non mondiale, sicuramente italiano per il governo Meloni: il suo
primo decreto a dieci giorni dall’entrata in vigore è già all’esame della
Consulta per incostituzionalità.”
Ma proprio per la concezione fascista che anima il decreto, a
prescindere dalle decisioni che prenderà la Consulta, sarà necessario farlo “cadere”
con una opposizione forte e di piazza.
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Il decreto Rave rischia già lo stop della Consulta
GOVERNO RECORD. La proroga dell'entrata in vigore della
riforma Cartabia ritarda le norme a favore degli imputati per reati minori. Un
giudice di Siena solleva il giudizio alla Corte Costituzionale. I Giuristi
democratici: colpisce che il garantista Nordio non se ne sia accorto
Un record, se non mondiale, sicuramente italiano per il
governo Meloni: il suo primo decreto a dieci giorni dall’entrata in vigore è
già all’esame della Consulta per incostituzionalità.
A sollevare la questione alla Corte costituzionale è stato il giudice Simone Spina di Siena.
L’oggetto è l’articolo 6 del decreto che ha prorogato l’entrata in vigore della riforma Cartabia dal primo novembre al 31 dicembre. Ma in questo modo sono state rimandate tutta una serie di norme di garanzia (favor rei). Fra queste anche quella che prevede come per molti reati minori si possa procedere solo dopo querela di parte e non d’ufficio. Il tutto dopo l’eccezione dell’avvocato Paolo Lorenzini, difensore di un imputato di violenza privata e danneggiamento dopo un incidente del 2019: la querela è stata ritirata e dunque il caso sarebbe stato improcedibile.La proroga dell’entrata in vigore della riforma Cartabia è
stata decisa dal governo Meloni con la motivazione che gli uffici giudiziari
non erano pronti per tale cambiamento. Nell’ordinanza il giudice contesta anche
«l’irragionevolezza» dell’uso di un decreto così eterogeneo dove assieme alla
riforma Cartabia si è intervenuto sul carcere ostativo e contro i rave. Ora,
sebbene si contesti solo l’articolo 6, la Corte costituzionale potrebbe
considerare l’«incostituzionalità consequenziale» per tutto il decreto,
bocciandolo in toto.
Per ovviare, il governo potrebbe intervenire nella
conversione del decreto con una norma retroattiva per riportare al 1° novembre
l’entrata in vigore del pacchetto favor rei ma comunque sarebbe costretto a una
sanatoria.
«Colpisce che un garantista come il ministro Nordio si sia subito dimenticato di norme garantiste e abbia invece appoggiato quelle securitarie sui rave», commenta Antonello Ciervo dei Giuristi Democratici.
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