Adesso “Noi siamo in consiglio comunale. Non ce ne andiamo senza novità risolutive sulla vertenza. Ad oltranza qua. Questo presente finisce ora. Il nostro futuro comincia adesso.” dicono in un comunicato gli operai.
Le intenzioni dell’attuale padrone della Gkn, Borgomeo, che
in realtà l’ha ricevuta in regalo, in nome e per conto della multinazionale
Melrose, sono chiare, e come dice uno striscione “la commedia è finita”, e la
commedia serviva allo “svuotamento dello stabilimento, e l’alleggerimento
degli stipendi scaricati sul pubblico attraverso la cassa integrazione”
come dice il rappresentante degli operai Salvetti, il quale in un suo
intervento all’assemblea del 9 novembre ha aggiunto che “Una lotta come
questa non può essere vinta da una singola fabbrica, senza cambiare i rapporti
di forza nel paese…”
La chiarezza sta anche nel fatto che non ci si deve illudere che nei ministeri “in qualche modo ci
ascolteranno. Chi lo pensa non sa che quello dei tavoli al ministero è un gioco vuoto, che quei funzionari, questo governo, non hanno le competenze per rimettere in moto la fabbrica, non sono stati creati per fare questo.” continua Salvetti.Non “hanno le competenze” perché rappresentano gli interessi della borghesia al potere e MAI potranno rappresentare gli interessi della classe operaia.
È proprio per questo che bisogna lottare per mettere insieme le fabbriche: Gkn, Tessitura Albini/Mottola, Wartsila… “E potremmo continuare con decine e decine di altre delocalizzazioni di fabbriche. Questo dimostra, una volta di più, come questa sia una battaglia importante e nazionale contro padroni e governo, e contro le svendite dei sindacati confederali; una battaglia che non si può affrontare fabbrica per fabbrica ma richiede unità degli operai, operaie, delle varie mobilitazioni, richiederebbe un'assemblea nazionale delle varie realtà delocalizzate, per prendere decisioni e iniziative comuni.” dal comunicato dello Slai cobas per il sindacato di classe - coordinamento nazionale del 16 ottobre
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l'articolo di Firenze Today
Ex Gkn, finita l'occupazione:
gli operai lasciano Palazzo Vecchio
Dopo una notte passata a dormire nel Salone dei Dugento termina la protesta, possibile un consiglio comunale straordinario in fabbrica
Dopo trenta ore e una notte nel salone dei Dugento, la protesta degli
operai ex Gkn in Comune è finita. Il 'rompete le righe' è arrivato intorno alle
21, quando i lavoratori hanno iniziato a uscire alla spicciolata da Palazzo
Vecchio.
In protesta dalle ore 14.30 di ieri, momento di
convocazione del Consiglio comunale, gli operai dell'ex fabbrica campigiana
sono tutti usciti dalla sede comunale.
Terminata dunque la protesta che ieri aveva portato
alla sospensione del Consiglio comunale e alla sua interruzione nel tardo
pomeriggio odierno.
L'inizio della protesta
Nella serata di ieri i lavoratori avevano deciso di
continuare a presidiare il Salone dei Dugento, sede del consiglio comunale,
fino all'ottenimento di impegni concreti sul loro futuro, che resta nella totale
incertezza da ormai 16 mesi. Quindi la decisione di fermarsi a dormire.
L'espediente del presidente del consiglio Luca Milani, quello di 'sospendere' il consiglio, ha consentito di evitare che si trattaste si una vera e propria conseguenza, con le possibili conseguenze legali per i
lavoratori. Fino alle 17:59 di oggi quando, su spinta delle forze di destra, Lega, gruppo Centro e Fdi, ha chiuso la seduta, mentre Sinistra progetto comune, Lista Nardella e 5 Stelle avrebbero consentito di continuare a tenere ancora 'sospeso' il consiglio (per farlo serviva l'unanimità delle forze politiche)."Le destre, contrariamente a quanto detto ieri,
hanno però deciso che non c'era più spazio per i lavoratori dentro Palazzo
Vecchio. Un pesante fraintendimento di quale sia il ruolo di regolamenti e
istituzioni", attacca Dmitrij Palagi di Sinistra progetto comune, rimasto
insieme agli operai fino alla fine, alle 21 circa, quando i lavoratori hanno
deciso di lasciare l'aula.
“Eravamo pronti a supportare ancora gli operai della
ex Gkn almeno fino alla stesura del documento della giunta (documento che nelle
prossime ore sarà sottoposto all'attenzione dei lavoratori) ed alla conferenza
dei capigruppo di giovedì prossimo”, tiene a precisare anche Mimma Dardano.
Solidarietà anche dalla capogruppo dei 5 Stelle in Regione Irene Galletti.
"In base anche alle recenti dichiarazioni
rilasciate da Borgomeo, è chiaro che serva un intervento della Regione e del
Ministero per verificare soluzioni alternative. Per favorire questo passaggio -
scrive Galletti in una nota -, ho già presentato una mozione per esprimere, a
questi lavoratori, la solidarietà del Consiglio Regionale e per impegnare il
presidente Eugenio Giani a sollecitare Adolfo Urso, ministro con delega alle
Imprese nel nuovo governo, ad attivarsi immediatamente, in sinergia con le
altre istituzioni, a rimuovere ogni ostacolo che non permette il salvataggio
dello stabilimento e, se necessario, reperire nuovi investitori per superare lo
stallo e garantire la sopravvivenza dell’azienda e dei posti di lavoro.”
Il vicepresidente del consiglio comunale, l'ex
leghista e ora gruppo Centro Emanuele Cocollini, rivendica invece la scelta
delle destre di fa chiudere il consiglio. "Siamo soddisfatti - dice -
perché, dopo l'errore compiuto ieri, finalmente la conferenza dei capigruppo di
cui avevamo chiesto la convocazione straordinaria oggi pomeriggio ha decretato
la chiusura della seduta. Sbagliato sospendere i lavori nel pomeriggio di ieri
consentendo l'occupazione del Salone dei Duecento. Non c'entra nulla la
solidarietà coi lavoratori dell'ex GKN; il regolamento del Consiglio esiste per
permettere il corretto funzionamento dell'assemblea e la continuità dei suoi
lavori. Nostro ruolo impone di farlo rispettare".
L'ipotesi di un consiglio comunale in fabbrica
Oltre la solidarietà c'è poco altro. L'inamovibilità
dell'azienda è uno schiaffo in faccia a tutta la città e al territorio. La
vertenza della Gkn rimane ostaggio di un meccanismo messo in piedi dalla
proprietà, che cerca di affamare e calunniare la mobilitazione sociale per
vedere se così riesce a impressionare il ministro del Lavoro e ottenere una
cassa integrazione che oggi, da quel che possiamo vedere, non ha causali",
dice Dario Salvetti, del Collettivo di Fabbrica.
"Noi dobbiamo continuare a mettere in piedi e con
forza i progetti della società di mutuo soccorso 'Insorgiamo' per portare
avanti la reindustrializzazione dal basso. E in questo misureremo le
istituzioni nella loro capacità di progettualità, non semplicemente nel dare la
loro solidarietà. Oggi usciamo da questa due giorni con la disponibilità per un
consiglio comunale che noi chiediamo sia fatto in fabbrica". E giovedì la
riunione dei capigruppo delle forze politiche deciderà se dedicare un intero
consiglio comunale straordinario alla Gkn, e se farlo appunto allo stabilimento di via Fratelli Cervi, a Campi Bisenzio.
"Sono stati due giorni di confronto serrato, che
ci lasciano un compito importante. La nostra non è soltanto solidarietà, ma un
sostegno vero alla protesta, un impegno concreto per la
reindustrializzazione dello stabilimento. Il Comune, il sindaco e
l'amministrazione sono in campo. Non sono solo parole, vogliamo aprirci a tutte
le proposte possibili per la reindustrializzazione", dice in serata
l'assessora al lavoro Benedetta Albanese.
In mattinata il sindaco aveva incontrato i lavoratori e aveva poi chiesto a Francesco Borgomeo, amministratore delegato di QF, la ex Gkn, un vero piano di reindustrializzazione e la possibilità di aprire anche ad altri investitori, qualora non si dimostrasse la sua capacità di portare in fondo l'operazione. Oltre al pagamento degli stipendi. "Per il mese di ottobre abbiamo ricevuto una cifra minima, tra i 50 e 400 euro a testa - spiegano i lavoratori -. Un mese senza né cassa né stipendio, con oltre 300 famiglie portate alla fame".
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