L’appello del «Coordinamento Antirazzista Italiano» per la manifestazione di Civitanova. A seguire i testi di Baobab, Gianluca Cicinelli, Marinella Correggia, Wissal Houbabi e Marie Moïse
Sabato 6 agosto a Civitanova: a fianco della comunità nigeriana
partenza del
corteo ore 14 dallo Stadio Comunale (lungomare Sergio Piermanni) e
arrivo sul luogo del delitto.
comunicato del Coordinamento
Antirazzista Italiano
Siamo ancora in
piedi
“L’ambulante”, “il nigeriano”, “il
clandestino”: questi sono alcuni dei termini con cui Alika
Ogochukwu è stato definito dai media italiani, senza preoccuparsi
nemmeno di fornire un nome e un’identità.
Questo è il
linguaggio mediatico, imbevuto di immaginari coloniali e razzisti,
con cui si definisce il Corpo Nero, menzionato solo in relazione a
sbarchi o crimini e i cui tratti individuali vengono cancellati.
Gli
incessanti toni allarmistici e ansiogeni di questa narrazione
contribuiscono alla costruzione di stereotipi che influenzano
l’immaginario collettivo, le cui conseguenze implicano per le
Persone Nere e razzializzate situazioni di terrore, violenza e
morte.
Osservando da vicino, inoltre, ci rendiamo conto di non
essere “solo” di fronte ad un episodio di
Al momento dell’arresto, l’assassino di Alika Ogorchukwu ha dichiarato di aver voluto difendere la propria compagna da “apprezzamenti” (poi smentiti dalla donna stessa). Questo presunto “istinto” di protezione verso la propria compagna, ha ricevuto ampio sostegno.
Il possesso dei corpi
femminili, l’annessa infantilizzazione e la violenza che su di essi
l’uomo bianco può infliggere impunemente sono eredità di matrice
coloniale e schiavile, grazie alle quali il corpo dell’uomo Nero è
identificato come potenzialmente pericoloso e dunque da domare, da
sorvegliare, da punire.
In tutto ciò, è solo la violenza sulle
donne bianche quella che viene immediatamente rilevata e vendicata,
poiché i corpi delle donne nere e razzializzate non hanno rivestito
storicamente – e tuttora non rivestono – la stessa importanza.
Per questo è essenziale che i movimenti femministi e queer formati
da persone bianche ci affianchino in questa lotta intersezionale che
ci coinvolge tuttǝ.
Ricordiamo che Alika Ogorchukwu era
un venditore su strada di fazzoletti e piccoli accessori, che è
stato ucciso su quello che può essere definito il suo posto di
lavoro. Senza diritti nè tutele, il lavoro autonomo di commercio su
strada permette a individui razzializzati di sottrarsi
all’ipersfruttamento presente in altri settori che li potrebbe
inglobare. Allo stesso tempo, è anche il segno visibile di carenza
di politiche di sostegno all’inserimento nel mercato – tanto più
per persone razzializzate e disabili – e dell’assenza di serie
politiche strutturali contro la disoccupazione e la povertà. Tali
condizioni ricadono sulla generazione delle figlie e dei figli, sulle
loro possibilità future di mobilità sociale e sul loro destino di
classe.
La vicenda di Alika Ogorchukwu mette in luce un
ulteriore tema: quello della disabilità. Ogorchukwu è stato una
vittima anche dell’abilismo sistemico, a causa del quale in Italia
solo 3 persone disabili su 10 riescono a trovare un impiego.
Alla luce di tutto ciò,
chiediamo/rivendichiamo :
● il riconoscimento della
matrice razziale che vedrà il nostro costituirci parte civile come
persone razzializzate
● la presa a carico delle istituzioni e
della politica delle responsabilità dirette e indirette
● che
il mondo dell’informazione italiana inizi ad adeguarsi a una
comunicazione corretta e a validare le Vite Nere, partendo dal
rispetto di nomi e cognomi di origine non occidentale
● la
rimozione del video dell’omicidio, che alimenta da un lato la
pornografia del dolore e dall’altro il trauma della Comunità Nera
italiana
● chiediamo ai movimenti femministi e queer di
persone bianche di denunciare l’utilizzo strumentale dei nostri
corpi e la violenza maschile che viene riprodotta nei confronti di
maschilità subalterne e razzializzate
● chiediamo il
riconoscimento della violenza maschile all’interno delle minoranze
(Saman Abbas, Agitu Ideo Gudeta)
● che le istituzioni
intervengano a tutelare economicamente la moglie di Ogorchukwu
rimasta vedova, iniziando con il farsi carico delle spese di un
funerale che sarebbe un’aberrazione far ricadere su di lei
●
chiediamo – da figlie e figli di immigrati – la concreta
strutturazione di un sistema di welfare, per non dover crescere in
una totale condizione di precarietà e violenza classista
●
chiediamo lo Ius Soli per il figlio di Alika e per tutte/tutti
coloro che sono nati e cresciuti in Italia da persone immigrate o che
vi risiedono da tanti anni
● chiediamo una modifica
delle procedure di riconoscimento dei titoli di studi, perchè l’iter
divenga più snello;
● chiediamo a tutti i sindacati di
mobilitarsi in nome dell’ennesimo lavoratore morto in assenza di
diritti in questo Paese.
Perché, nonostante tutto, noi
rimaniamo in piedi.
COORDINAMENTO ANTIRAZZISTA
ITALIANO
Associazione culturale e sportiva QuestaèRoma –
contro le discriminazioni, Roma
Cantiere, Milano
Spazio di
Mutuo Soccorso, Milano
Coordinamento dei Collettivi Studenteschi
di Milano e Provincia
Il Grande Colibrì, Lecco
Love My
Way, Firenze
D.E.I. Futuro Antirazzista
Movimento Migranti
e Rifugiati Napoli
BlackLivesMatter Bergamo
BlacklivesMatter
Bologna
BlackLivesMatter Firenze
Nosotras Onlus,
Firenze
Zoopalco, Bologna
Cambio Passo Aps-Onlus,
Milano
CollettivaRiot
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