A distanza di più di sei mesi dalle lettere inviate da ASGI e Naga alla Questura di Milano, in cui si rilevavano le gravissime criticità riscontrate dai richiedenti asilo nell’accesso agli uffici per presentare domanda di protezione, la situazione avanti agli uffici di via Cagni appare addirittura peggiorata.
Nella lettera inviata alla Questura il 26.11.2021 si lamentava in particolare che l’accesso fosse consentito unicamente a una decina di persone al giorno e che spesso fosse negato per assenza di interpreti. Si richiedeva quindi alla Questura di Milano di rilasciare direttamente a chi si presenta in via Cagni un appuntamento, entro un termine ragionevole e nel rispetto delle tempistiche prescritte dalla vigente normativa, per la presentazione della domanda di protezione, oppure di rilasciarlo – come opzione alternativa e non esclusiva – su richiesta inviata ad esempio a mezzo email o pec, al pari di quanto avviene in territori di competenza di altre Questure lombarde.
In risposta a tali richieste, la Questura aveva reso pubblico sul sito istituzionale il calendario della presenza degli interpreti (tutt’oggi pubblicato ma riferito solo al mese corrente); aveva al contrario
affermato l’impossibilità di concedere appuntamenti e la conseguente necessità che i richiedenti accedessero personalmente, quindi dopo diverse ore (spesso giorni e notti) di coda, come anche accaduto a persone con situazioni specifiche di vulnerabilità (pur segnalate alla stessa Questura tramite i legali).Con un articolo pubblicato il 12 luglio 2022, il giornale online Fanpage ha reso noto un video girato proprio nei pressi di via Cagni. Secondo quanto documentato dal giornale, gli ingressi sono contingentati a meno di dieci persone al giorno e i richiedenti sono costretti a restare in coda anche per settimane.
ASGI e Naga ribadiscono che le difficoltà nell’accesso alla domanda di protezione internazionale, che si traduce spesso nell’impossibilità di fatto di presentarla, costituisce una grave violazione delle norme europee ai fini del riconoscimento dello status di rifugiato. Il decreto legislativo n. 25 del 2008 infatti sottolinea l’importanza di un tempestivo accoglimento della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale e prescrive a tal fine dei precisi termini.
La formalizzazione dell’istanza di protezione internazionale è un adempimento indispensabile non solo per l’autorizzazione alla permanenza sul territorio ma di fatto, sebbene la norma preveda diversamente, anche per l’accesso alle misure di accoglienza per richiedenti asilo previste dal decreto legislativo n.142 del 2015. Il ritardo nell’avvio della procedura, quindi, comporta non solo il disagio di code interminabili ma anche il protrarsi di situazioni di grave indigenza.
La Questura notifica ordini di allontanamento e sanzioni ai richiedenti asilo in coda
Nelle scorse settimane si sono verificati alcuni episodi che hanno reso la situazione ancora più allarmante. Gli stessi agenti della Questura di Milano hanno notificato a diversi stranieri che si trovavano in coda avanti agli uffici di via Cagni degli ordini di allontanamento ai sensi degli articoli 9 e 10 del decreto legge n. 14 del 2017 convertito con modificazioni in legge n.48 del 2017. I provvedimenti (qui un esempio anonimizzato) risultano così motivati: “bivaccava unitamente ad altre numerose persone con masserizie tra cui materassi ed effetti personali impedendo la libera fruizione dell’area verde pubblica”. Gli ordini di allontanamento si accompagnano a sanzioni di 100,00 euro per le violazioni contestate.
Il primo comma dell’articolo 9 di cui sopra, rubricato “Misure a tutela del decoro di particolari luoghi”, dispone che “chiunque ponga in essere condotte che impediscono l’accessibilità e la fruizione delle predette infrastrutture, in violazione dei divieti di stazionamento o di occupazione di spazi ivi previsti, è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 100 a euro 300”. Il terzo comma prevede poi la possibilità per i regolamenti di polizia municipale di prescrivere l’applicabilità del divieto e della relativa sanzione a luoghi diversi da quelli indicati, quali le aree adibite a verde pubblico. Così fa il regolamento di polizia urbana del Comune di Milano all’articolo 135, richiamato dalla Questura.
Il daspo è illegittimo e ha l’effetto di scoraggiare ancora di più lo straniero che intende presentare domanda di protezione internazionale
I provvedimenti comminati dalla Questura sono gravemente illegittimi non solo perché emessi in violazione delle minime garanzie procedurali (non sono tradotti né danno atto della presenza di un interprete al momento della comunicazione) ma anche perché la condotta dei richiedenti asilo in coda avanti agli uffici della Questura non configura in alcun modo un danno al decoro delle aree adibite al verde pubblico, né tantomeno ne impedisce l’accesso e la fruizione come invece prescrive la norma. Si tratta anzi di un comportamento reso necessario delle inadempienze e dai disservizi già ampiamente denunciati per esercitare un diritto fondamentale garantito da norme costituzionali e sovranazionali.
Oltre al paradosso di una situazione in cui le persone in attesa in coda al fine di richiedere la protezione internazionale hanno avuto accesso agli uffici della Questura per vedersi consegnare un provvedimento sanzionatorio mentre è stato loro negato l’accesso agli stessi uffici al fine di esercitare i loro diritti fondamentali, preme rilevare la gravità e la pericolosità del comportamento della PA che ha certamente l’effetto di scoraggiare ulteriormente lo straniero che intenda richiedere la protezione internazionale. Allo stesso, infatti, si prospetta non solo il disagio di una fila di giorni con l’incertezza del riuscire ad accedere agli uffici per presentare finalmente la domanda ma anche il rischio di vedersi sanzionare per il tentativo.
La misura del Daspo Urbano introdotta dal decreto legge n. 14 del 2017 1 si conferma una sanzione discriminatoria, strumentalmente motivata da ragioni di sicurezza ma finalizzata in realtà a colpire e ulteriormente aggravare situazioni di disagio e vulnerabilità.
ASGI e Naga chiedono pertanto che:
il Sindaco del Comune di Milano voglia intervenire in quanto titolare del potere sanzionatorio non soltanto annullando i daspo e le sanzioni già comminate ma altresì escludendo espressamente all’ambito di applicazione delle norme sanzionatorie lo spazio urbano in prossimità degli uffici di via Cagni.
La Questura modifichi le modalità di accesso agli uffici in modo da rimuovere gli ostacoli ad una formalizzazione tempestiva delle richieste di protezione internazionale e quindi a garantire l’accesso in condizioni di sicurezza e dignità alla procedura conformemente a quanto disposto dalla normativa europea e nazionale.
Note:
Conosciuto come “decreto legge Minniti” https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2017-04-18;48 (ndR.)
Nessun commento:
Posta un commento