mercoledì 3 agosto 2022

pc 3 agosto - Crisi economica: La produzione industriale “sta calando a ritmi preoccupanti in Germania, Italia e Francia” e “Il secondo semestre sarà quindi decisamente peggiore del primo”

“La produzione sta calando a ritmi preoccupanti in Germania, Italia e Francia” secondo gli indici delle Piccole e Medie Imprese (Pmi) elaborati e venduti – sottolinea il Sole 24 Ore di ieri - da Standard and Poor’s (S&P). E questo vale per tutta l’area dell’Euro (Eurolandia).

E quando questi “indici” (basati sulle dichiarazioni dei responsabili degli acquisti delle imprese) scendono sotto 50 vuol dire che la produzione sta rallentando. 

“Gli indici S&P Pmi di luglio sul settore manifatturiero sono calanti sotto quota 50, quindi in area contrazione sia per Eurolandia che per le sue prime quattro economie.”  Quindi, oltre ai paesi capitalisti/imperialisti di Germania (il cui prodotto interno lordo sarà pari a 0 quest’anno), Francia e Italia, c’è anche la Spagna.

In Italia, dice il quotidiano dei padroni italiani, “è stata particolarmente significativa – spiega la S&P che elabora e vende l’indice – la flessione registrata dalla componente della produzione (per la quale non sono stati forniti dati) e quella della componente nuovi ordini, che si proietta nel futuro: la frenata più rapida degli ultimi due anni, ha spiegato la società.” E anche sulle “aspettative” “ha pesato la debole domanda (che ha compresso gli ordini), l’incertezza politica, la guerra in Ucraina, le aspettative di un peggioramento complessivo delle prospettive.”

La “debole domanda” (interna, dentro il Paese, perché la domanda dall’estero, le esportazioni, è stata più forte in questi ultimi mesi) dura da tempo ed è legata anche ai salari e alle pensioni da fame, all’enorme disoccupazione e alla povertà diffusa, alla minore spesa sociale in generale…

A questo “quadro” aggiunge la sua pennellata anche il Fondo monetario internazionale che parla di “periodo più lungo” e che il Sole24ore riporta in questo modo: “Un quadro altrettanto negativo, proiettato su un periodo più lungo, è stato disegnato dal Fondo monetario internazionale al termine delle annuali consultazioni con l’Italia: i rischi sono orientati al ribasso, mentre l’urgenza resta quella di implementare riforme che mantengano altro il surplus primario e orientato al ribasso il debito pubblico.”

Le parole che usa il Fmi sono sempre le stesse: “riforme”, che vuol dire togliere ulteriori diritti ai lavoratori e alle masse popolari tagliando o ridimensionando le spese sociali come per es. la pensione o il reddito di cittadinanza …; “surplus primario”, cioè più incassi da tasse e imposte e meno spese sociali, insieme a un “debito pubblico” da tenere basso (cosa di fatto impossibile oramai) e cioè, ancora una volta, essenzialmente non fare deficit per pagare spese sociali in generale!

Insomma, un avvertimento per tutti i partiti che andranno a governare nei prossimi mesi, a mantenere l’agenda Draghi!

Si tratterà, infatti, di mesi che si preannunciano difficili come sottolinea il Sole 24 ore; “Il secondo semestre sarà quindi decisamente peggiore del primo” nel riportare le parole di Tomas Dvorak di Oxford Economics che “suggerisce un difficile secondo semestre per il settore industriale con una domanda esterna in indebolimento ed elevati costi dell’energia e degli input che pesano sulla produzione’.” che preannuncia anche un aumento della disoccupazione, dice infatti: “Il dato sulla disoccupazione di Eurolandia, ferma a giugno al minimo storico del 6,6%, è quindi già un dato ‘vecchio’: è destinato a risalire, sia pure da livelli bassissimi. La brusca flessione delle vendite al dettaglio tedesche a giugno - -1,2% mensili, -4% trimestrale – indica meglio la direzione dell’attività economica di Eurolandia.”

Le notizie che arrivano dagli altri paesi imperialisti, dagli Stati Uniti, già in “recessione tecnica”, alla Cina, la “fabbrica del mondo”, sono altrettanto negative per cui si tratterà di mesi difficili, ma naturalmente per il proletariato e le masse popolari, perché tanti padroni, dalla Stellantis all’Eni, solo per citare due colossi industriali, stanno comunque facendo enormi profitti, soprattutto le aziende dell’energia che non hanno voluto pagare i cosiddetti extraprofitti (hanno versato solo 1 miliardo dei 10 miliardi che erano stati calcolati!).

Se queste sono le previsioni economiche e politiche dei padroni e dei loro rappresentanti politici, della borghesia, per i prossimi mesi, al proletariato e alle masse popolari tocca ragionare e attrezzarsi per rispondere adeguatamente e risolutamente a questa agenda – che per i proletari significa licenziamenti, disoccupazione, povertà… e guerra.

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