Che il percorso verso lo sciopero generale sia segnato dalle lotte di resistenza alla politica dei padroni e dei loro servi e dalla loro unificazione, possa alimentarsi con la lotta contro tutti i licenziamenti e la repressione di stato e capitale, con la battaglia nelle fabbriche per l’autonomia dai confederali, necessità impellente per non far morire le vertenze di crisi al Mise… una sfida e un impegno per i Lavoratori Combattivi in Assemblea a Bologna oggi!
La violenza di centinaia di lettere di licenziamento, istantaneamente inviate abusando dei gruppi social/whatsapp, forma capestro di comunicazione aziendale creata ormai in tante fabbriche, è parte dello sfruttamento capitalista e poggia altrettanto solidamente sulla politica sindacale confederale, quei sindacati che vengono ricevuti ai tavoli istituzionali e padronali a seconda della capacità che hanno di far accettare i sacrifici alla classe operaia.
Una linea in continuità con la cosiddetta svolta annunciata da Lama del ‘78 “riteniamo che le aziende, quando sia accertato il loro stato di crisi, abbiano il diritto di licenziare”, e mai più interrotta, che quotidianamente condivide le ristrutturazioni contro i lavoratori più tutelati via via sostituiti con i precari delle agenzie. Precari che i padroni creano anche con i licenziamenti di massa, tanti più ricattati disposti a rientrare alle nuove condizioni.
Sostengono quindi, con diverse funzioni la stessa politica del profitto. Le parole grosse contro i licenziamenti via mail, sono ipocrite e mascherano la natura del capitale, che fa profitto sempre e comunque solo con il sangue dei lavoratori.
Alla guerra dei padroni è inevitabile la guerra di classe.
(dal blog Slai cobas per il sindacato di classe)
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