L'organizzazione IOM denuncia che sarebbero almeno 3.000 le persone totalmente allo sbando, senza un posto dove stare, nel bel mezzo dell’inverno. Una situazione, tra l’altro, aggravata dai violenti respingimenti alla frontiera della polizia croata denunciati anche al Parlamento Europeo che impediscono ai migranti di proseguire il loro viaggio in Europa.
La maggior parte dei tremila accampati, tra cui i 1.200 in cerca di una sistemazione dopo l’incendio nel campo di Lipa, prima di ritentare i 300 chilometri di cammino verso l’Italia attenderanno che le temperature tornino sopra lo zero. Qualcuno però sfida la sorte, nella speranza che anche le guardie croate abbiano freddo... Non ci sono mappe stradali aggiornate, i telefoni diventano muti, e a ogni passo c’è da sperare di non essere incappati in un sinistro souvenir di guerra. Sono le cosiddette “aree sospette di mine”. Quasi il 99% delle trappole esplosive è ancora nascosto tra i boschi. Il centro croato per lo sminamento stima almeno 18 mila esplosivi antiuomo ancora nascosti, oltre a un incalcolabile quantità di bombe inesplose. Dal termine del conflitto oltre 500 persone sono morte dopo aver sentito un micidiale clic sotto agli scarponi, più di 1.500 sono i mutilati...
Dal 2017 il Centro per gli studi sulla pace di Zagabria ha depositato sei denunce penali verso la polizia. Due nelle settimane scorse, a causa della detenzione di 13 stranieri, tra cui due bambini, poi consegnati «a dieci uomini armati vestiti di uniformi nere, con il passamontagna sulla testa». Secondo l’accusa, «gli uomini in divisa nera hanno picchiato, umiliato e respinto le vittime dal territorio della Repubblica di Croazia fino alla Bosnia–Erzegovina».
Fonti del ministero dell’Interno hanno reagito sostenendo che potrebbe trattarsi di “civili armati” che sfuggono al controllo della polizia. Intanto l’ufficio del difensore civico presso la Commissione Ue ha avviato il 20 novembre una indagine per accertare se vi siano state omissioni o comportamenti illegali da parte delle polizie sui confini di Italia, Slovenia e Croazia, finalizzati al respingimento verso la Bosnia.
«Nessuno dei migranti è intenzionato a fermarsi in Croazia», ammette un poliziotto al posto di controllo di Veliki Obilaj. «Però dobbiamo fermarli lo stesso per proteggere i nostri confini. Sono gli ordini – dice –. E poi ce lo chiede l’Europa».
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