Vogliamo il pane e anche le rose: l’11/1/1912 lo sciopero di 30.000 operaie per la riduzione dell’orario di lavoro a Lawrence
Vogliamo il pane e le rose
L’11 gennaio 1912, 30.000 persone, la
maggior parte delle quali donne, cominciarono uno sciopero destinato a
durare nove settimane nella città di Lawrence, Massachussetts.
Dopo che lo Stato aveva concesso un abbassamento dell’orario di lavoro per donne e bambini da 56 a 54 ore settimanali, i lavoratori ricevettero un taglio proporzionale dei salari, che non vollero accettare.
Gli operai delle avevano salari così bassi che, con il taglio proposto, i loro figli avrebbero fatto la fame e loro non avrebbero potuto permettersi nemmeno i beni di prima necessità.
Nonostante lo sciopero fosse partito dalla tessitura Everett, dove lavoravano principalmente operai polacchi, la notizia si sparse in fretta, e già al mattino seguente migliaia di donne si erano già unite allo sciopero.
Queste condizioni furono rese possibili da un intenso lavoro militante da parte dei socialisti locali; ad esempio, l’anno precedente 87 donne avevano organizzato un arresto della produzione per ottenere un aumento salariale, apprendendo lezioni poi rivelatesi fondamentali per lo “sciopero del pane e delle rose”.
Dopo lo sciopero, più breve, del 1911, l’IWW prese nota di quello che stava succedendo a Lawrence, aiutando a stringere legami e organizzare incontri con altri operai della zona.
Prima dello sciopero, in città, erano attive 20 sezioni dell’Industrial Workers of the World.
L’AFL non compariva in tutto ciò in quanto, al tempo, si occupava di organizzare soltanto operai specializzati — esclusivamente maschi bianchi.
Quando scoppiò la protesta, l’AFL si oppose, mentre l’IWW mandò alcuni tra i suoi più importanti sindacalisti, come J.P. Thompson ed Elizabeth Gurley Smith.
Lawrence era conosciuta con l’appellativo di “Immigrant City”, in quanto i residenti provenivano da 51 paesi, quasi tutti impegnati al lavoro nelle svariate locali.
Il 65% della popolazione era residente statunitense da meno di dieci anni.
Le condizioni nelle tessitorie erano terrificanti: l’aspettativa di vita era di meno di 40 anni per gli operai, e un terzo moriva meno di un decennio dopo aver cominciato a lavorare.
Si tendeva a morire di complicazioni respiratorie, come la polmonite, per colpa delle polveri prodotte nei processi di produzione.
Più della metà dei bambini era al lavoro in tessitoria, per cercare di contribuire al già scarso reddito familiare.
Venne eletto un comitato di sciopero: quattro rappresentanti per ogni gruppo etnico, con possibili sostituti in caso di arresto dei membri originali.
Con l’aiuto di Joseph Ettor dell’IWW e di Arturo Giovannitti (esponente della Federazione Socialista Italiana, del Partito Socialista) fu possibile tradurre gli incontri in 30 lingue.
The Outlook, un giornale locale, riporta: “Ci sono quasi tante nazionalità qua a Lawrence quante nella vostra Babele, a New York. Gli operai sono americani, inglesi, scozzesi, irlandesi, tedeschi, francesi, fiamminghi, franco-canadesi, polacchi, italiani, siriani, russi, armeni… Si potrebbe non pensare che un sentimento comune possa animare gruppi così diversi, e legarli in una unità coesa di lotta. Ma nonostante ciò colpiscono, e colpiscono come un corpo solo”.
Alla fine di ogni settimana di sciopero, si tenevano grandi assemblee, dove gli operai discutevano sulla prossima mossa.
Il comitato di sciopero dava rappresentanza a ogni diversa nazionalità coinvolta.
Al termine di ogni assemblea, veniva cantata “L’Internazionale”.
Alcune delle prime misure votate dall’Assemblea furono la creazione di un “fondo di lotta” e la dichiarazione di un colossale picchetto davanti alle fabbriche, cui seguirono scontri e violenze con la polizia.
Ai picchetti e ai cortei, i lavoratori portavano striscioni che reclamavano “Bread and Roses” (“Pane e Rose”).
L’espressione deriva dalla strofa di una poesia scritta nel 1911:
Le nostre vite non devono essere sudate dalla nascita fino alla morte;I cuori muoiono di fame come i corpi; dateci il pane, ma dateci anche le rose.
Mentre marciamo, marciamo, innumerevoli donne morte
Gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane.
I loro spiriti laboriosi conoscevano poco dell’arte, dell’amore e della bellezza.
Sì, è il pane ciò per cui lottiamo, ma lottiamo anche per le rose.
Dato che gran parte del nucleo fondamentale dello sciopero era costituito da donne, il comitato dispose varie misure per aiutarle a partecipare a tempo pieno; misure come, ad esempio, la costituzione di un asilo autogestito e mense comunitarie.
L’IWW, inoltre, diede vita a incontri sindacali per i bambini, e attività formative per rispondere alle dichiarazioni delle scuole, le quali dipingevano lo sciopero come “anti-americano”.
Flynn scrisse, “L’IWW è stato accusato di aver messo le donne in prima fila; la realtà dei fatti è che l’IWW non tiene le donne nelle retrovie, sono loro che vanno in prima fila”.
Nei primi giorni dello sciopero, la polizia uccise Eliana Lo Pizzo.
Furono incolpati i leader dell’IWW.
Il governatore chiamò la Guardia Nazionale per reprimere e infiltrare riunioni e cortei.
Durante questa fase, la Guardia Nazionale uccise il diciottenne John Ramey.
Per via di questa violenza polizesca, le donne mandarono i propri figli a vivere con amici e parenti in altre città.
A Manhattan, quasi 5.000 persone accolsero l’arrivo dei bambini positivamente, dando sostegno allo sciopero che stava avendo luogo.
Mentre le donne di Lawrence continuavano a portare i bambini alla stazione dei treni, la polizia cominciò a picchiarle e arrestarle davanti ai loro figli, creando un colossale scandalo mediatico e polarizzando l’opinione pubblica in favore dello sciopero.
Cominciarono ad arrivare donazioni e lettere di sostegno da tutto il paese.
Arrivò sostegno anche da Harvard, quando gli studenti decisero di andare a Lawrence per dare solidarietà allo sciopero.
Nonostante tutto questo, l’AFL continuava a rifiutarsi di dare appoggio alla lotta, apostrofando come “anarchici” gli organizzatori.
A seguito della brutta campagna di stampa sull’onda dell’esodo dei bambini, il governo fu costretto ad agire.
Il Congresso diede inizio a un’udienza in merito il 2 marzo, e le terrificanti condizioni di vita nelle tessitorie divennero ancora più conosciute.
Il 14 marzo, i proprietari delle fabbriche acconsentirono ad aumenti generali dei salari del 15%, con anche un aumento della paga per gli straordinari, e la promessa di non esercitare ritorsioni contro gli scioperanti.
Come risultato dello “sciopero del pane e delle rose”, 275.000 lavoratori tessili del New England ottennero salari simili a quelli di Lawrence, dato che gli imprenditori temevano che i loro operai potessero sollevarsi in maniera simile.
Le donne comuni che decisero di affrontare la polizia a viso aperto, a rischio di perdere il lavoro e le proprie vite nello sciopero, non sono soltanto un magnifico episodio della nostra storia.
Queste donne, che negarono i confini etnici, linguistici e di genere, sono una fonte d’ispirazione per noi che, nell’era di Trump, ancora chiediamo il Pane, ma anche le Rose.
Dopo che lo Stato aveva concesso un abbassamento dell’orario di lavoro per donne e bambini da 56 a 54 ore settimanali, i lavoratori ricevettero un taglio proporzionale dei salari, che non vollero accettare.
Gli operai delle avevano salari così bassi che, con il taglio proposto, i loro figli avrebbero fatto la fame e loro non avrebbero potuto permettersi nemmeno i beni di prima necessità.
Nonostante lo sciopero fosse partito dalla tessitura Everett, dove lavoravano principalmente operai polacchi, la notizia si sparse in fretta, e già al mattino seguente migliaia di donne si erano già unite allo sciopero.
Queste condizioni furono rese possibili da un intenso lavoro militante da parte dei socialisti locali; ad esempio, l’anno precedente 87 donne avevano organizzato un arresto della produzione per ottenere un aumento salariale, apprendendo lezioni poi rivelatesi fondamentali per lo “sciopero del pane e delle rose”.
Dopo lo sciopero, più breve, del 1911, l’IWW prese nota di quello che stava succedendo a Lawrence, aiutando a stringere legami e organizzare incontri con altri operai della zona.
Prima dello sciopero, in città, erano attive 20 sezioni dell’Industrial Workers of the World.
L’AFL non compariva in tutto ciò in quanto, al tempo, si occupava di organizzare soltanto operai specializzati — esclusivamente maschi bianchi.
Quando scoppiò la protesta, l’AFL si oppose, mentre l’IWW mandò alcuni tra i suoi più importanti sindacalisti, come J.P. Thompson ed Elizabeth Gurley Smith.
Lawrence era conosciuta con l’appellativo di “Immigrant City”, in quanto i residenti provenivano da 51 paesi, quasi tutti impegnati al lavoro nelle svariate locali.
Il 65% della popolazione era residente statunitense da meno di dieci anni.
Le condizioni nelle tessitorie erano terrificanti: l’aspettativa di vita era di meno di 40 anni per gli operai, e un terzo moriva meno di un decennio dopo aver cominciato a lavorare.
Si tendeva a morire di complicazioni respiratorie, come la polmonite, per colpa delle polveri prodotte nei processi di produzione.
Più della metà dei bambini era al lavoro in tessitoria, per cercare di contribuire al già scarso reddito familiare.
Venne eletto un comitato di sciopero: quattro rappresentanti per ogni gruppo etnico, con possibili sostituti in caso di arresto dei membri originali.
Con l’aiuto di Joseph Ettor dell’IWW e di Arturo Giovannitti (esponente della Federazione Socialista Italiana, del Partito Socialista) fu possibile tradurre gli incontri in 30 lingue.
The Outlook, un giornale locale, riporta: “Ci sono quasi tante nazionalità qua a Lawrence quante nella vostra Babele, a New York. Gli operai sono americani, inglesi, scozzesi, irlandesi, tedeschi, francesi, fiamminghi, franco-canadesi, polacchi, italiani, siriani, russi, armeni… Si potrebbe non pensare che un sentimento comune possa animare gruppi così diversi, e legarli in una unità coesa di lotta. Ma nonostante ciò colpiscono, e colpiscono come un corpo solo”.
Alla fine di ogni settimana di sciopero, si tenevano grandi assemblee, dove gli operai discutevano sulla prossima mossa.
Il comitato di sciopero dava rappresentanza a ogni diversa nazionalità coinvolta.
Al termine di ogni assemblea, veniva cantata “L’Internazionale”.
Alcune delle prime misure votate dall’Assemblea furono la creazione di un “fondo di lotta” e la dichiarazione di un colossale picchetto davanti alle fabbriche, cui seguirono scontri e violenze con la polizia.
Ai picchetti e ai cortei, i lavoratori portavano striscioni che reclamavano “Bread and Roses” (“Pane e Rose”).
L’espressione deriva dalla strofa di una poesia scritta nel 1911:
Le nostre vite non devono essere sudate dalla nascita fino alla morte;I cuori muoiono di fame come i corpi; dateci il pane, ma dateci anche le rose.
Mentre marciamo, marciamo, innumerevoli donne morte
Gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane.
I loro spiriti laboriosi conoscevano poco dell’arte, dell’amore e della bellezza.
Sì, è il pane ciò per cui lottiamo, ma lottiamo anche per le rose.
Dato che gran parte del nucleo fondamentale dello sciopero era costituito da donne, il comitato dispose varie misure per aiutarle a partecipare a tempo pieno; misure come, ad esempio, la costituzione di un asilo autogestito e mense comunitarie.
L’IWW, inoltre, diede vita a incontri sindacali per i bambini, e attività formative per rispondere alle dichiarazioni delle scuole, le quali dipingevano lo sciopero come “anti-americano”.
Flynn scrisse, “L’IWW è stato accusato di aver messo le donne in prima fila; la realtà dei fatti è che l’IWW non tiene le donne nelle retrovie, sono loro che vanno in prima fila”.
Nei primi giorni dello sciopero, la polizia uccise Eliana Lo Pizzo.
Furono incolpati i leader dell’IWW.
Il governatore chiamò la Guardia Nazionale per reprimere e infiltrare riunioni e cortei.
Durante questa fase, la Guardia Nazionale uccise il diciottenne John Ramey.
Per via di questa violenza polizesca, le donne mandarono i propri figli a vivere con amici e parenti in altre città.
A Manhattan, quasi 5.000 persone accolsero l’arrivo dei bambini positivamente, dando sostegno allo sciopero che stava avendo luogo.
Mentre le donne di Lawrence continuavano a portare i bambini alla stazione dei treni, la polizia cominciò a picchiarle e arrestarle davanti ai loro figli, creando un colossale scandalo mediatico e polarizzando l’opinione pubblica in favore dello sciopero.
Cominciarono ad arrivare donazioni e lettere di sostegno da tutto il paese.
Arrivò sostegno anche da Harvard, quando gli studenti decisero di andare a Lawrence per dare solidarietà allo sciopero.
Nonostante tutto questo, l’AFL continuava a rifiutarsi di dare appoggio alla lotta, apostrofando come “anarchici” gli organizzatori.
A seguito della brutta campagna di stampa sull’onda dell’esodo dei bambini, il governo fu costretto ad agire.
Il Congresso diede inizio a un’udienza in merito il 2 marzo, e le terrificanti condizioni di vita nelle tessitorie divennero ancora più conosciute.
Il 14 marzo, i proprietari delle fabbriche acconsentirono ad aumenti generali dei salari del 15%, con anche un aumento della paga per gli straordinari, e la promessa di non esercitare ritorsioni contro gli scioperanti.
Come risultato dello “sciopero del pane e delle rose”, 275.000 lavoratori tessili del New England ottennero salari simili a quelli di Lawrence, dato che gli imprenditori temevano che i loro operai potessero sollevarsi in maniera simile.
Le donne comuni che decisero di affrontare la polizia a viso aperto, a rischio di perdere il lavoro e le proprie vite nello sciopero, non sono soltanto un magnifico episodio della nostra storia.
Queste donne, che negarono i confini etnici, linguistici e di genere, sono una fonte d’ispirazione per noi che, nell’era di Trump, ancora chiediamo il Pane, ma anche le Rose.
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