giovedì 13 febbraio 2020

pc 13 febbraio - Aggressione razzista vigliacca nel cuore di Palermo - una risposta solidale - ora serve una manifestazione

Nel centro della movida. Sabato notte un ragazzo ventenne di origine senegalese è stato assalito dal branco mentre tornava a casa dal lavoro. Prognosi di dieci giorni.

Kande BoubacarNon è possibile che un giovane lavoratore che si un mazzo in ristorante venga aggredito da una banda di porci e... Un capannello di circa venti persone, come si leggerà in alcuni post su Fb, assiste a distanza senza muovere un dito; come se fosse uno spettacolo.
Kande dice: "Palermo è una bellissima città, accogliente e antirazzista.A Palermo ci sono tante belle persone, io mi trovo veramente benissimo, ma ci sono pochi stronzi che non sono mai usciti fuori Palermo».
Alcuni autori fermati mostrano tutta la loro ignobile vigliccheria, piangono, altri balbettano di essere stati sfidati da Boubacar Kande, Buba per gli amici, un ragazzo che si sente palermitano perché da tre anni vive in una bella famiglia che lo ha accolto come un figlio. Ed è lui la vittima di questo massacro al quale hanno assistito in tanti senza muovere un dito, fino all’arrivo di due giovani, pronti a difenderlo, a telefonare al 113, a diradare quel cerchio inferocito.
«Negro di merda, vai via da qui». E giù botte. Un pestaggio fulmineo nel cuore di Palermo. La vittima è un ragazzo originario del Senegal. Si chiama Kande Boubacar, 20 anni, adottato da una donna dopo la morte della madre, vive da anni e ben integrato in città.
Sono circa le 2 di sabato notte. In via Cavour c’è tanta gente, nei dintorni la movida, a pochi passi ci sono il teatro Massimo e strade piene di pub. Kande Boubacar sta facendo rientro a casa dopo una giornata di lavoro come cameriere in un ristorate. È in bicicletta, passa accanto a un gruppo di ragazzi. Secondo il racconto di alcuni testimoni il branco lo insulta, lo circonda e lo blocca. Volano calci e pugni. Lui tenta in ogni modo di proteggersi dai colpi che gli arrivano da tutte le parti. . Due ragazzi invece si avvicinano a Kande, chiamano il 112. Il branco a quel punto si dilegua. Il ragazzo viene soccorso dal 118 e portato nell’ospedale Civico; qui i sanitari gli medicano le ferite, soprattutto a un occhio. Kande torna a casa con una prognosi di dieci giorni. L
Dopo le cure in ospedale, proprio Kande ha postato sui social la sua foto con la ferita e gli ematomi al volto, commentando i post di chi aveva pubblicato il racconto dell’aggressione: «Sono io il ragazzo aggredito, vi ringrazio ancora». Il ragazzo pur turbato difende quella che considera la sua città: «Urlo con voce alta che Palermo è una bellissima città, accogliente e antirazzista. A Palermo ci sono tante belle persone, io mi trovo veramente benissimo, ma ci sono pochi stronzi che non sono mai usciti fuori Palermo». E rivolgendosi ai suoi aggressori: «Gli consiglio di girare un po’ il mondo e di vedere come funzionano le cose, sono veramente animali, troppo chiusi, essere nero o bianco che senso ha? Non ho più parole, comunque a Palermo ci sono sempre tante belle persone, non siete tutti razzisti, a Palermo i razzisti ci sono, ma sono pochissimi».
...il comune sarà parte civile «in un eventuale procedimento penale». Tentano di minimizzare i consiglieri comunali della Lega. «Negli ultimi mesi il ‘branco’ ha colpito più volte a Palermo, prendendo di mira indistintamente giovani e anziani, uomini e donne
Il «figlio» di Palermo
Già identificato, oltre ai quattro minorenni, anche un adulto, pure lui ripreso dalle telecamere durante la seconda aggressione di via Cavour preceduta da minacce e pugni poco prima in via Spinuzza, davanti a un pub dove all’una di notte Buba avrebbe voluto solo prendere una birra, dopo il suo terzo giorno di lavoro in prova presso un ristorante di via Principe Scordia. Ed è tornato al lavoro, nonostante i dieci giorni di prognosi, le ammaccature e la ferita al sopracciglio suturata con due punti al pronto soccorso. «Sono in prova e non posso distrarmi», spiega rincuorato da tanti amici che lo amano come un figlio. Non a caso lo chiama «figlio» su Facebook Nunzia Miraglia, una signora che gli ha offerto aiuto negli ultimi tempi. E lui: «È una delle mie mamme palermitane». Come ripete a Giorgio e Corrado, i suoi salvatori che chiama fratelli. È così scattata una catena di solidarietà che in qualche modo bilancia l’onta dell’aggressione

A poche ore dalla notizia dell'aggressione razzista nei confronti di un giovane senegalese di 19 anni, Boubacar Kande, selvaggiamente picchiato in strada a Palermo, si è scatenata una gara di solidarietà sul suo profilo Facebook. Gente comune che ha voluto testimoniare la propria diversità da quei palermitani che lo hanno aggredito.

Gente "Indignata e mortificata" o che chiede semplicemente "scusa" per chi agisce spinto dall'odio e dal razzismo.
Parole semplici, di affetto, c'è chi lo chiama "tesoro", c'è chi vuole semplicemente dirgli "noi siamo con te", dalla tua parte.
Una Palermo, un'Italia che non ci sta, che non giustifica il pestaggio di un ragazzo la cui unica "colpa" è essere nero.

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